

L’argentino Etcheverry continua la scalata alla classifica fino al numero 31 virtuale. Ha una curiosa storia da raccontare che passa per un dramma familiare
di Vincenzo Martucci | 07 giugno 2023
Intanto Tomas Martin Etcheverry ha chiamato il suo cane Roland in nome dello Slam che adora da terraiolo, quello dei 4 dove ha raggiunto per la prima volta i quarti sventolando orgoglioso la bandiera della sua Argentina. Che oggi più che mai nel tennis coincide con Buenos Aires, “la Miami sudamericana”, come la descrivo in coro gli altri protagonisti di questo Roland Garros che si allenano lì convergendo da tutto il Paese o perché nel loro Paese mancano, soprattutto, di tanti compagni di allenamento così validi, dal connazionale Olivieri al peruviano Varillas al brasiliano Seyboth Wild al boliviano Dellien. Con l’aggiunta dei tedeschi Altmaier e Hanfmann - la rivelazione di Parigi - che premia la scuola degli allenatori argentini, sposando Alberto Mancini.
SCALATA
Il 23enne di La Plata, la città delle diagonali - strade ad intersezione diagonale su un tracciato di vie che si intersecano ad angolo retto - grazie alla palestra-Challenger della quale è diventato un protagonista, sta scalando la classifica ATP dal numero 130 gennaio dell’anno scorso, al 79 d’inizio stagione al 31 virtuale di metà Roland Garros, dopo aver superato Jack Draper, De Minaur, Coric e Nishioka, proponendosi fiero e fiducioso all’inedito test contro Sasha Zverev. Del resto, ha il tennis nel sangue, lo ha preferito già a 5 anni allo sport di famiglia, la ginnastica, e poi alla strada segnata dai genitori, entrambe avvocati, ed è stato premiato dai centimetri d’altezza, che sono ben 196, e l’aiutano molto al servizio, così come due belle gambe e gli 82 chili da atleta perfetto gli consentono di muoversi benissimo. “Mi regalarono una racchettina, ci giocai da subito, da solo, per ore e ore, e quando sono tornato a casa dalla vacanza, ho chiesto di fare lezioni col maestro. E da lì ho cominciato”.
STOP
Grande ammiratore di Novak Djokovic, l’ha appena affrontato per la prima volta a Roma: “Dopo la partita ero arrabbiato con me stesso, sentivo che non ero stato abbastanza aggressivo. Mi sono lasciato sfuggir via parecchi games e avrei potuto giocare tanti punti in modo molto più semplice. Ma si impara sempre qualcosa quando sei dall’altra parte del net contro di lui”. Nel luglio 2016 “Retu”, quand’ha conquistato il primo punto ATP, ha postato la sua foto mostrando la situazione in classifica a confronto con quella di Nole, all’epoca numero 1 (“12,899 punti dietro…”). Poteva esplodere anche prima di quest’anno, con le finali ATP perse a Santiago (superato da Jarry dopo aver superato Fognini, Cerundolo, Lajovic e Baez), Houston (battuto da Tiafoe) e quella Challenger di Bordeaux (ko con Humbert).
Ma nel 2021 si è bloccato di botto non per un infortunio o per una sconfitta inopinata: aveva superato i 90 giorni del visto in Europa, è stato stato addirittura arrestato all’aeroporto Colonia, in Germania, ed è rimasto in cella 24 ore prima di essere rilasciato e rispedito in patria grazie all’intervento della famiglia e dell’ATP. “Mi hanno trattato come un criminale. E il ritorno a casa, con la pandemia, è stato complicato: sono passato per Istanbul con fermata a Rio, ma sono rimasto in Turchia 11 ore in attesa del volo per il Brasile. Ho dormito sul pavimento dell’aeroporto. Poi finalmente ho potuto prendere il volo per l’Argentina”.
Però, appena atterrato, gli è stato diagnosticato il Covid: “Strano, mi ero fatto infiniti tamponi in Europa e negli Stati Uniti ed ero sempre negativo. Ma, secondo il protocollo, da asintomatico, mi hanno portato direttamente a Buenos Aires. E ho rivisto la mia famiglia solo 7 mesi dopo”.
DRAMMA
Scalata tennistica facendo, Etcheverry ha vissuto il dramma familiare della sorella Magali, morta ad appena 32 anni dopo una difficile battaglia contro il cancro. Un dramma che ha trasformato in una motivazione e in una forza extra. Come il pupillo di coach Wally Grinovero ha sottolineato anche in questi memorabili giorni di Parigi: “Ho passato dei momenti difficili. Mia sorella aveva lottato come un leone e non ce l’aveva fatta. Così, io devo farcela anche per lei, sento la sua forza e penso a lei ogni volta che mi trovo in difficoltà. Spesso mi capita anche al servizio. Le parlo, le chiedo di aiutarmi. L’ho fatto anche nell’ultimo match: 'Per favore, Magui, aiutami'. E mi ha aiutato: ho fatto ace”.
La seconda motivazione extra glie dà la sua gente: “Questo sogno si alimenta grazie all’amore del pubblico, della mia famiglia e del mio team. E lo dedico ai tanti argentini che ci sono qui a Parigi, li voglio ringraziare per il sostegno enorme e l’amore che mi danno”.
DIVERTIMENTO
Fra i tifosi spiccano i nonni, Eduardo ed Ana, che hanno fatto un viaggio importante per applaudire il nipote. Sono stati due sponsor importanti di Tomy da junior. “Sono felice di potergli regalare momenti così, in cui sto giocando bene. Ho visto subito che il mio tabellone era aperto, non ho perso un set, non ho passato tante ore in campo e mi sento pronto fisicamente. E se prima l’obiettivo era la prima settimana ora vivo giorno dopo giorno, dando il 100% chiunque affronto. Sapendo che anche se va male sono sulla strada giusta. A parte Djokovic e Alcaraz che sono al vertice èu Roland Garros aperto. E io posso anche divertirmi”.
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