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Campioni internazionali

Nardi cresce, ma niente paragoni (con Rune e Alcaraz)

Nel loro percorso, Nardi e Alcaraz si sono già incrociati. Mai se parliamo di circuito professionistico, ma almeno quattro volte (stando alla memoria del marchigiano e ai dati a disposizione) nel panorama under. Se parliamo di Rune, invece, il confronto che tutti ricordano è la semifinale del Petits As 2017, quando Nardi vinse sia il match, sia il titolo

08 agosto 2023

L'anno di nascita è lo stesso, il 2003. Ma le similitudini, tra Carlos Alcaraz, Holger Rune e Luca Nardi finiscono lì. Il che – per inciso – è un bene per il pesarese, già poco propenso di suo a finire sotto i riflettori, ma ormai sul punto di decollare anche a livello di popolarità. Il fatto è che, al di là dei risultati – come l'ultimo successo nel ricco Challenger di Oporto – di Luca impressiona il modo di giocare: un mix elegante fra tradizione e modernità, un rovescio a due mani che è geometrico e poetico quanto quelli a una, una sensazione che a ogni colpo possa accadere qualcosa.

Cosa c'entrano, dunque, gli altri due coetanei del marchigiano? Nulla, appunto. Perché Alcaraz è un fenomeno, sa già fare tutto e si prenderà tutto ciò che conta, ma è tecnicamente agli antipodi, rispetto a Nardi: dove la fatica, la forza e la rabbia (agonistica) sono il motore di Carlitos, dall'altra parte c'è un tennis sussurrato, anche se non per questo meno veloce. Rune, invece, sta nel mezzo. Ma a renderlo diverso (tanto, diverso) dall'azzurro, c'è il carattere così fumantino e così perfetto per stare sotto i riflettori. Laddove invece Luca se ne starebbe volentieri a casa sua, con qualche amico a fare due chiacchiere.

Eppure, nel percorso, Nardi e Alcaraz si sono già incrociati. Mai se parliamo di circuito professionistico, ma almeno quattro volte (stando alla memoria del marchigiano e ai dati a disposizione) nel panorama under. Risultati? Quattro volte Spagna (due a livello Under 18) ma con un match-point mancato dall'azzurro, che in un modo o nell'altro in partita ci è sempre rimasto. Se parliamo di Rune, invece, il confronto che tutti ricordano è la semifinale del Petits As 2017, quando Nardi vinse sia il match, sia il titolo. Finì 7-6 6-2 per Luca, che con qualche colpo fuori dall'ordinario mise in crisi la solidità di Holger. I due sono amici da allora, tanto che il primo a complimentarsi con il pesarese per il titolo di Oporto è stato proprio il top 10 danese. Come sono amici Nardi e Alcaraz, fin da quando erano bambini e Luca si portava sulle spalle (letteralmente) Carlitos.

Intanto, nel team di Nardi è entrato in pianta stabile anche Stefano Pescosolido, che per Luca ha sempre avuto un debole. Fin da quando, appunto, aveva 14 anni e vinceva quello che viene considerato il Mondiale di categoria. Pescosolido, oltre a essere un ottimo tecnico, è stato anche un professionista coi fiocchi, numero 42 Atp ma con un talento che gli avrebbe potuto dare anche qualcosa in più. Per certi versi sono simili, Luca e Stefano: tennis veloce e allo stesso tempo creativo (anche se 'Pesco' aveva il rovescio a una mano, all'epoca si usava di più), con una certa propensione a non prendersi eccessivamente sul serio e un sano rifiuto del ruolo di star.

Se la collaborazione andrà a produrre risultati lo valuteremo poi. Intanto è bello sapere che Nardi stia facendo la sua strada con le persone che conosce meglio (incluso coach Sani) e con i suoi ritmi. Fregandosene di Alcaraz e Rune, che magari da piccoli erano più o meno al suo livello. Fregandosene dei 6-0 6-0 incassati (contro Musetti a Monte-Carlo). Fregandosene, in buona sostanza, di tutto quello che non è il suo destino personale. Ché a guardarsi troppo attorno, in quest'epoca di social e competizione come unica religione, si rischia di perdere la bellezza del tennis.

Nardi, Alcaraz e Rune, foto di un'amicizia

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