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"Si tratta di una di quelle soddisfazioni - spiega Frances Tiafoe - che nessuno ti può togliere, a prescindere da ciò che accadrà in futuro. Voglio essere un esempio per chi pensa di non poter sognare". A 25 anni, con l'aiuto di Wayne Ferreira, si è scrollato di dosso l'etichetta di promessa non mantenuta, approdando fra i top 10
di Cristian Sonzogni | 22 giugno 2023
Questa è la storia (felice) di Big Foe, al secolo Frances Tiafoe, top 10 nuovo di zecca a 25 anni, dopo che da più parti era già stato frettolosamente bollato come promessa non mantenuta del tennis americano. Invece lui, divertendosi molto più di altri colleghi con l'aria perennemente corrucciata (come se avessero sulle loro spalle i destini del mondo), si è evoluto coi suoi tempi e anche grazie ai suoi sorrisi, ai suoi scherzi, a un modo tutto suo di (non) prendersi sul serio.
“Eccomi qui, signore e signori, uno che non doveva fare nemmeno la metà di quello che è riuscito a combinare. Invece sono qui tra i top 10 (il primo a fare il suo esordio nel gruppo d'élite, nel 2023, ndr), sperando di restarci a lungo. Ma comunque vada è una di quelle soddisfazioni che nessuno mi potrà mai togliere, qualcosa che resterà nella mia vita”.
Il momento dell'aggancio al gruppo di testa è arrivato a Stoccarda, dove Frances ha vinto il titolo dopo una finale da infarto contro Jan-Lennard Struff. Ma in realtà sarebbe potuto essere qualsiasi luogo, perché ormai Big Foe era lì in agguato, appena dietro ai migliori, aspettando solo l'attimo fuggente che gli regalasse quel traguardo sognato sempre, ma davvero alla portata da poco, pochissimo tempo.
“Il fatto era – ha detto l'americano in una delle sue tante interviste senza filtro – che sono diventato ricco troppo presto, proprio io che vengo da una famiglia molto umile, che aveva poche possibilità. Mi sono lasciato incantare dal denaro, ho fatto delle scelte sbagliate. Ma onestamente non mi andava di vedere quei tre o quattro che battevo nel circuito Under 18, che si spartivano i tornei mentre io stavo a guardare”.
La svolta è arrivata grazie (anche) a Wayne Ferreira, che i meno giovani ricorderanno ottimo giocatore negli anni Novanta del secolo scorso, e fino ai primi anni Duemila. Numero 6 al mondo nel momento di massimo splendore, il sudafricano dalle aperture molto ampie si è scoperto coach trovando in Tiafoe un allievo ideale. Malgrado i due provengano da mondi opposti, letteralmente. “Difficile – spiegava Wayne – dire se la forte personalità di Frances lo aiuti o meno in campo, ma senz'altro è qualcosa che non si può soffocare. Lui vive tutto intensamente, perché ama alla follia ciò che fa, ma a volte concentrarsi e mantenere il focus diventa più difficile”.
Ad applaudirlo agli Us Open dello scorso anno, quando fece fuori Rafa Nadal e rischiò di battere pure Carlos Alcaraz in semifinale (prima di perdere al quinto) c'erano personaggi come LeBron James e Michelle Obama. Per dire che quel ragazzo così umile, che non sarebbe nemmeno dovuto essere lì secondo i piani della sorte, aveva spinto talmente tanto sull'acceleratore delle proprie ambizioni da ritrovarsi applaudito da due icone planetarie. Terzo afro-americano di sempre nei top 10, dopo Arthur Ashe e James Blake. Mica male.
Impresa possibile, a patto di credere tanto in ciò che si fa, e di aggiungere pure un talento non comune. Perché sì, dietro alle canotte da giocatore di basket, alle cuffie enormi portate quasi sempre entrando in campo, a un atteggiamento lontano dagli stereotipi del tennista d'antan, c'è un giocatore che sa produrre tanta velocità e che ha un ottimo tempo sulla palla. E c'è un uomo che ha voglia di diventare un esempio, sull'onda del premio Arthur Ashe Humanitarian Award dell'Atp, vinto nel 2020: “Vorrei dare un sogno a chi pensa di non poterselo permettere – ha spiegato in quell'occasione l'americano, con entrambi i genitori della Sierra Leone – perché non sopporto l'idea che un bambino debba rinunciare ai propri sogni solo per essere nato in un posto invece che in un altro”.
Lui i suoi sogni di bambino li sta coronando uno ad uno. Tanto che – mentre coach Ferreira si augura che prima o poi sulla vita di Frances ci facciano un film – il diretto interessato è stato protagonista del nono episodio di 'Break Point', incentrato sulla sua cavalcata agli Us Open dello scorso anno. Nel quale anche 'The Coach', Patrick Mouratoglou, parla della sua storia come di una delle più incredibili nel mondo dello sport. E di come questa vicenda rappresenti il più classico 'American Dream'. Con una postilla: Big Foe continuerà a divertirsi ancora a lungo, come e più di prima.
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