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Campioni internazionali

Il lento addio di Viktor Troicki, la spalla di Djokovic

Una folle vittoria nelle qualificazioni del Roland Garros ha riacceso i riflettori su Viktor Troicki: è il suo ultimo anno nel Tour ed è già capitano di Davis, ma non ha fissato la data d’addio. Per anni è stato il numero 2 del tennis serbo, permettendo a Djokovic di conquistare la storica Insalatiera del 2010. Da quel momento in poi “Nole” è diventato un altro giocatore

30 maggio 2021

Se è vero che dietro a ogni grande uomo ci sia una grande donna, dietro a ogni campione c’è sempre una grande spalla. Roger Federer l’ha trovata in Stan Wawrinka, Rafael Nadal in David Ferrer, Novak Djokovic in Viktor Troicki, uno degli uomini che hanno contribuito a renderlo grande. La controprova non ci sarà mai, ma la storia racconta che prima del loro storico titolo in Coppa Davis del 2010 “Nole” era un aspirante campione, capace di vincere uno Slam quasi tre anni prima e poi spesso bocciato sul più bello.

Da lì in poi, invece, è diventato il Djokovic che conosciamo, rimasto sostanzialmente lo stesso dal suo magico 2011 in avanti. Pertanto, il numero uno del mondo deve dire grazie anche al connazionale, decisivo nella famosa finale di Belgrado contro la Francia, quando sul 2-2 si travestì da eroe nazionale lasciando le briciole a Michael Llodra, e regalando alla sua Serbia un successo dall’enorme valore sportivo, politico e sociale.

Viktor Troicki portato in trionfo dopo aver firmato il punto decisivo nella finale di Coppa Davis del 2010

Quello è senza dubbio il ricordo più dolce della carriera di Troicki, classe ’86, che a 35 anni, con una moglie e due figlie, ha deciso di dire basta. Non ha ancora fissato la data di scadenza, ma si è già fatto carico del ruolo di nuovo capitano della nazionale serba, e quel che è certo è che il 2021 rimarrà la sua ultima stagione nel Tour. Ne ha parlato di nuovo al Roland Garros, dove non è riuscito a superare le qualificazioni (battuto in tre set al secondo turno dall’australiano Vukic) ma al primo round ha vinto un match che definire folle sarebbe riduttivo. Contro il giovane brasiliano Thiago Seyboth Wild era sotto per 6-0 3-0, poi 5-2, quando la pioggia ha fermato tutto e gli ha dato una seconda chance. Sfruttata.

“Non è la prima volta che faccio qualcosa di folle nella mia carriera – ha raccontato –, ma la partita era praticamente finita, ero pronto a tornare a casa. Durante la pausa ho dato una sbirciata ai voli, ma mia moglie mi ha dato la forza di non mollare. È da sempre la mia più grande motivazione”. Al rientro in campo ha salvato un match-point, ha vinto il secondo set al tie-break e il terzo pure, spuntandola per 0-6 7-6 7-6. “Questo è il mio ultimo Roland Garros – ha aggiunto –, e presto mi ritirerò. Sento che è il momento giusto, ma non so ancora quando dirò basta: vorrei giocare anche Wimbledon e Us Open, divertirmi e vedere come va”.

La scelta di smettere è giustificata dai risultati poco soddisfacenti: Troicki è uscito dai primi 100 del mondo da quasi tre anni, e a livello individuale il suo risultato più importante delle ultime due stagioni è la qualificazione dello scorso gennaio all’Australian Open. Un po’ poco per uno che dieci anni fa arrivava al numero 12 del mondo, e ha vissuto una splendida carriera, contribuendo a rendere grande il tennis in Serbia e regalando anche qualche perla figlia di un carattere particolarmente fumantino.

Come le tante sfuriate cliccatissime su YouTube, una su tutte quella del 2013 agli Internazionali d’Italia, quando prese letteralmente in prestito una telecamera per mostrare in mondovisione un segno sul quale non era d’accordo col giudice di sedia Cedric Mourier. Uscì di testa e perse 6-1 6-1, ma il momento più duro della sua carriera sarebbe arrivato nelle settimane successive, sotto forma di una squalifica dell’antidoping. Non è mai stato pizzicato positivo a un controllo, ma nel corso di un test durante il Masters 1000 di Monte Carlo rifiutò un prelievo di sangue a causa della fobia per gli aghi, rassicurato dall’infermiera di turno sul fatto che potesse cavarsela con solo un campione di urine. Non fu così e si beccò 18 mesi di sospensione (poi ridotti a 12), che lo fecero precipitare fuori dai primi 800 del ranking.

Pareva la fine, invece Viktor ha trovato la strada per vincere altri due tornei ATP (in carriera se n’è presi tre) e tornare fra i primi 20 del ranking, ricostruendo una carriera che, a meno di miracoli fra Church Road e Flushing Meadows, si chiuderà con il grande rimpianto di non aver mai raggiunto i quarti di finale in un torneo del Grande Slam.

Dal 2008 Troicki ha disputato 39 Major nel tabellone principale, fermandosi cinque volte agli ottavi di finale. La sconfitta più dolorosa risale proprio al Roland Garros, quando nel 2011 si trovò avanti di due set contro Andy Murray, e poi ancora 5-2 al quinto, ma finì per arrendersi per 4-6 4-6 6-3 6-2 7-5. Se lo ricorda come se fosse ieri. “Ho servito sul 5-3, 30-0 per me. Mi sarebbero bastati due punti per andare ai quarti di finale ed entrare fra i primi 10 del mondo. Ne ero al corrente, sapevo quanto quel match fosse importante, e non riuscì a chiuderlo. Andy rimontò e quella è rimasta una delle sconfitte più dolorose della mia carriera”. Forse il livello da top-10 non ce l’aveva (il bilancio di 10 vittorie e 55 sconfitte contro i primi 10 lo dimostra), ma un quarto Slam l’avrebbe meritato. Sia quell’anno sul Suzanne Lenglen, sia quattro anni più tardi a Wimbledon: di nuovo avanti due set a zero, stavolta contro Vasek Pospisil, e di nuovo sconfitto al quinto.

Così, le più grandi soddisfazioni le deve alla nazionale: l’indimenticabile Coppa Davis del 2010, chiusa da una rasata di capelli collettiva prima della premiazione, ma anche l’edizione inaugurale dell’ATP Cup nel 2020 e due volte la vecchia World Team Cup, nel 2009 e nel 2012. Risultato: a oggi, Troicki è l’unico giocatore nella storia del tennis ad aver vinto le tre principali competizioni a squadre, ragion per cui risulta l’uomo ideale per il suo nuovo ruolo di capitano della nazionale.

L'incarico è già suo da fine 2020, ma siederà per la prima volta in panchina a novembre a Innsbruck, con l’obiettivo di traghettare la nazionale alle fasi finali della Caja Magica di Madrid. A Troicki non rievocano un ricordo piacevole, visto che nei quarti di due anni fa contro la Russia fu protagonista (in negativo) del doppio con Djokovic che costò l’eliminazione ai serbi, ma avrà sicuramente modo di rifarsi da capitano. Il ruolo giusto per continuare a dare tanto al suo paese come ha sempre fatto. Con l’obiettivo di togliersi ancora grandi soddisfazioni.

La festa serba dopo il successo del 2010: una vittoria dell'enorme valore sportivo, politico e sociale


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