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Una ricerca del match analyst e coach Craig O'Shannessy per il sito ATP prende in considerazione i punti vinti in carriera nel circuito ATP dal 1991. Solo 178 i giocatori che se ne aggiudicano più di uno su due. Djokovic, Nadal e Federer fanno storia a sé
di Alessandro Mastroluca | 30 dicembre 2020
Vincere è questione di attimi, di piccoli dettagli. Anche il dominio degli attuali Fab 3, Novak Djokovic, Roger Federer e Rafa Nadal, i giganti che stanno riscrivendo i primati del tennis, poggiano su basi sottili. Basta guardare la ricerca di Craig O'Shannessy, coach e pioniere della match analysis, che ha lavorato con il numero 1 del mondo Novak Djokovic ed è consulente della Federazione Italiana Tennis. Sul sito ATP, ha analizzato i punti vinti dai giocatori nel circuito maggiore dal 1991, il primo anno in cui è stato registrato questo tipo di dati.
Solo 178 giocatori hanno conquistato più della metà dei punti giocati nel circuito ATP tra il 1991 e il 2020. Nessuno raggiunge i livelli dei Fab 3 in questa classifica. Eppure, il totale dei punti che hanno vinto nella loro carriera non raggiunge il 55% di quelli giocati. Ovvero, anche i migliori al mondo, i dominatori del circuito, ne portano a casa poco più di uno ogni due. La differenza tra i tre è davvero minima. Rafa Nadal conquista il 54,55% di punti, Novak Djokovic il 54.40% e Roger Federer, che nel 2020 ha sconfitto Tennys Sandgren avendo ottenuto in totale meno punti del suo avversario, il 54.17%.
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I tre dominatori dell'era moderna hanno giocato, complessivamente, oltre mezzo milione di punti. Ne hanno vinti 54 ogni 100 giocati, eppure sono stati sufficienti a ottenere, in carriera, 3180 successi a fronte di 667 sconfitte. Quel 54% di scambi a favore si è tradotto nell'83% di partite vinte. Basta poco per fare un'enorme differenza, dunque. È il lato più diabolico di uno sport che premia la qualità rispetto alla semplice quantità, privilegia chi riesce a esprimere la massima efficienza nei momenti di massima tensione.
Sapeva farlo eccome Pete Sampras, l'unico giocatore capace di chiudere da numero 1 del mondo sei stagioni consecutive. Ha provato a spiegare i suoi segreti, a raccontare la sua storia, nel libro autobiografico che ha scritto insieme al giornalista Peter Bodo: “A champion's mind”, “Una mente da campione”. È proprio quella mente da campione che l'ha portato a battere Andre Agassi 20 volte in 34 incontri. “Contro di me perdeva anche quando giocava meglio, perché sapeva che ero più forte” diceva Sampras.
C'era una componente di esagerata ostentazione, senza dubbio. In carriera, Sampras vanta quattro trofei ATP in più in bacheca (60 a 64), e una percentuale di vittorie dell'1,4% più alta rispetto al rivale. Eppure, tra i due, il divario in termini di punti vinti in carriera è minima: 53,51% per Sampras, 53,4% per Agassi.
Solo altri due giocatori superano la soglia del 53%, rivela O'Shannessy: Andy Murray (53.17%) e Andy Roddick (53.07%). Altri quindici giocatori mostrano una percentuale di conversione al di sopra del 52%, compresi sei ex numeri 1 del mondo: Stefan Edberg, Jim Courier, Ivan Lendl, Lleyton Hewitt, Boris Becker e Thomas Muster.
PUNTI VINTI IN CARRIERA, LA CLASSIFICA DAL 1991 (O'SHANNESSY)
Anche considerando solo la stagione 2020, possiamo notare, le piccole differenze generano grandi effetti. I primi 50 della classifica ATP, ogni cento punti ne hanno vinti in media 51 e ne hanno persi 49. All'interno di uno scenario simile, emerge con chiarezza la superiorità di Nadal e Djokovic. I primi due giocatori del mondo sono anche i top-50 con la più alta percentuale di punti vinti nei main draw ATP: lo spagnolo raggiunge il 56%, il serbo il 55%.
Sei, all'estremo opposto, i top-50 che perdono più di un punto su due: Fabio Fognini (numero 17, 49%), Benoit Paire (n.28, 49%), Nikoloz Basilashvili (n.40, 49%), Kei Nishikori (n.41, 48%), Tennys Sandgren (n.49, 49%) e Alexander Bublik (n.50, 48%).
Anche nel contesto di una stagione particolare, in cui la classifica di fine anno non è determinata solo dai risultati nell'arco dei dodici mesi, si nota come la quota di punti ottenuti sul totale di quelli giocati sia un indicatore affidabile per la posizione nel ranking.
I migliori del 2020 secondo l'indice ATP52
La media dei top 10 è superiore di oltre il 2% rispetto a quella dei giocatori compresi tra la posizione numero 11 e la 20, e tende a scendere ancora con il decrescere della classifica:
è anche da questi particolari apparentemente piccoli, dunque, che si giudica la grandezza dei campioni.
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