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Campioni internazionali

Giovanna d’Arco-Mauresmo: sfida la politica e “il mostro” Roland Garros…

Amélie, che ha vinto tutte le sfide sia da giocatrice che da allenatrice, si cimenta da super-dirigente come primo direttore donna del super torneo

di | 20 maggio 2022

Amelie Mauresmo, primo direttore donna del Roland Garros

Primo direttore donna del Roland Garros. Fosse un’altra persona, avesse un’altra storia, Amélie Mauresmo potrebbe vivere questa sfida in modo totalmente diverso, con tensione e preoccupazione davanti a un passaggio storico. Ma la Giovanna d’Arco del tennis francese è già oltre e da tempo, prima ancora del famoso outing, eclatante come quello delle due altre super-donne di personalità delle racchette, Billie Jean King e Martina Navratilova. Non a caso, come lei ex numero uno del mondo, protagoniste di un gioco appariscente e campionesse Slam. Ha già battuto la storia, ha già vinto tutte le sue sfide con se stessa e con gli altri, e ha la forza del destino dentro di sé. Oltre all’amore del prossimo.

SUPER RILANCIO
La sfida del “Roland” - come affettuosamente i parigini chiamano il loro Slam - nell’edizione che scatta domenica è una sfida molto delicata: è infatti la prima dopo tre anni di Pandemia, quindi senza limitazioni sanitarie, la prima che tornerà a produrre davvero denaro dopo i tanti, continui, investimenti che sono stati fatti sia in termini pratici che di know-how, allargando la dirigenza con personale sempre più qualificato. Ma davanti a questo match-point decisivo per un’azienda come quella di Porte d’Auteuil, che genera un volume d’affari di oltre 200 milioni di euro, Amélie dal delizioso rovescio a una mano non trema. Forte anche del nuovo corso instaurato dal presidente della FFT, l’ex pro Gilles Moretton, appena insediato.

Amelie Mauresmo con il trofeo degli Australian Open del 2006

ATLETA DA SOGNO
Amélie è stata troppe volte all’inferno per aver paura di scottarsi. Facendo leva sulla racchetta d tennis, è emersa dalla realtà della piccola borghesia del paesello, Saint-Germain-en-Laye: aggiudicandosi nel 1996 Roland Garros e Wimbledon under 18 si garantì infatti il biglietto di sola andata per la Ville Lumiére, la sfavillante Parigi. Dominò e sconvolse con la sua potenza e la sua classe gli Australian Open 1999 del massimo circuito, terrorizzò a tal punto le rivali, ad appena 19 anni, che Martina Hingis, per frenarla, usò la polemica e gridò al mondo: “E’ quasi un maschio, è qui con la fidanzata”.

Costringendola a fare outing, a dichiarare apertamente l’amore per la sua amica (Sylvie Bourdon, più anziana di lei, proprietaria di un bar a Saint Tropez): "Per fortuna ho trovato l’amore”. Mentre perdeva l’affetto di mamma e papa che non accettarono quella sua scelta e il modo in cui la ragazza volle pubblicizzarla. Amélie ne soffrì, si chiuse in per stessa, accusò il colpo, ma reagì, entrò nel grande tennis da numero 1 nel 2004, prima francese della storia, premiata con la Legione d’Onore.

Sostenne la rivalità con la fantastica Justine Henin: nel 2006 superò la campionessa belga che, nella finale degli Australian Open, gettò clamorosamente la spugna, e la batté anche sotto il traguardo di Wimbledon - stavolta senza ritiri - gridando al mondo: “E ora non voglio più sentir parlare dei miei nervi". Così risalì al numero 1 per 37 settimane. Brillò anche agli Internazionali d’Italia di Roma, con  due vittorie e tre finali. Ha anche condotto la Francia a due trionfi di Fed Cup, ha firmato 25 tornei Wta, ha guadagnato 15 milioni di dollari di soli premi.

SUPER ALLENATRICE
Nel 2009 si è ritirata come giocatrice, già l’anno dopo è tornata al tennis come coach del doppista Michael Llodra, quindi ha rilanciato la sfida a se stessa correndo la maratona di New York in 3 ore 40’20”. Ha allenato Vita Azarenka (aiutandola a mantenere il numero 1 del mondo), Marion Bartoli (portandola a vincere Wimbledon senza perdere un set), è stata capitana non giocatrice di Fed cup, e poi come coach ha fatto uno storico salto di qualità.

Dal 2014 al 2016 ha allenato un tennista uomo, non uno qualunque, ma lo scozzese Andy Murray, andando contro tutte le consuetudini, col fondamentale sostegno di mamma Judy Murray, ad accompagnandolo in due finali Slam. Poi ha accettato di salire ancora di livello, come capitano della nazionale di Davis, ruolo che non ha mai assunto per aiutare Luca Pouille ad arrivare al miglior risultato della carriera, le semifinali degli Australian Open 2019, perse contro Djokovic.

Amelie Mauresmo con Andy Murray

Amelie Mauresmo

TERZA SVOLTA
“Giuro che diventare il direttore del Roland Garros non era un obiettivo della mia carriera, non ci avevo mai pensatore ma la sfida in è sembrata interessante”, racconta lei, fiera e positiva come sempre. Con la benedizione di Guy Forget, di cui ha preso il posto, dopo 5 anni: “Il Roland Garros è una macchina enorme ma molto ben gestita. Amélie riceverà aiuto, consigli e porterà il suo piccolo tocco. Non sono preoccupato per lei. Amélie ama il tennis, adora questo torneo ed è apprezzata da tutti i francesi. Sono convinto che anche in questo ruolo instaurerà un buon feeling con chi lavora da tempo al torneo”.

Amélie non arriva dal nulla al nuovo ruolo: dal 2011 al 2014 è stata a fianco di Régis Brunet alla direzione dell’Open GDF-Suez, Parigi indoor, occupandosi delle relazioni media e alle PR. I problemi ora che è in vetta ci sono di sicuro, sono quotidiani, e si nascondono dietro l’angolo, a cominciare dal rapporto con due colossi come Moretton e Amélie Castéra, cioé il presidente e il direttore generale de la FFT. Come modulare il proprio carisma, senza perdere la parte migliore, quella della sensibilità umana che tanto la fa apprezzare? Amélie ha annunciato personalmente le wild card ai fortunati, ma come gestirà la programmazione dei match femminili, dopo che aveva vivamente contestato che le due semifinali femminili fossero state sfrattate dal Centrale e anticipate alle 11? Come vivrà e farà vivere al pubblico e agli abitanti del quartiere le prime sessioni notturne a spalti pieni? 

Una cosa è certa: davanti alle battaglia politico-organizzative la leggiadra Mauresmo, a 42 anni, rimpiangerà più e più volte le battaglie sul campo da tennis con la racchetta in mano, insieme ai suoi 20 anni quando nessun traguardo le sembrava negato.


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