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La 19enne Raducanu dopo il trionfo agli Us Open aveva vinto solo 3 partite. L’esordio alle “sorgenti indiane” l’ha riproposta nella versione scintillante che ha impressionato il mondo. Almeno per due set su tre
di Enzo Anderloni | 12 marzo 2022
E’ abbagliante, Emma Raducanu. Quando riaccende i lampi che hanno illuminato gli ultimi Us Open e accecato le avversarie contro ogni pronostico, si ha l’impressione di trovarsi di fronte a un'altra dimensione del tennis, la prossima.
Ma dopo quell’indimenticabile quindicina che ha lasciato a bocca aperta il mondo intero le occasioni di rivedere la meraviglia sono state rarità. Come se la ragazza prodigio, nata in Canada da padre rumeno e madre cinese e cittadina britannica, si accendesse solo quando ne vale veramente la pena.
Lo aveva fatto a Wimbledon da totale sconosciuta, wild card per la freschezza della sua gioventù: ottavi di finale all’esordio assoluto, da 18enne n.338 del mondo. Si è ripetuta agli Us Open con la strepitosa cavalcata che l’ha visto conquistare lo Slam da esordiente, dominando.
Poi, come se giunta a quell’altezza avesse per la prima volta guardato giù e fosse stata preda di un’improvvisa vertigine, una regressione totale: 3 sole partite vinte da New York in poi. Solo 3 game contro l’ucraina Kostyuk in Transilvania, uno solo contro la russa Rybakina a Sydney in gennaio. Debacle apparentemente inspiegabili per la stellina che tutti avevano visto giocare divinamente a Flushing Meadows.
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Indian Wells è un palcoscenico intrigante, appena uno scalino sotto gli Slam, ed Emma si è accesa subito contro un’avversaria tosta come Caroline Garcia, n. 66 del mondo ma ex n.4 (nel settembre del 2018), reduce dalle semifinali del torneo di Lione.
Nel primo set a un certo punto è decollata, in puro stile “New York” e la francese è rimasta a terra, annichilita da accelerazioni vincenti, sia nei turni di battuta che in quelli di risposta. Quando è centrata la ragazza dai dolcissimi tratti euroasiatici ti lascia a due metri dalla palla, con il servizio da ace, con il diritto o il rovescio anticipati. Il 6-1 in poco più di mezz’ora è specchio dell’andamento del match.
Poi nella seconda partita l’incantesimo si è rotto, le meraviglie sono diventate discontinue e l’incontro è parso improvvisamente equilibrato. Garcia ha attaccato con violenza ogni seconda palla di Raducanu ed è arrivata a condurre 4-2. Emma ha fatto il controbreak ma poi ha sprecato. E la risposta alla domanda iniziale è stata rinviata al terzo set.
Emma, elegantissima nel completino con la canotta verde petrolio e il gonnellino plissettato color mattone, fasciato in vita in raso rosa, ha ripreso ad attaccare con la levità e l’esplosività dell’avvio. Efficace e continua come agli Us Open. E Garcia si è dissolta, come quasi tutte le avversarie di quei 14 giorni indimenticabili. 6-1 3-6 6-1 il risultato finale che sancisce la prima vittoria della rising star britannica in un Wta 1000. Incredibilmente acerba ma già splendidamente efficace. Se non si lascerà mettere fretta, lavorerà (deve trovare più continuità di rendimento al servizio) e manterrà l’entusiasmo che la spinge, non ha limiti. La prima risposta da Indian Wells è… vincente.
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