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Campioni internazionali

Che Donna! Sarà la Vekic migliore di sempre?

Di lei si parla da così tanto tempo che sembra una veterana. Eppure Donna Vekic deve ancora compiere 27 anni. Il 2023 della tennista croata è iniziato alla grande. Ancora un ritorno, forse il più bello, verso il best ranking e l'obiettivo top 10

09 marzo 2023

Di lei si parla da così tanto tempo che sembra una veterana. Eppure Donna Vekic deve ancora compiere 27 anni. È nata ad Osijek (Croazia) il 28 giugno del 1996, in una delle tante parti d’Europa che in quegli anni facevano ancora fatica a dimenticare gli orrori della guerra e il suono delle bombe. Come tante colleghe è caduta, ma come poche ha saputo rialzarsi. L’incredulità per il titolo della scorsa settimana sul veloce di Monterrey ai danni di Caroline Garcia dice molto di una ragazza unica nel suo genere, oggi pronta più che mai a riprendersi quel posto in top-20 raggiunto nell’ormai lontano novembre del 2019.

Mamma Brankica (ostacolista) e papà Igor (calciatore) le fanno respirare sport fin dai primi vagiti e quella con il tennis diventa presto una bella storia d’amore. Bimba prodigio? Sì, ma non troppo. A livello Juniores si ferma appena a ridosso della top-20, dopo un quarto di finale a Wimbledon e una semifinale in doppio al Roland Garros. 

È con lo sbarco nel professionismo che si inizia a parlare tanto e bene di lei, con quella finale a Tashkent nel 2012 vissuta (e persa) con la spensieratezza e l’incoscienza tipica di una 16enne. Non ancora maggiorenne, ecco il primo titolo nel circuito maggiore, sotto le luci scintillanti dell’illuminatissima Kuala Lumpur. Il botto fa rumore, un rumore forte abbastanza da farne preannunciare una carriera che fino ad ora non è stata, ma che nonostante tutto potrebbe ancora essere. In ritardo magari, come piace a lei. “Perché mi chiamano ‘Last Call’? Perché mi piace arrivare tardi, non soltanto in aeroporto”.

Qualche anno fa, in una trasmissione televisiva croata, Donna raccontava alcune curiosità sulla sua vita fuori dal rettangolo di gioco. “Non vedo davvero il senso di arrivare tre ore prima che l’aereo parta. Tutti i miei coach non sono mai stati d’accordo con me su questo. E un paio di volte è capitato che siamo arrivati giusto in tempo e questo è effettivamente uno stress inutile”. Come quella volta a San Pietroburgo, dopo la finale persa con Kiki Bertens in due set. “Il match è finito tardi e a seguire c’era stata la cena. Sono andata a dormire verso le due, alle cinque dovevamo andare in aeroporto. In realtà avremmo dovuto partire alle quattro, ma io ho forzato per spostare tutto alle cinque. Probabilmente dormendo ho spento la sveglia, sta di fatto che mi ha svegliato mio padre. Ero talmente fuori di me, che mi stavo mettendo le scarpe ed ero ancora in pigiama”.

Alla fine del 2019 l’ingresso in top-20, dopo la fine della tormentata love story con Stan Wawrinka. Un gossip comprensibile, con qualche fastidioso picco di invadenza. "Se mi chiedete come sto – dichiarava in una intervista dopo la rottura - rispondo che sono cose che capitano. I ragazzi ci provano sempre con me, ma questo non mi crea problemi. Se qualcuno non mi interessa lo liquido velocemente. Per quanto riguarda la prima mossa, non c'è nulla di male quando a farla è una donna. È andata così, adesso si guarda avanti”.

Schietta, dritta al punto, essenziale. Vekic è andata avanti davvero, anche se l’intervento al ginocchio sembrava dovesse mettere la parola fine su tutto. E invece no, perché a Courmayeur nel 2021 alzava al cielo il terzo titolo dopo quattro anni di digiuno. Sei giorni su sette indossa scarpe da ginnastica, anche se quelle col tacco e la punta affusolata la fanno letteralmente impazzire. Proprio in punta di piedi si era presentata lo scorso anno al WTA 500 di San Diego, ancora incerta se andare avanti o iniziare a pensare a una nuova vita. In California ha incontrato Pam Shriver (21 titoli in singolare e 106 in doppio), aggiungendola al team capitanato da coach Nick Horvat. La finale, con tanto di set strappato a una inarrestabile Swiatek dopo aver battuto Sakkari, Pliskova, Sabalenka e Collins, è stata l’ennesimo punto di partenza di un percorso che più complesso di così era davvero impossibile da immaginare.

Tre vittorie su tre nella prima edizione della United Cup, quarti di finale agli Australian Open (i primi in carriera), e quarti anche a Linz prima della gioia di Monterrey: il 2023 di Donna Vekic è iniziato alla grande. Ancora un ritorno, forse il più bello. Valeva e vale la pena di provarci ancora.

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