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L'australiano ha affrontato una lunga serie di interventi chirurgici alla spalla, al gomito e al piede destro. A Montreal ha battuto Sinner e raggiunto per la seconda volta il terzo turno in un Masters 1000 e ha buone chances di migliorare il best ranking. "Parlavano tutti della grande sfida che ci sarebbe stata tra Jannik e Medvedev, mi ha fatto arrabbiare" ha detto
di Alessandro Mastroluca | 12 agosto 2021
Se in Australia la parola 'resilienza' andasse di moda come in Italia, James Duckworth sarebbe un simbolo nazionale. A 29 anni, dopo otto interventi chirurgici, coltiva il gusto dell'ambizione e la rabbia per la competizione. Quella sensazione che gli ha scatenato qualcosa dentro mentre guardava Daniil Medvedev contro Alexander Bublik al secondo turno del Masters 1000 di Montreal. Chi commentava la partita, ha raccontato all'ATP, "già pregustava il terzo turno fra Medvedev e Jannik Sinner. Ma l'italiano doveva ancora giocare contro di me e io avevo qualcosa da dimostrare".
Aveva anche una rivincita da prendere perché, nell'unico precedente con il teenager altoatesino, l'anno scorso a Colonia sul cemento al coperto, aveva vinto non più di tre game.
"Sapevo che dovevo giocare bene, ma rispetto a quella sfida ho cambiato qualcosa nella direzione del servizio e in risposta - ha spiegato -. Ho guardato quasi tutto il match che O'Connell aveva vinto contro Sinner ad Atlanta. Ho preso alcune cose da quella partita e sono riuscite a metterle in pratica nei momenti chiave" ha detto, dopo il 6-3 6-4 contro l'azzurro, comunque fisicamente provato dopo il titolo conquistato a Washington e l'impegno in singolare e in doppio sia la scorsa settimana, sia a Toronto.
Duckworth è arrivato così al terzo turno di un Masters 1000 per la seconda volta in carriera e in stagione, dopo il torneo di Miami.
I continui infortuni hanno condizionato e pesantemente frenato la carriera dell'australiano che a 19 anni, al debutto in uno Slam all'Australian Open 2012, perse in quattro set al secondo turno contro Janko Tipsarevic. Il tennis fa parte della storia di famiglia. Sua nonna, Beryl Penrose, vinse quattro titoli tra singolare, doppio e doppio misto agli Australian Championships, e venne considerata la numero 5 del mondo alla fine della stagione 1955.
Ma il fisico di James, 183 centimetri per 82 chili secondo la scheda ATP, non asseconda i suoi grandi sogni. Si opera due volte al gomito destro tra il 2012 e il 2014. Nel 2017 gioca una sola partita e si sottopone a tre operazioni, due al piede destro e uno alla spalla destra. Nel 2018, altri due interventi per rimuovere frammenti ossei sempre al gomito destro e al piede destro.
"Mio padre è un chirurgo" raccontava durante il torneo di Wimbledon la scorsa estate, come riportava il sito Tennis.com, "e prima dell'ultima operazione al piede non sapeva se sarei stato in grado di tornare in campo. Dovevo imparare di nuovo come saltare o correre".
Una volta guarito, il desiderio di superare per la prima volta il secondo turno di un major si scontra con sorteggi tutt'altro che fortunati. Nel 2018, i primi turni sono un incubo. Affronta Marin Cilic, allora numero 4 del mondo, al Roland Garros; Alexander Zverev a Wimbledon, Andy Murray allo US Open. Poi Rafa Nadal all'Australian Open 2019. Nei major non riesce nemmano a qualificarsi più fino allo US Open 2020, e perde di nuovo all'esordio contro Salvatore Caruso.
Ma nel 2019 qualcosa inizia a cambiare. Gioca sei finali Challenger in sei nazioni diverse, ne vince quattro e chiude la stagione da numero 100 ATP. A marzo 2020 si opera ancora alla spalla destra.
Il mondo è in lockdown, stavolta non perde posizioni in classifica. Tutto il duro lavoro e la tenacia si traducono in 2021 di prime volte. A Wimbledon, al suo 25mo main draw in uno Slam, supera Radu Albot e Sam Querrey. Festeggia finalmente il miglior risultato in un major, anche se il suo torneo finisce lì, contro Lorenzo Sonego.
"Ho superato otto interventi e ora sto giocando il mio tennis migliore: è davvero soddisfacente" ha ammesso Duckworth, che grazie al terzo turno nel Masters 1000 canadese ha buone probabilità di migliorare il suo best ranking di numero 71.
Ed è solo l'inizio. "Il prossimo obiettivo - spiega - è uno scherzo con il mio attuale coach, Wayne Arthurs. Voglio arrivare più in alto di lui, che in carriera è stato al massimo numero 44 del mondo". Intanto, la sua più bella vittoria l'ha già ottenuta. "Sto cercando di dimostrare - conclude - che posso giocare un bel tennis quando il mio fisico me lo permette".