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Esattamente 20 anni fa l'attuale coach di Alcaraz trionfava nello Slam parigino, oggi sogna il bis da allenatore
di Francesca Paoletti, da Parigi | 28 maggio 2023
"E’ accaduto ieri… era solo ieri”. Juan Carlos Ferrero lo ha ripetuto più volte, ad alta voce; con un sorriso ha provato a cancellare 20 anni, il tempo trascorso dal suo trionfo al Roland Garros. Era il 2003 e, dopo la cocente delusione della edizione precedente (quando fu battuto contro pronostico dal connazionale Albert Costa, ndr), Ferrero superò in tre set l'olandese Verkerk per il più prestigioso dei suoi 16 titoli in bacheca: “Di questo torneo conservo ricordi bellissimi – ha raccontato in conferenza stampa - . Venivo qui a 14 anni con mio padre per vedere i match, poi qualche anno più tardi mi sono ritrovato in campo da protagonista e ho avuto anche la fortuna di arrivare a vincere il titolo”.
Il ragazzo esile e agile, il Mosquito che ronzava nella testa degli avversari e che in carriera ha scalato il ranking fino alla prima posizione, è diventato oggi un allenatore di successo. E' un coach capace e carismatico che, tra le sue – tante – qualità, ha certamente anche la lungimiranza; dopo la carriera Ferrero ha, infatti, puntato quasi al buio su un ragazzino di Murcia classe 2003 che, cresciuto in fretta a suon di titoli e record, oggi si è guadagnato il titolo di grande favorito per il successo finale. Carlos Alcaraz era nato da appena un mese quando il suo attuale coach sollevava al cielo di Parigi il trofeo dei Moschettieri: “Ricordo bene quella edizione; negli anni precedenti ero già arrivato in semifinale e finale quindi iniziai quel torneo con un solo obiettivo: vincere. Avevo buone sensazioni, fisicamente mi sentivo al 100% quindi provai a fare quel passo in più. In finale ero nervoso, ma anche essere nervoso è importante perché ti fa affrontare le cose con una attenzione particolare. Giocai quella finale al mio livello e riuscii a vincere il mio primo titolo…. finalmente”.
Alcaraz, che invece il primo titolo Slam lo ha già ottenuto, è diventato il grande favorito per il successo finale un istante dopo l’annuncio del forfait di Sua Maestà Rafael Nadal: “Vincere uno slam a 19 anni ovviamente pone sulle tue spalle tante aspettative e pressioni enormi - spiega il coach - . Da lui tutti si aspetteranno sempre grandi cose e la pressione lo accompagnerà per tutta la carriera, ma noi andiamo per la nostra strada e proveremo a utilizzare l’esperienza fatta a New York per fare bene anche in questo torneo. Ci siamo preparati bene e, anche se nessuno sa cosa accadrà e una sconfitta potrebbe arrivare anche al primo turno, le indicazioni dello swing sul rosso sono positive”.
Alcaraz è arrivato a Parigi forte della prima posizione del ranking, ripresa a Roma dopo il primo match, e con quattro titoli in bacheca (Buenos Aires, Indian Wells, Barcellona e Madrid): “Carlos è più maturo rispetto allo scorso anno – conclude Ferrero - ; le esperienze fatte, le difficoltà che ha dovuto superare e la vicinanza con un team di persone più grandi lo hanno fatto crescere in fretta. Come giocatore è cresciuto molto e lo ha dimostrato sul campo; ora legge i match molto meglio rispetto al passato e anche in fase di preparazione cura i dettagli con una attenzione diversa. Quindi, si…. direi che è un giocatore decisamente migliore rispetto a quello del 2022”.