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Campioni internazionali

La Hall of Fame accoglie Esther Vergeer, GOAT del tennis in carrozzina

Nella nottata italiana, a Newport, l’introduzione nel salone della gloria dell’ex giocatrice olandese, numero uno del wheelchair tennis per quasi 13 anni e capace di chiudere la carriera con una striscia aperta di 470 vittorie consecutive. Poche atlete hanno saputo dominare il proprio sport come riuscito a lei

22 luglio 2023

L'olandese Esther Vergeer, classe '81, è stata numero uno del mondo per 668 settimane consecutive

In un salotto d’onore come la mitica Hall of Fame di Newport, che celebra la storia del tennis e chi l’ha giocata, raccontata o promossa in vari modi, una come lei non poteva mancare. Perché quanto ha saputo fare Esther Vergeer con la racchetta non è raggiungibile nemmeno da Djokovic, Nadal, Federer, Serena Williams e compagnia. Tutti insieme. Non solo la giocatrice olandese classe 1981 ha dominato la scena del tennis in carrozzina senza perdere una sola partita per dieci anni abbondanti – nei quali ha vinto quattrocentosettanta incontri e ne ha persi… zero –, ma ha espresso una superiorità tale nei confronti di due generazioni di avversarie da essere considerata la più grande dominatrice nel mondo dello sport tutto, nonché una delle migliori atlete mai prodotte dai Paesi Bassi.

In effetti, rileggendo i numeri della sua carriera vengono i brividi: la giocatrice di Worden, provincia di Utrecht ha salutato tutte con all’attivo 48 titoli nei tornei del Grande Slam (21 in singolare, 27 in doppio), 23 successi al Master di fine anno (14 di fila in singolare, 9 in doppio) e sette medaglie d’oro alle Paralimpiadi, quattro delle quali in singolare. Ma il dato che sorprende di più rimane il dominio nel ranking, da lei guidato dal 2 ottobre del 2000 al 21 gennaio del 2013, per un totale di 668 settimane consecutive, quasi 13 anni.

Da sottolineare che si è ritirata da numero uno, a 31 anni e quando stava continuando a vincere tutto, quindi chissà fino a dove sarebbe potuta arrivare. 169 in singolare e 135 in doppio i suoi titoli complessivi, 1140-60 il bilancio fra match vinti e persi, che diventa addirittura di 700-25 se limitato al solo singolare (percentuale del 97%). Qualcosa di inimmaginabile, reso possibile dalla superiorità di una campionessa che per oltre dieci anni ha giocato semplicemente a un altro sport rispetto a tutte le concorrenti.

I 10 che hanno scritto la storia: le leggende del wheelchair tennis

Sacrosanta, dunque, la sua introduzione nell’èlite di Newport, dove l’inserimento dei protagonisti del tennis in carrozzina viene valutato ogni quattro anni. Nella storia ne erano già stati ammessi cinque sui 262 membri complessivi (Brad Parks, Randy Snow, Chantal Vandierendonck, David Hall e Kalkman-van den Bosch) e quest’anno sono diventati sette grazie alla Vergeer e a Rick Draney, meno decorato in termini di risultati ma fondamentale per l’introduzione e lo sviluppo della categoria Quad, che accoglie gli atleti con disabilità anche agli arti superiori, ampliando le possibilità.

Sulla sedia a rotelle dall’età di 8 anni, a seguito di un’operazione per risolvere una mielopatia vascolare spinale che le aveva creato parecchi problemi nei primi anni di vita, la sportiva olandese ha trovato nello sport la forza per accettare la sua disabilità. Prima si è dedicata alla pallacanestro in carrozzina, facendo parte anche della nazionale campionessa d’Europa nel 1997, ma è grazie al tennis che è diventata una leggenda. Nel 1999 è stata per la prima volta in vetta al ranking, nel 2000 ha vinto il primo oro Paralimpico a Sydney e da lì in avanti ha dominato la scena senza interruzioni, contribuendo alla diffusione del wheelchair tennis, alla sua popolarità e anche alla sua interpretazione – da parte del pubblico, ma pure delle colleghe – come uno sport professionistico.

Fra le ragioni dell’inserimento anche il suo impegno sociale: nel 2004, ad appena 23 anni, ha fondato la sua Esther Vergeer Foundation, che aiuta i bambini con disabilità ad avvicinarsi o reintrodursi nel mondo dello sport, per beneficiare degli innumerevoli effetti positivi che può garantire.

Vergeer nel ruolo di direttrice del torneo: dal 2009 guida l'ABN AMRO Open’s wheelchair tennis tournament di Rotterdam

Dal 2009, invece, la Vergeer è direttrice dell’ABN AMRO Open’s wheelchair tennis tournament, l’evento parallelo all’ATP 500 di Rotterdam che ogni anno porta i migliori del mondo all’Ahoy, in una nazione – i Paesi Bassi – che nel sempre più ampio universo del tennis carrozzina pare l’unica capace di tenere testa alla scuola giapponese, resa grande da un altro gigante del movimento come Shingo Kunieda.

Buona parte del merito, anche a ormai undici anni dal suo addio (coinciso con i Giochi Olimpici di Londra 2012) è della Vergeer, di ciò che ha lasciato e di come ha saputo ispirare le future generazioni, riuscendo a non perdere una sola partita per dieci anni. Non è un caso che oggi la leader del circuito femminile sia olandese, Diede De Groot, a sua volta in grado di dominare a livelli da Vergeer. Quando quest’ultima ha detto basta, la sua erede stava iniziando ad affacciarsi al circuito mondiale e poi ne ha raccolto l’eredità, tanto da aver vinto consecutivamente gli ultimi 11 tornei del Grande Slam.

Sono davvero onorata della mia introduzione nella International Tennis Hall of Fame – ha detto la Vergeer – e anche di diventare parte della storia di questo meraviglioso sport. Il tennis è stato una parte molto grande e molto importante della mia vita. Sono fiera di ciò che ho fatto e di tutto il supporto ricevuto da parte della persone che per anni mi hanno sostenuto credendo in me ogni giorno. Il tennis mi ha insegnato tante lezioni, aiutatomi a diventare chi sono oggi”. Cioè una leggenda dello sport.

Esther Vergeer con l'oro di Londra 2012, suo ultimo trionfo prima del ritiro dal tennis in carrozzina


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