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Campioni internazionali

La Cina con 2 top-100 ATP: il gigante si sta svegliando?

Fino allo scorso ottobre la Cina non aveva mai avuto un solo giocatore fra i primi 100 del mondo, mentre oggi ne ha due e vanta anche il classe 2005 più avanti nel ranking mondiale. Significa che si iniziano a vedere risultati di un certo livello, nell’anno dell’atteso ritorno del circuito nella terra del dragone

08 febbraio 2023

Da niente, inteso come nessun top-100 in 54 anni abbondanti di Era Open, alla doppietta in meno di quattro mesi, grazie a Zhizhen Zhang e Yibing Wu. Sono i primi due top-100 cinesi dalla nascita della classifica ATP, che fino all’ottobre scorso non aveva mai accolto alcun giocatore proveniente dal paese del dragone. Fa parecchio strano pensarlo, specie se si considera il numero di abitanti (quasi un miliardo e mezzo: sono il 17% dell’intera popolazione mondiale) e anche il fatto che nel femminile qualcosa di buono è arrivato, anche senza guardare fino a Li Na che è stata numero 2 al mondo e ha vinto un Australian Open e un Roland Garros.

Nel maschile, invece, c’è stato bisogno del 26enne Zhizhen Zhang per sfondare il muro, peraltro grazie a un risultato ottenuto in Italia (i quarti all’ATP 250 di Napoli), e da questa settimana è arrivato a dargli manforte Yibing Wu, capace per la prima volta di meritarsi un ranking a due cifre grazie alla finale al Challenger di Cleveland. Un traguardo impressionante perché meno di dodici mesi fa il classe 1999 di Hangzhou era impantanato al numero 1.869, con alle spalle quasi tre anni di inattività internazionale dovuti ai problemi fisici e alle difficoltà a viaggiare in periodo di pandemia, che l’avevano spinto a ripiegare sul (ricco) circuito nazionale cinese.

Ma poi il richiamo del tennis vero è tornato a farsi sentire e nel 2022 Wu ha vinto 40 incontri su 47, diventando – allo Us Open, dove ha raggiunto il terzo turno – il primo cinese a vincere una partita in un torneo del Grande Slam.

L’arrivo ad alti livelli di Wu non si può considerare una sorpresa: il cinese era già stato numero del mondo fra gli under 18, vincendo lo Us Open juniores e mostrando un tennis di alta qualità, ma poi pareva aver smarrito la via. Tuttavia, a differenza di tanti altri asiatici che si sono persi definitivamente nel delicato passaggio al mondo dei pro che li obbliga a vivere dieci mesi all’anno lontano da casa, lui ha saputo ripartire e ora è pronto a ottenere altri risultati storici per il suo paese.

“Sin da quando sono bambino – ha raccontato dagli Stati Uniti al sito ATP – ho sempre avuto come obiettivo la top-100. Ora quel traguardo è diventato realtà e ne sono molto felice. Come sono felice di non aver perso la passione e la voglia di competere quando sono stato costretto a fermarmi a lungo. Questo non è un punto di arrivo: mi auguro possa essere solo l’inizio”.

In virtù di una classifica a due cifre, il giocatore allenato dall’argentino Gerardo Azcurra potrà provare a giocare con continuità nel circuito maggiore. Fino a qui l’ha solamente assaggiato, ma ha già fatto capire di avere i mezzi per starci. Inizierò a frequentarlo più spesso – ha detto – e spero di poter arrivare nei primi 30 del ranking entro fine anno. Credo di avere un buon potenziale e non ho molti punti da difendere fino a Wimbledon, quindi ho davanti qualche mese per poter migliorare ancora la mia classifica”.

Il tennis in Asia, non solo Cina

Un dato che ben testimonia la crescita della Cina lo regalano le statistiche degli Slam. Fino a Wimbledon 2021 nessun cinese aveva disputato un Major in tabellone nell’Era Open, mentre negli ultimi due consecutivi sono arrivate addirittura delle vittorie. A New York ci aveva pensato Wu, fermato solo da Daniil Medvedev, mentre all’Australian Open è stato il turno del giovanissimo Juncheng Shang, mancino di base negli Stati Uniti, che dopo aver superato le qualificazioni ha fatto fuori il tedesco Oscar Otte, diventando il primo giocatore nato nel 2005 a vincere una partita in uno Slam.

Un risultato che l’ha portato al numero 165 della classifica e gli ha permesso di ribadire il suo ruolo di miglior giocatore al mondo fra i nati nel 2005. Vuol dire che per un futuro nemmeno troppo lontano la Cina potrà puntare anche o soprattutto su di lui, che qualche tempo fa ha stregato persino Marcelo Rios (il suo ex allenatore l’ha definito “meglio di Alcaraz”) e oggi lavora con Dante Bottini, per nove anni allenatore di Kei Nishikori, da lui traghettato nell’èlite del circuito.

Ora l’esperto tecnico argentino ci riprova con Shang, con un materiale di altrettanta qualità e anche la possibilità di sfruttare tre settimane di tornei maggiori sul suolo cinese. Da settembre, infatti, il circuito ATP farà il suo attesissimo ritorno nel paese a quattro anni dall’ultima volta, con i tornei di Changdu e Zhuhai (nella stessa settimana) seguiti dal China Open di Pechino e dal Masters 1000 di Shanghai. Il modo ideale per celebrare il miglior momento di sempre nella storia tennistica del paese.

Juncheng Shang, numero 165 ATP: è il più in alto fra i nati nel 2005

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