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Campioni internazionali

Hyeon Chung, 3 anni dopo: riparte la corsa del primo Next Gen

Nel 2017 - a sorpresa - si prese il titolo della prima edizione delle Next Gen ATP Finals, a Milano. Pochi mesi dopo, in Australia, arrivò la prima semifinale Slam. Ma il cammino di Hyeon Chung si era interrotto nel 2020 di fronte a seri problemi fisici

24 aprile 2023

Era l'una di notte. Hyeon Chung si presentò alla conferenza stampa dopo aver vinto la prima edizione delle Next Gen ATP Finals, alla Fiera di Milano. Timido come pochi, l'allora 21enne sudcoreano tentò di mettersi addosso il sorriso migliore che aveva, ma senza particolare successo. Eppure era felice, era il giorno più felice della sua vita sportiva, dopo svariati titoli tra Futures e Challenger. Rispose a monosillabi a qualche domanda, disse che non si ispirava a Novak Djokovic (malgrado in campo ci fossero molte similitudini) e se ne andò col trofeo. Che a lui interessava il giusto. I traguardi erano più ambiziosi, per esempio gli Slam o l'entrata nei top 10. Troppo, dite? Insomma.

Dopo quelle Finals del 2017 riservate agli Under 21 (torneo nel quale c'erano pure Daniil Medvedev e Andrey Rublev, quest'ultimo superato in finale), Chung prese lo slancio per arrivare in semifinale agli Australian Open, battendo in tre set quello 'che non gli somigliava per niente', Novak Djokovic. In semifinale contro Roger Federer il suo sogno si spezzò dopo un set e mezzo. Sarebbe arrivato a toccare il numero 19 al mondo, in aprile. Ma in realtà la sua storia era già finita, ancora prima di cominciare.

Hyeon Chung story, dalle Next Gen a un fisico fragile

I problemi fisici, alla schiena in particolare, erano tali e di tale gravità da costringerlo a continui stop&go. Fino a che il dolore ha avuto la meglio. Hyeon Chung ha smesso di giocare a fine settembre del 2020, in quel Roland Garros fuori stagione a causa della pandemia. In doppio, ha provato un timido rientro a Seul, lo scorso anno in settembre, raggiungendo la semifinale in coppia con il connazionale Soonwoo Kwon. In singolare, invece, non è più tornato. Almeno fino a questa settimana.

Sì perché nel Challenger di casa, sempre a Seul, è rispuntato il suo nome dopo quasi tre anni, grazie a una wild card concessa dagli organizzatori. Affronterà l'australiano Jordan Thompson, e sarà subito un gran bel test per capire a che punto siamo col recupero. Ma, in ogni caso, Chung una piccola scommessa l'ha già vinta: non ha ancora chiuso la sua carriera, non si è ancora arreso alla cattiva sorte. E quando deve ancora compiere 27 anni (li festeggerà prossimo 19 maggio), tutto sommato ha tutto il tempo per riprovarci, a patto che il suo fisico gli dia una mano.

Con quegli occhiali necessari per correggere la forte miopia, un atteggiamento combattivo, di uno che sa come sacrificarsi, Hyeon aveva conquistato un po' tutti. Persino il pubblico italiano, che piano piano si era accorto delle doti non comuni di questo ragazzo dagli occhi a mandorla e dal carattere schivo. Non era arrivato da perfetto sconosciuto, Chung, a Milano. Prima di quel torneo aveva già vinto alcuni Challenger, ma soprattutto era già arrivato al terzo turno del Roland Garros, su quella terra battuta che in teoria non era la miglior superficie considerando il suo tennis di pressione.

Gli appassionati italiani, tuttavia, avevano imparato a conoscerlo addirittura nel 2013, quando fu proprio lui l'avversario di Gianluigi Quinzi nella finale di Wimbledon Juniores che consacrò il marchigiano come stellina del circuito Under 18. Chung perse quell'incontro per 7-5 7-6, ma in precedenza aveva dato 6-2 6-2 a Nick Kyrgios, 7-6 6-3 a Borna Coric. Tra gli Juniores arrivò a toccare il numero 7, ma senza dannarsi l'anima per salire ulteriormente.

Dopo gli inizi in patria, a cambiare la vita sportiva di Hyeon sarebbe stato il trasferimento all'Academy di Nick Bollettieri, in Florida. Un'altra delle tante scommesse vinte (sì, per uno che arriva nei top 20 Atp si può parlare di scommessa vinta) del mago che fu capace di creare Agassi, Courier e parecchie altre star. Pur imparando il mestiere attraverso gli occhi dei coach americani, quindi mandando a memoria parole come anticipo e pressione, Chung è riuscito a mantenere ben intatta una dote che si porta dalla culla, quella di saper difendere.

Ecco perché - fino a che sta bene - su ogni superficie mette tutti in difficoltà: sa tenere un ritmo alto ma non si spaventa se attaccato, con quel fisico che pare una molla pronta a scattare su ogni palla. Nel 2015, quando è già alle soglie della top 50, vince il premio Atp per il giocatore che ha fatto i maggiori progressi. Poi torna in patria per un rapido servizio militare. Quando rientra nel Tour, sembra pronto per crescere ancora. Arriveranno il titolo Next Gen, quella vittoria su Nole, tante aspettative. Tutte bruciate, per ora, per colpa di un fisico fragile. Adesso che ci riprova, sarebbe giusto che anche la buona sorte si accorgesse di lui.

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