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Alla vigilia del Roland Garros torna a mostrare il suo valore il palermitano che ha aperto la strada al grande rilancio del tennis maschile. Fu lui tre anni fa (sembra un secolo fa) a rompere un tabù che resisteva dal 1978 raggiungendo le semifinali al Roland Garros. E anche gli altri azzurri cominciarono a crederci
di Enzo Anderloni | 29 maggio 2021
Sembra una storia lontana, risalente a un’epoca ormai superata: eppure sono passati solo tre anni da quando Marco Cecchinato, allora n.72 del mondo, scavava la terra del Roland Garros con il suo rovescio carico d’effetto, metteva ko anche Novak Djokovic e raggiungeva la prima semifinale Slam azzurra a Parigi dai tempi di Corrado Barazzutti, anno 1978.
Vederlo esultare a Parma, dopo il bel successo contro il solido spagnolo Jaume Munar che lo qualifica per la finale dell’ATP 250 Emilia Romagna Open, è l’occasione per ricordarci che prima di quella sua imprevista ed emozionante cavalcata in terra francese, la nostra era sostanzialmente terra bruciata, da tanto tempo. Almeno tanto quanto oggi è diventata terra promessa.
Anche se il sorteggio non ci ha avvantaggiato, piazzando 9 dei nostri 10 tennisti ammessi di diritto, nella parte alta del tabellone, nessuno si stupirebbe più di vederne uno in semifinale a Parigi. Jannik Sinner si è arrampicato fino ai quarti già l’anno scorso, quando aveva da poco compiuto 19 anni. E ora, che non ha nemmeno 20, è già testa di serie.
Matteo Berrettini è ancora più in alto, n.9 del tabellone (e del mondo). E la semifinale Slam l’ha già assaggiata a New York nel 2019, poco prima di gustarsi anche il Masters, le Nitto ATP Finals di Londra che da quest’anno saranno a Torino.
Eppure alla fine di maggio 2018, prima dell’impresa di Marco Cecchinato, affermazioni del genere sembrava ridicolo anche solo ipotizzarle.
Fu proprio Matteo Berrettini a raccontare un giorno che, dopo quella semifinale a Parigi, “ci capitava di giocare con Marco e pensavamo: questo ragazzo è forte, però se ce l’ha fatta lui, possiamo riuscirci anche noi”.
Quello che è successo dopo lo sappiamo. Siamo arrivati ad avere 10 “ragazzi” tra i primi 100 del mondo. Al Roland Garros ce ne sono 11 in tabellone (grazie alla qualificazione di Giannessi). E dunque è bello vedere il ruggito di Marco che si guadagna la finale di Parma e con questo risultato (comunque vada) torna prepotentemente tra i top 100 (è già come minimo n.83), dopo essere scivolato al n.104 attuale.
E’ bello rendersi conto che il lavoro a Vicenza con coach Massimo Sartori lo sta aiutando a ritrovare quel Cecchinato là. Quello che a fine maggio 2018 aveva davanti una muraglia di mattoni rossi alta e lunga 40 anni. E, con accanto il bravo Simone Vagnozzi, fu capace di buttarlo giù, quel muro francese di argilla rossa cotta.
Parigi lo aspetta con i suoi souvenir. Ma questa volta non è più solo. L’onda azzurra è alta e sta per invadere il Bois de Boulogne.
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