-
Campioni internazionali

Mahut difende l’Equipe in crisi: “Per me è come la baguette!”

Il fortissimo doppista francese sostiene con una lettera aperta il quotidiano sportivo minacciato da un drastico ridimensionamento da parte del suo editore

di | 17 gennaio 2021

Nicolas Mahut

Nicolas Mahut

Un atleta difende un quotidiano sportivo. Succede in Francia, con un tennista, Nicolas Mahut, che si schiera al fianco del giornale specializzato più famoso, l’Equipe, minacciato da drastici tagli e ridimensionamenti a fronte di introiti troppo esigui. In questo pazzo pazzo mondo, che va ancor più per aria per la recessione e l’incertezza dettata dal coronavirus, l’atteggiamento del giocatore sembra una burla. Invece è una bellissima realtà anche se arriva da un personaggio particolarmente sensibile e ricettivo, quasi unico nel panorama degli atleti tanto più abituali a contestare, criticare, magari anche querelare i giornalisti che cercano di fare con passione il proprio lavoro. 

In prima pagina sull'Equipe il match dei record tra Mahut ed Isner

Mahut è diverso dai colleghi già dallo stile, orgoglioso testimone del servizio & volée ormai in disuso. Per i limiti di gioco e per qualche infortunio, da professionista, non ha realizzato appieno le grandi promesse che aveva espresso da junior.

Nel 2014, è comunque arrivato al numero 37 del mondo, aggiudicandosi 4 tornei ma ha avuto soprattutto una buona carriera da doppista toccando il numero 1 della specialità (oggi è 7), vincendo fra i 31 titoli almeno una volta tutti e quattro gli Slam e una coppa Davis.

Anche se è entrato nella storia del tennis facendo parte della partita più lunga di sempre che ha perso nel primo turno di Wimbledon 2010 contro John Isner per 70-68 al quinto set dopo 11 ore e 5 minuti di gioco e 183 games, un record di durata spalmato in tre giornate, servendo tutti e due oltre 100 ace.

Questo per dire che Mahut ha il senso della notizia e si ente in qualche modo in debito con il quotidiano sportivo che lo ha accompagnato in 20 anni di carriera. Da cui la sua presa di posizione pubblica a sostegno dell’Equipe, a nome dell’intero sport di Francia, un paese che, in nome dei propri diritti, sa mobilitarsi alla grande superando qualsiasi barriera ideologica e sociale.

Ecco la sua toccante lettera che deve far pensare anche molti atleti italiani: “Noi possiamo non essere d’accordo con qualche scelta editoriale o su qualche opinione ma questo giornale è il riferimento di tutti quelli che amano lo sport. Come per tanti altri appassionati l’Equipe ha segnato il ritmo anche della mia vita. E ora che vedo che sta per essere attaccata da un piano di ristrutturazione, che state tentando di tarparle le ali mentre all’orizzonte ci sono manifestazioni come l’Olimpiade di Tokyo e quella di Parigi, la Coppa del Mondo di rugby e gli Europei di calcio, non capisco che tipo di messaggio ci state mandando".

L'Equipe, il più famoso quotidiano sportivo francese

"Per me l’Equipe è il piacere tutte le mattine di andare al chiosco dei giornali e lasciarlo con una copia sotto un braccio e la baguette sotto l’altro, perché così sono sicuro di avere una buona giornata. Posso ancora rivivere la sensazione che ho provato quando ho letto il racconto della corsa di Stephane Diagana ad Atene (Mondiali di atletica, 400 ostacoli, n.d.r.)".

"Avevo ancora i piedi coperti di sabbia perché eravamo appena tornati dalla spiaggia coi miei genitori e divorai quel resoconto di una gara che non avevo visto, su uno sport che non ho mai seguito particolarmente. Ma mi aveva fatto sognare! Non so chi avesse scritto quell’articolo ma sicuramente era un appassionato osservatore di un momento unico che mi ha aiutato a vivere quell’esperienza come se anch’io fossi lì".

"Quante volte ho ritagliato le interviste di Pete Sampras, il mio idolo, o gli articoli sulla squadra francese di coppa Davis per poi attaccarli al muro della mia camerata a Poitiers e dormirci vicino così da motivarmi? Quante prime pagine ho fotografato per immortalare certi momenti magici? Chi non ha mai provato a divertirsi prevedendo la prima pagina del giorno dopo o anticipando i voti in pagella dei giocatori della propria squadra di calcio prima di verificarli ufficialmente? Quante carriere di atleti professionisti, coach, dirigenti e giornalisti ha creato il giornale?"

"Oggi la responsabilità dei proprietari del giornale non è solo quella di analizzare le notizie sportive e focalizzarsi su certi sport maggiori ma continuare a creare queste vocazioni, ispirare sogni nei giovani e nei meno giovani e dare i mezzi ai propri dipendenti per lavorare nello sport. Il 2020 è stato difficile per tutti ma chi ha mai pensato che Roger Federer, che non ha giocato l’anno scorso, lasciasse a casa parte del suo staff per motivi economici? Questo è quello che il Gruppo Amaury si sta preparando a fare. Oggi, in mezzo alla pandemia globale, dobbiamo restare uniti e insieme, e l’Equipe deve continuare ad essere un riferimento”.

Chapeau, monsieur Mahut!

L'Equipe immortala lo storico successo di Mahut ed Herbert agli Australian Open 2019

Loading...

Altri articoli che potrebbero piacerti