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"Le nuove generazioni hanno bisogno di approvazione ad ogni minimo progresso. Rafa non era così". Così Toni Nadal al Pais dopo il trionfo di Rafa all'Australian Open. "Rafa si è preparato tutta la vita ad affrontare le difficoltà". Sinner mostra un approccio simile alla carriera
di Alessandro Mastroluca | 20 marzo 2022
Quel che rende ammirevole imprese di Rafa Nadal come la rimonta nella finale dell'Australian Open "evidentemente è la sua eccezionalità". Parola dello zio Toni, che ha scritto una lunga lettera al quotidiano spagnolo El Pais per raccontare la sua familiare "scuola della difficoltà". In molte occasioni, Toni ha detto di essersi chiesto "non tanto perché Rafa sia capace di fare così, ma perché non si comporti in questo modo la maggior parte delle persone che aspirano a ottenere qualche importante risultato nella vita".
Il successo in uno sport come il tennis non passa solo per la motivazione, l'ambizione, il desiderio di affermarsi. Ma per la capacità di assumersi la responsabilità "di affrontare difficoltà e sfide, (di) fare tutto il necessario per raggiungere lo scopo".
Nadal è cresciuto in una famiglia che l'ha abituato alla disciplina, all'ordine e all'applicazione, a un educato rispetto delle regole. "Ho sempre ripetuto a Rafa: 'Se ti vedo una sola volta rompere una racchetta, per me e’ finita' - ha scritto lo zio, che per decenni è stato suo allenatore -. Io trovo inacettabile il fatto che si possa sfasciare una racchetta, soprattutto quando sei poco più che un bambino". Rafa, nonostante un temperamento focoso, ha limitato le manifestazioni di rabbia.
Allo stesso tempo, Toni gli ha insegnato a "mantenere sempre un volto sorridente, qualunque cosa accadesse, (a) lamentarsi il meno possibile e ad arrangiarsi con quel che aveva a disposizione. Sin dagli inizi, ci ho sempre tenuto a fargli assumere le proprie responsabilità, ma allo stesso tempo, ad accettare la sconfitta con serenità e obiettività". In altre parole, a fare il meglio con le carte che ha a disposizione e a non cercare alibi per la sconfitta.
“Toni è stato duro con me fin dall’inizio”, ha scritto il maiorchino nella sua biografia scritta con John Carlin, autore del libro da cui è stato tratto Invictus. “Molto più duro che con gli altri ragazzini del gruppo che allenava. Mi chiedeva molto, mi metteva pressione, usava un linguaggio duro, mi urlava dietro fino a spaventarmi, specie quando ci ritrovavamo da soli. Il mio amico Miguel Angel Munar si ricorda di come a volte mi tirasse una pallina contro, senza colpirmi, quando si accorgeva che ero distratto e voleva spaventarmi per farmi ritrovare la concentrazione”.
Toni ha avuto un ruolo fondamentale nell’evoluzione tecnica di Nadal. È lui che l'ha spinto a giocare con la sinistra. “Ha notato che tiravo il dritto a due mani e mi ha chiesto di provare a giocarlo con una mano sola. Usavo già il piede sinistro a calcio, perciò ho pensato che avrei potuto farlo. Direi che ha funzionato” ha rivelato Nadal che di fatto “tradisce” zio Miguel, difensore bandiera del Barcellona, per il fratello Toni. Sceglie il tennis e non il calcio, simpatizza per il Real Madrid e non per i blaugrana.
Rispetto agli altri due Fab Three Roger Federer e Novak Djokovic, ha una storia familiare meno cosmopolita, dai confini più ristretti. Figlio dell'isola di Mallorca, ha imparato ad essere isola anche in campo e tenere tutto il mondo fuori nei momenti caldi delle partite.
Rafa e Carlos: passato, presente e futuro
Nadal è il campione della normalità. Nuota solo dove si tocca, non si tuffa dagli scogli. Guida piano, va forte solo alla Playstation. Bambino disciplinato da piccolo, è un campione rispettoso della storia dello sport e degli avversari, mai indulgente o auto-compiaciuto.
E' il figlio di un tempo che sembra lontano, soprattutto a Toni Nadal. Lo zio, che ora segue l'accademia di famiglia e allena l'attuale numero 9 del mondo Felix Auger-Aliassime, spiega la distanza nella lettera al Pais attraverso una citazione del saggio "La civiltà dello spettacolo" dell'intellettuale Mario Vargas Llosa.
"Cosa significa civiltà dello spettacolo? Quella di un mondo in cui il primo posto nella scala dei valori attuali è l'intrattenimento e dove divertirsi, sfuggire alla noia, è la passione universale" scriveva. "In questo modo, non annoiarsi, evitare ciò che disturba, preoccupa e angoscia è diventato sempre più per i settori sociali dall'apice alla base della piramide sociale, un mandato generazionale".
Di conseguenza, commenta Toni Nadal, "siamo riusciti a disprezzare tutto ciò che richiede sforzo o che ci mette minimamente a disagio. Nella mia vasta esperienza nel campo della formazione tennistica, ho constatato come si siano accentuati nei giovani la frustrazione, l'astio e l'abbandono subito di qualcosa che li turba o non viene immediatamente come desiderano. Le nuove generazioni hanno sempre più bisogno che gli allenamenti siano divertenti, che le ricompense siano immediate e che vengano applauditi al minimo progresso". Rafa, al contrario, "si è preparato per tutta la vita ad affrontare la difficoltà".
Rafa, ha spiegato lo zio, "è cresciuto ascoltando e assimilando tutta una serie di frasi che gli ho ripetuto instancabilmente: 'Se non sei in grado di sconfiggere il tuo rivale, almeno non aiutarlo a sconfiggerti'; 'Fare tutto ciò che ci tocca non garantisce il successo ma non farlo quasi certamente ci garantisce il fallimento; 'È molto difficile dominare la palla se non sei in grado di dominare la tua volontà". Il merito delle vittorie sta nella disponibilità di Nadal a rispettarle, interiorizzarle e applicarle. Una disponibilità che oggi appare eccezionale.
Forse per questo i tifosi italiani riscontrano un tratto di diversità nell'approccio alla vita e allo sport di Jannik Sinner.
L'altoatesino, infatti, è cresciuto alla stessa scuola delle difficoltà. E non è un caso che Jannik e Rafa si siano avvicinati dopo i quindici giorni di allenamento condiviso prima dell'Australian Open 2021 durante la pandemia. I rapporti sono rimasti distesi, tanto che prima di questa edizione dello Slam australiano i due giocatori si sono incontrati ad una cena allargata ai rispettivi staff.
L'abitudine ad affrontare le difficoltà e a trovarne da solo le soluzioni gli hanno dato prospettive ampie e tempi rapidi di apprendimento. Sinner si sfida, apprende, interiorizza e applica tutto dal match successivo. Come il giovane Nadal, è diplomato alla scuola della difficoltà. Poi, quel che sarà sarà.
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