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Campioni internazionali

Forfait Murray, salta l'ottavo con l'amico-rivale Djokovic

Andy Murray rinuncia all'ottavo di finale a Madrid contro Novak Djokovic. I due avrebbero dovuto scontrarsi per la 37ma volta, la prima in cinque anni, nella stessa città dove era iniziata la loro storia.

di | 05 maggio 2022

Il big match non ci sarà. La rivalità tra Andy Murray e Novak Djokovic non riprenderà alla Caja Magica perché lo scozzese ha dovuto dare forfait prima di scendere in campo per il più nobile degli ottavi di finale a causa di una "malattia", spiegano gli organizzatori in una breve nota diffusa attraverso i profili social del torneo.

"Ti auguriamo di rimetterti presto" è l'augurio conclusivo degli organizzatori per Murray che ha cambiato idea decidendo di disputare la stagione sul rosso e a Madrid ha vinto due partite di fila per la prima volta da gennaio, battendo il campione dello US Open 2020 Dominic Thiem e Denis Shapovalov.

Gli appassionati non vivranno, dunque, il 37mo incontro fra Novak e Andy, due amici prima e due rivali poi. Nati a una settimana di distanza, hanno cullato e realizzato lo stesso sogno: essere campioni Slam, diventare numero 1 del mondo. L'amicizia stretta fra i due ragazzi che giocavano spesso a pallone insieme non è sopravvissuta, è difficile rimanere così vicini dopo aver smesso i panni dei sognatori e aver indossato quelli dei campioni. 

Due dei quattro "Beatles" del tennis mondiale, i Fab Four che hanno cambiato la storia moderna del gioco, Murray e Djokovic hanno sempre mantenuto una competitività rispettosa e un'ammirazione reciproca non di facciata.

La prima volta che abbiamo giocato, Andy mi ha distrutto” ha ricordato il serbo. Quel primo scontro risale al torneo Les Petits As, considerato una sorta campionato del mondo per gli under 10, 12 e 14. Lo scozzese, allora un ragazzino pallido e con folti capelli ricci, vinse 6-1 6-0. Sembra scontroso, Murray, ma fuori dal campo è già molto simpatico.

Da junior, otterrà risultati migliori di Nole. Vince lo Us Open e arriva al numero 2 nel ranking ITF, mentre Djokovic si ferma al massimo al 34 e al titolo europeo under 14. Anche perché comincia prima a giocare e vincere Futures e Challenger. 

Il serbo ha voglia di bruciare le tappe e le qualità precoci per riuscirci. È il primo a disputare uno Slam, si qualifica all’Australian Open 2005 battendo Wawrinka nell’ultimo turno, entra nella top 100 tre mesi prima dell’amico e in top-10 a marzo 2007 un mese prima di Murray. 

Andy è il primo dei due a vincere un titolo ATP, Djokovic il più precoce dei due a conquistare un Masters 1000 (marzo 2007) e uno Slam.

Sono passati per esperienze simili, sono cresciuti presto accettando di partire per un Paese straniero per inseguire i propri sogni: Djokovic si è spostato a Monaco di Baviera da Nikki Pilic, Murray all’accademia Sanchez-Casal di Barcellona. 

Si sono affrontati per la prima volta nel circuito ATP nel 2006, proprio a Madrid. Murray, nonostante un vantaggio di un set e di un break, si fa rimontare. Djokovic vince 1-6 7-5 6-3, osservato in tribuna anche da David Beckham, allora stella del Real Madrid.

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La loro rivalità avrebbe dovuto riprendere proprio a Madrid, negli ottavi. Se si escludono le Nitto ATP Finals, sarebbe stata solo la terza volta che un Murray-Djokovic fosse andato in scena prima dei quarti di finale di un torneo ATP. Ben 19 dei 36 precedenti scontri diretti, infatti, si sono registrati in finale. I numeri parlano chiaro: il bilancio degli scontri diretti è di 25-11 in favore di Djokovic, ma solo di 11-8 per il serbo nelle finali.

La prima sfida con un titolo in palio risale al Western & Southern Open, il Masters 1000 di Cincinnati, del 2008. Djokovic, campione in carica dell'Australian Open, aveva eliminato Rafa Nadal in semifinale. Murray, però, alla prima finale in un 1000, in due tiebreak conquistò il primo grande torneo della sua carriera.

Già dall'inizio, dunque, la loro si manifesta come una rivalità da grandi palcoscenici. Solo tre volte su 36 si sono sfidati al di fuori dei grandi tornei (Slam, Masters 1000, Nitto ATP Finals e Olimpiadi).

Andy è sempre stato un giocatore di grande talento” diceva Djokovic nel 2011, prima di batterlo nella prima finale Slam della loro rivalità, in Australia. “Ha sempre avuto molta fiducia in se stesso indipendentemente dall’avversario. A volte, ancora adesso, ceniamo insieme, parliamo delle nostre partite e a volte dei nostri prossimi avversari”. Dopo quella partita, anche se certo le costa fatica, Judy Murray è tra i primi a congratularsi con Nole.

È difficile, però, rimanere amici, quando si insegue uno stesso sogno di gloria. Tutti vogliono essere l’uomo al comando, ma l’uomo al comando è un uomo solo. “Il nostro rapporto è cambiato” diceva Djokovic dopo la finale di Melbourne del 2015, “anche se non in peggio. Certo, adesso non possiamo più vederci a cena insieme e parlare di dettagli intimi se magari il giorno dopo dobbiamo scendere in campo e lottare per lo stesso grande trofeo. Una relazione così stretta non è più possibile ma in fondo siamo esseri umani e questo aspetto viene prima dello sport”

Non a caso il serbo ha voluto lo scozzese come suo testimone di nozze. Murray, invece, quando si è sposato nell'aprile del 2015, ha cancellato dalla lista degli invitati alla cattedrale di Dunblane i nomi di Djokovic, Federer, Nadal e di molti vip, compreso l'ex allenatore scozzese del Manchester United Sir Alex Ferguson. 

Il momento più alto è senza dubbio la finale delle Nitto ATP Finals 2016: per la prima volta, l'ultima partita dell'anno serve anche a decidere chi sarà il numero 1 del mondo di fine stagione. Chi vince, prende tutto: titolo e scettro. Vincerà Murray.

Il rapporto fra i due è cambiato negli anni, ma il rispetto quello è sempre rimasto. Quando poi entrambi sono diventati padri, questo li ha ulteriormente uniti.

"Quando io e Novak parliamo, non chiacchieriamo di tennis, di classifiche o delle partite che abbiamo giocato - ha detto Murray nel 2016 -. Parliamo delle nostre famiglie, dei figli, di cose così".

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Due amici, due mariti, due padri, due rivali, Murray e Djokovic. "Siamo un po' come Agassi e Sampras - raccontava lo scozzese nel 2015 -. Loro avevano quasi la stessa età, sono cresciuti insieme negli States, hanno passato molto tempo insieme e si sono allenati molte volte assieme".

E' la storia di due giovani che diventano campioni. Due icone che, come loro, hanno retto l’onore e il peso dell’età restando sempre se stessi.


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