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Djokovic, visto revocato: domenica nuovo appello per il ricorso

Il ministro per l'immigrazione australiano Alex Hawke ha annunciato che ha esercitato il suo potere personale per revocare il visto di Novak Djokovic. Udienza per il ricorso in diretta streaming. Il caso passa alla Federal Court che ha fissato un'udienza per domenica mattina

di | 14 gennaio 2022

Novak Djokovic con il trofeo dell'Australian Open

Novak Djokovic con il trofeo dell'Australian Open

Il ministro per l'immigrazione australiano Alex Hawke ha annunciato che ha esercitato il suo potere personale per revocare il visto di Novak Djokovic. I suoi avvocati hanno preparato un ricorso d'urgenza contro la decisione, discusso davanti al giudice Kelly della Federal and Family Court che gli aveva dato ragione una prima volta e ha trasferito il caso alla Federal Court.

Il numero 1 del mondo è difeso semmpre da Nick Wood, capo del collegio di avvocati, e Paul Holdenson. Christopher Tran, principale legale per il governo nel primo procedimento, oggi compare come secondo di Stephen Lloyd. In ogni caso, Djokovic non sarà trasferito in strutture come il Park Hotel oggi. Domani alle 8 del mattino ora di Melbourne, le 22 di stasera in Italia, sarà interrogato dall'Australian Border Force (ABF).

Djokovic, che non potrà essere rimpatriato fino alla fine del procedimento, sarà portato in una struttura per persone irregolari come il Park Hotel dove è rimasto durante la discussione del primo ricorso. Una struttura dove sono tuttora rinchiusi decine di immigrati e richiedenti asilo. Gli sarà consentito comunque di preparare la sua difesa con gli avvocati. Domenica mattina è in programma la nuova udienza a Melbourne.

Intanto, gli organizzatori hanno annunciato che lunedì giocherà la parte alta dei tabelloni maschile e femminile dell'Australian Open. Dunque, in caso di espulsione del serbo, il suo posto sarà semplicemente preso da un lucky loser senza modifiche al resto del draw.

Djokovic, la tesi della difesa

Secondo l'avvocato Wood, il ministro avrebbe giustificato la cancellazione del visto per Djokovic in base alla considerazione che la sua presenza potrebbe incentivare il sentimento contrario ai vaccini in Australia. Ovvero, Djokovic sarebbe un detonatore per i no-vax. Wood ha definito questa giustificazione "evidentemente irrazionale". Il ministro, ha sostenuto, non ha "basi razionali per poter affermare che la sua decisione non porti a un consenso ancora più ampio anti-vaccini".

Visto l'inizio del torneo previsto per lunedì, l'avvocato si era opposto alla prospettiva di trasferire il caso ad una corte di grado superiore. "E' un ostacolo non necessario vista l'urgenza del caso" aveva risposto durante l'esposizione delle tesi difensive.

L'annuncio del ministro Hawke

Gli avvocati hanno saputo della decisione del ministro Hawke una ventina di minuti prima che l'annuncio diventasse pubblico attraverso un comunicato ufficiale. "Ho esercitato oggi il mio potere in base alla sezione 133C(3) del Migration Act per cancellare il visto di Novak Djpokovic per questioni di salute e di buon ordine ("on health and good order grounds"), considerando che fosse di pubblico interesse farlo - ha spiegato il ministro -. Questa notizia segue la decisione della Federal Circuit and Family Court del 10 gennaio 2022, che ha accolto il suo ricorso per un vizio di procedura. Nel prendere questa decisione, ho attentamente considerato le informazioni che mi sono state fornite dal Department of Home Affairs, dall'Australian Border Force e da Djokovic. Il governo Morrison è impegnato fermamente a proteggere i confini australiani, soprattutto in materia di contrasto alla pandemia da COVID-19". Se il ricorso non dovesse essere accolto, Djokovic rischia fino a tre anni di interdizione dal Paese.

Come ha spiegato in una lunga serie di post su Twitter Sangeetha Pillai, senior research associate al Kaldor Centre specializzata in diritto dell'immigrazione, la sezione 133(C) del Migration Act stabilisce che il ministro dell'immigrazione possa revocare il visto in caso di violazioni indicate nella sezione 116 della stessa legge, proprio quella per cui l'ABF ha bloccato Djokovic in aeroporto. Nole ha vinto il ricorso per un vizio di procedura, ma non si era ancora entrati, almeno in tribunale, nel merito della vicenda. 

Secondo la tv australiana ABC, altri due giocatori inizialmente ammessi attraverso esenzioni mediche sarebbero già stati rimpatriati.

Dopo l'espulsione di Renata Voracova, che ha perso un match di doppio prima di essere trasferita al Park Hotel e lasciare poi l'Australia, questa notizia getterebbe ulteriori dubbi sulla verifica dei requisiti dei giocatori effettuata dalla polizia di frontiera al momento del loro arrivo.

E ora che succede?

Secondo Karyn Anderson, avvocato esperto in diritto dell'immigrazione, adesso la strada per Djokovic è diversa. Il ministro dell'immigrazione non ha indicato, nel suo comunicato, le false dichiarazioni che il serbo ha spiegato essere dovute a "un errore umano e non intenzionale" di chi per lui ha compilato la domanda prima della partenza, tra le cause per la sua personale decisione. Ha solo spiegato che Djokovic può porre una minaccia "alla salute, alla sicurezza e al buon ordine" dell'Australia.

Un altro avvocato specializzato in diritto dell'immigrazione, David Prince, ha fornito ulteriori dettagli in un documentato articolo per West Australia Today. E' difficile, per gli avvocati di Djokovic, contestare che la revoca del visto sia di interesse pubblico, perché la legge è molto vaga su cosa rientri in questa definizione. Inoltre il potere personale del ministro, tanto esteso da essere definito quasi divino, si può applicare non solo a chi ha effettivamente costituito una minaccia alla salute pubblica o alla sicurezza, ma anche a chi potrebbe rappresentare un pericolo simile per la collettività.

La posizione del serbo, ha scritto Anderson, "non può essere: 'una persona ragionevole avrebbe preso un'altra decisione'. Il punto è la legge, e in questo caso la legge è vaga". Diverso sarebbe stato, secondo Anderson, se Hawke avesse revocato il visto sulla base della discrepanza tra gli spostamenti del numero 1 del mondo e quanto scritto nella Travel declaration.

Djokovic possiede anche un passaporto diplomatico, ma non è registrato come tale e infatti è arrivato con un visto temporaneo. Alcuni hanno ipotizzato che questo potrebbe consentirgli di rimanere in Australia, ma avrebbe bisogno di un visto diplomatico. Ottenerlo non è immediato né scontato: serve che il governo serbo faccia richiesta al Ministero degli esteri australiano, e che la domanda venga approvata. Uno scenario ad oggi piuttosto improbabile.

C'è anche la possibilità, sottolinea l'agenzia di stampa Reuters, di un visto ponte per consentirgli di disputare comunque l'Australian Open. 

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