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Campioni internazionali

Il nuovo mondo di Sinner: Vagno, Alex e… il capitano

Il nuovo team che si sta formando intorno a Jannik nasce dalla scuola del Tennis Club Caldaro: il gruppo di ragazzi cresciuti da Massimo Sartori alla fine degli Anni Novanta. E’ il coach vicentino, per tanti anni a fianco di Riccardo Piatti, che ci fa conoscere meglio Vagnozzi, Vittur e ci svela che anche Andreas Seppi può avere un ruolo-chiave

di | 19 febbraio 2022

Da sinistra: Andreas Seppi, Simone Vagnozzi, Paolo Surian, Massimo Sartori e Alex Vittur

Da sinistra: Andreas Seppi, Simone Vagnozzi, Paolo Surian, Massimo Sartori e Alex Vittur. L'occasione è il matrimonio di Andreas

Quello in mezzo, con i capelli rossi, potrebbe essere lui, Jannik. Invece si chiama Paolo Surian e fa il maestro di tennis al Tennis Club Triestino. Prendi photoshop e sostituisci quel volto (la capigliatura quasi la potresti tenere buona) e hai la foto del nuovo mondo di Sinner. La squadra di oggi, alla vigilia dell’ATP 500 di Dubai, e quella che potrebbe essere in futuro per puntare al traguardo massimo, il grande obbiettivo che tutti sogniamo e per scaramanzia nessuno nomina.

La foto non è di oggi ma del 2016 e lo sfondo non è Monte-Carlo ma Ortisei: l’occasione è il matrimonio di Andreas Seppi, bello sorridente a sinistra, con accanto Simone Vagnozzi (oggi head coach di Jannik), Massimo Sartori (maestro e coach di tutti gli altri presenti) e Alex Vittur (amico e persona di fiducia di Jannik, colui che lo segnalò, ragazzino, a Max Sartori). Dietro c’è, come dicevamo, Paolo Surian, quarto componente di quella squadra giovanile del TC Caldaro che nel 2001 vinse lo scudetto under 18.

Altro che McEnroe, Altro che Becker, direbbe Jovanotti: il più grande spettacolo dopo il ‘big bang’ sono questi 4 amici che fanno sentire Jannik a casa sua, senza stress, mentre continua a inseguire il suo sogno di eccellenza assoluta dopo che ha interrotto un legame importante come quello con Riccardo Piatti, che lo aveva accolto al suo centro di Bordighera quando aveva 13 anni.

Quasi tutti si stupiscono quando Sinner, alla domanda classica, risponde che il suo riferimento da ragazzino non era Federer ma Andreas Seppi. Un ragazzo cresciuto dalle sue parti che era diventato qualcuno nel mondo a colpi di racchetta, lo sport che aveva preferito allo sci, da un certo momento in poi.

Così, dopo la mareggiata di Bordighera ha scelto il momento della quiete, della riflessione e della ripartenza con gente che si specchia nell’acqua del lago di Caldaro, culla di un filone vincente del tennis italiano contemporaneo.

Il protagonista è Jannik: loro possono solo aiutarlo ad arrivare in alto

Ad aiutarci a definire i contorni di questo nuovo mondo, poco glamour ma molto concreto e accogliente, c’è Massimo Sartori, che nella vicenda ha un ruolo particolare: quello del “papà tennistico” di questi ex allievi che ora hanno competenze complementari e ruoli di diversa responsabilità nella vicenda di crescita di un altro ragazzo altoatesino, che se fosse nato nel 1983 o ’84 , anziché nel 2001, sarebbe stato sicuramente loro compagno di squadra.

Tanti si chiedono che cosa farà Sinner dopo l’addio a Bordighera e al team di Riccardo Piatti. Jannik ha annunciato che il coach responsabile del suo nuovo team è Simone Vagnozzi. Lei lo conosce molto bene…

“’Vagno’ è venuto a Caldaro quando aveva 14 anni. Ed è stato con noi ad allenarsi un’intera estate. Lui ha un anno più di Seppi ed era venuto a Caldaro perché conosceva Thomas Holzer che aveva vinto la Coppa Lambertenghi (Campionati italiani under 12) nel 1995. Erano amici e siccome non sapeva come allenarsi è venuto da noi. Lo portavo con i miei ai tornei. Finiti questi tre mesi, è stato altri 3 mesi a casa mia. Poi, visto che aveva deciso di continuare ad allenarsi con il nostro gruppo è andato a vivere nella stessa di casa di Seppi. Nell’appartamento dello zio di Andreas. Praticamente è stato il figlio adottivo della famiglia Seppi: è rimasto lì da loro quasi 10 anni. Ha vissuto con Andreas. Ed è stata una delle fortune di Seppi, perché lui era un po’ “rigido”, il ‘Vagno’, da buon marchigiano, lo ha aiutato a vedere la vita in modo un po’ più… aperto”.

Coppa Lambertenghi 1995: da sinistra Seppi, Holzer e Vagnozzi

Praticamente Seppi e Vagnozzi sono come fratelli dunque…

“Sì, fratelli è la parola giusta. Andy è il testimone di nozze di Vagno”.

Lei è stato l’allenatore di entrambi per un bel pezzo…

“Direi una decina d’anni. Abbiamo girato tanto insieme. Poi ci siamo accorti, anche Vagno, che era sempre più difficile gestirli assieme perché avevano bisogno di fare un’attività diversa. Però, finchè abbiamo potuto, siamo stati insieme: magari dove Seppi era in tabellone ‘Vagno’ doveva giocare le qualificazioni e io cercavo di fargli avere una wild card. Una delle cose più belle che abbiamo fatto con Vagno è che gli abbiamo detto: quando tu avrai la classifica per giocare il doppio con Seppi negli Slam, giocherete sempre. Ed è stato veramente così: Vagno ha giocato tutti gli Slam in doppio nel main draw con Andreas. E un anno sono arrivati in finale al torneo di Bastad”.

Ora che ci penso, credo di essere stato uno dei pochi spettatori di un match di doppio di Seppi e Vagnozzi a Wimbledon, in un campo laterale…

“Sì, mi ricordo, giocavano contro Daniele Bracciali (allora n.40 n.d.r.) e un ceco, Frantisek Cermak (n.21 del mondo. Seppi e ‘Vagno’ persero 6-4 6-4 n.d.r.). Vagnozzi mi ha scritto uno dei più bei messaggi della mia carriera di allenatore. Me lo ha scritto il giorno in cui ha perso con Juan Carlos Ferrero, già n.1 del mondo, una partita tiratissima negli ottavi a Barcellona nel 2011: vinceva 3-1 al terzo, palla del 4-1. Veniva dalle qualificazioni e aveva battuto Fabio Fognini (allora n.49) e Juan Monaco (n. 37). Mi scrisse: ‘Solo oggi capisco perché eri così duro con me quando ero un ragazzo. Ho capito perché lo facevi’. Lo facevo perché credevo in lui, nelle sue potenzialità”.

Comunque Simone Vagnozzi è arrivato fino a n.171 in singolare e n.74 in doppio, mica male…

“Quando ha raggiunto il best ranking in singolare era seguito da Nicola Ceragioli, che oggi è ancora con me, come direttore della Horizon Tennis Home a Vicenza. Prima era stato per un periodo con il team di Fanucci a Firenze. L’avevo indirizzato lì dove si allenava anche Filippo Volandri. Poi ancora da Corrado Borroni al Tennis Marconi di Milano, che gli aveva migliorato molto il rovescio”.

Alla fine il Vagnozzi è stato un buon giocatore nonostante il fisico minuto: in un tennis sempre più muscolare non era facile emergere…

“Gli ho sempre detto che sarebbe stato un buon allenatore: il mio erede, tra i miei ragazzi. Seppi ho sempre capito che non avrebbe fatto l’allenatore fino in fondo. Non era il suo ruolo. Seppi può fare il “super tecnico”, può essere uno di quelli che stanno sopra e consigliano ad alto livello. ‘Vagno’ oggi è un ottimo allenatore. E vede il tennis, legge il gioco molto bene”.

Doti innate?

“L’ho allenato da quando era piccolo. Già allora era uno di quelli che vedevano il gioco, uno che leggeva la partita meglio degli altri. Insieme abbiamo lavorato tanto, davvero tanto, sull’evoluzione del suo gioco. Un anno, quando era ragazzino, gli ho addirittura ‘tolto’ la smorzata. Gli ho chiesto di non giocarla mai in partita, perché faceva troppi punti: quel modo di giocare non gli sarebbe servito in un progetto di crescita. Lui ha lavorato tanto e fatto anche tanti errori nella sua carriera. Ne è consapevole e oggi è molto attento a prevenirli nei giocatori che allena”.

Se Seppi è un fratello per Vagnozzi, lei è lo zio?

“Li sento tutti un po’ come figli miei. Il perforso con loro è stato un pezzo importante della mia vita. Oggi sono venuto a Caldaro, dove c’è ancora casa mia (anche se ora vivo a Vicenza per stare più vicino a mia mamma) e mi sono seduto a parlare con Alex Vorhauser (il presidente del Tc Kaltern dal 1992 al 2013, di professione pasticcere e titolare della Konditorei Alex): siamo stati più di un'ora a ricordare le cose che abbiamo fatto insieme a Caldaro. E' stato lui a ingaggiarmi e a garantirmi uno stipendio per seguire solo un gruppetto di ragazzini. Voleva che provassi a farli diventare dei giocatori. Ha investito su di me e su di loro: un fatto eccezionale per un circolo di piccole dimensioni, considerando anche la crisi che il nostro sport stava vivendo in quel periodo. Molte cose nel tennis italiano sono cambiate grazie a quello che è successo a Caldaro negli Anni Novanta. E quello che succede nel tennis di questi ultimi anni, e di questi ultimi giorni, viene ancora da Caldaro: Seppi è cresciuto a Caldaro, Vagnozzi e Vittur anche. Anche Karin Knapp è cresciuta a Caldaro”.

Un selfie a Mosca per Massimo Sartori con Andreas Seppi e Simone Vagnozzi

Detto di Vagnozzi, ci parli di Alex Vittur…

“Alex ha la stessa età di Seppi. Hanno sempre giocato insieme, dai 14 anni in poi. Lui da bambino era andato a fare un’esperienza all’estero poi è tornato, è venuto a Caldaro. Seppi, Vagnozzi e Vittur hanno vinto il titolo italiano a squadre under 18 nel 2001. Alex è stato con noi il più possibile, poi ha fatto anche lui un periodo a Firenze. La sua miglior classifica è stata n.605. A 20 anni ha deciso di fare l’Università (Laurea in economia alla Cattolica di Milano, con Masters ad Harvard e alla London School of Economics n.d.r.). Giocava bene, era un ottimo atleta”.

E’ stato definito il consigliere/commercialista di Sinner. Che cosa è davvero Vittur per Jannik?

“(ride). Alex è qualcosa di più che un amico: è la persona di fiducia. Quello che ha preso in mano i piani di Jannik e ha cominciato a lavorarci sopra. Alex e Jannik hanno piena fiducia reciproca e fanno tutto quello che c’è da fare, insieme. Questo da sempre, da quando ho portato Jannik a Bordighera, dopo che Alex me lo aveva segnalato e fatto veder giocare”.

Secondo lei quali saranno i primi passi di questo nuovo gruppo di lavoro?

“In questo momento la cosa più importante è che “Vagno” faccia lavorare al meglio Jannik, che deve rimettere la testa “sul lavoro”. Si volta pagina. Sinner deve riprendere il suo cammino. “Vagno” conosce benissimo il circuito e il lavoro che c’è da fare. Deve far migliorare Jannik nelle cose che Jannik richiede. E anche se all’inizio dovesse arrivare qualche risultato in meno, oggi non è quello il problema”.

Quindi in realtà Vagnozzi andrà a completare il percorso di formazione di Sinner?

“Andranno a completare le parti che loro ritengono importanti”.

I giornali hanno scritto i nomi di campioni e super coach come John McEnroe, Boris Becker, Magnus Norman per proseguire e completare il lavoro di Riccardo Piatti. Ci può riuscire anche Simone Vagnozzi?

“Secondo me sì. ‘Vagno’ ha giocato a un buon livello e ha girato tutti i tornei del mondo. Non ha ancora una lunghissima esperienza ma è già stato sotto pressione ad alto livello nel periodo in cui ha seguito Marco Cecchinato (gli anni della semifinale al Roland Garros e del best ranking, al n.18 del mondo n.d.r.). Quell’esperienza gli ha fatto capire quello che voleva fare. Poco tempo fa mi aveva detto che gli sarebbe piaciuto seguire un giocatore forte. Era pronto a rinunciare a ingaggi sicuri a un livello più basso ma comunque di top 100. Ora ha questa opportunità e bisogna solo dargli il tempo di lavorare. Lui è preparato sotto tanti aspetti anche perché ha vissuto da vicino il processo di crescita di Seppi, sa benissimo qual è la strada. Sa altrettanto bene che quest’anno Jannik deve vincere ma che allo stesso tempo può anche perdere: l’importante è che metta insieme tutti i pezzi che servono per stare in cima il più a lungo possibile”.

Simone Vagnozzi e Marco Cecchinato durante un allenamento

In questo senso pensa che Vagnozzi sia il suo erede?

“E’ molto motivato e capisce davvero tanto del gioco. Un aspetto che può fare la differenza.' Vagno’ deve fare la sua strada: è giusto che la faccia e deve farla con coraggio". 

E suo “fratello” Seppi che ruolo potrebbe avere in questa vicenda?

"Se ci sono domande importanti, si possono fare a Seppi. Io chiedo a lui un consiglio, sempre. Perché per me Seppi è “Il Capitano”. Seppi ha avuto la fortuna di conoscere tutto di questo sport. Ha giocato a un livello molto alto anche se è stato ‘solo’ n.18 del mondo e ha vinto 3 tornei. Però ha battuto i giocatori più forti nei tornei più importanti: Federer agli Open d’Australia, Nadal a Rotterdam, Murray sull’erba. Conosce il tennis meglio degli altri e sa bene che cosa significa essere un giocatore. La cosa più bella per me sarebbe che loro tre, Jannik, Vagno e Alex insieme, riuscissero a fare questo lavoro e arrivassero all’obbiettivo grande con Andreas”.

Lui lo sa?

“Certo, perché ne abbiamo parlato più volte. Mi risponde che per il momento fa ancora il giocatore. Ed è giusto che, finchè ci riesce a questo livello, faccia il giocatore. Poi quando verrà il momento deciderà. Però se devo immaginare uno sviluppo forte e sicuro per arrivare, secondo me Andy potrebbe essere importante per portare il gruppo tutto insieme a un obbiettivo grandissimo”.

Per me Seppi è “il capitano”. Ci ha insegnato tanto e ha dato tanto alla mia formazione: serietà, credibilità, messaggi forti. Ci ha fatto vedere come si faceva a crescere

Che rapporto ha Jannik con Seppi?

“Sono amici anche se non si sono frequentati tantissimo perché Jannik è entrato nel circuito da due anni e Andreas è nella parte finale della sua carriera. Si incontrano qualche volta durante i tornei. Quando possono stanno insieme. Li ho fatti giocare la prima volta insieme quando Jannik aveva 14 anni e Andreas si preparava per l’Australia: a Bolzano, indoor sul veloce. E vedevi che Jannik già giocava bene e riusciva a stare dietro a Seppi, uno che per lui era l’obbiettivo da raggiungere in futuro. Poi invece l’obbiettivo di Jannik è diventato più grande. Quella volta per Sinner la sensazione di riuscire a stare dietro a Seppi,di  reggere il ritmo, fu la conferma che poteva farcela”.

Ma se questo “obbiettivo grandissimo”, che scaramanticamente non ha voluto nominare, venisse raggiunto il merito non sarebbe in fondo di Alex, il presidente /pasticcere del TC Caldaro, il creatore di questo gruppo?

“Il presidente/pasticcere è stata la persona più importante perché senza di lui e senza le sue scelte forse non avremmo avuto niente. Invece oggi abbiamo qualcosa di importante e di unico. Abbiamo tre ragazzi che sono cresciuti insieme, con Seppi che è diventato forte, e sono rimasti uniti come quando li portavo in giro a 14 anni, uguali, senza invidie. Amici come allora. Sono passati 20 anni e quello che è successo non li ha mai divisi”.

Merito del maestro Sartori?

“Io ho fatto la mia parte ma devo ringraziare davvero Alex Vorhauser perché senza di lui non avrei fatto niente. Poi ho avuto la fortuna di conoscere 3 o 4 allievi come loro che erano dei bravissimi ragazzi. Per me è stato più facile aiutarli a crescere e mi stanno dando tantissime soddisfazioni perché sono più che affermati in quello che vogliono fare. Ora devono fare la loro strada, da soli. E’ quello per cui abbiamo lavorato tanti anni: dovevano diventare autonomi, non dipendere da me. Ora sono tutti indipendenti e in grado di prendere decisioni importanti. Sanno che io per loro ci sono sempre, se hanno bisogno un consiglio. Li vedo spessissimo, tutti. Ma adesso la “carretta” la devono tirare loro”.

Che cosa le è rimasto più impresso di quegli anni al Tc Caldaro?

“Gli anni più belli sono quelli in cui i ragazzi avevano 17/18 anni e andavamo a fare tornei in Germania, tutti insieme, in macchina. Non vincevano tanto, ma sono stati anni belli e importanti. Non posso dimenticare poi quelle volte in cui portavo Seppi a un torneo e tornavo di notte, magari alle 2 o alle 3 di notte, lo accompagnavo a casa, lo stessa dove abitava Vagnozzi, arrivavo e non vedevo il motorino di Simone. Allora mollavo giù Seppi e andavo a cercare il ‘Vagno’. Lo cercavo dappertutto finché non lo trovavo. Sentivo la responsabilità che mi aveva affidato la sua famiglia, perché lui non era ancora maggiorenne. Giravo finché non lo trovavo, magari alla festa del paese, e lo riportavo a casa. Adesso quando si rievocano quei momenti, loro mi prendono in giro. Ma quando avevo 30 anni, ero un bel trattore. Non mi fermavo mai”.

Jannik Sinner sciatore

Jannik, Alex, Massimo, Riccardo… e ritorno: tutto è cominciato così

 

Racconta Massimo Sartori: "Alex Vittur, che allenavo a Caldaro, mi disse: ‘C’è un ragazzino che devi vedere'.

Era l’11 novembre 2013. Andiamo a Ortisei per il torneo con Seppi, che però sta male.

Sul Centrale ci ho giocato io. Mi colpì la sua armonia. Giocava bene di rovescio, non benissimo di diritto.

A Natale lo feci giocare con Seppi a Bolzano, poi siamo partiti per l’Australia.

Rientrati, sono andato a parlare, tramite Alex, con la famiglia di Jannik a Brunico.

Dopo sei mesi l’ho portato a Bordighera da Riccardo Piatti. Tutto è cominciato così ".

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