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Dopo il ko d’acchito alle WTA Finals la Jabeur rovescia il match contro Pegula alla sua maniera, in nome dei suoi grandi ideali e di un io che non si può non amare
di Vincenzo Martucci | 03 novembre 2022
“A mme mme piace” (sì, proprio con 3 M come a Roma si rafforza anche Ammerica). Parafrasando il compianto Gigi Proietti, ci piace tanto la ragazza della porta accanto, Ons Jabeur dai capelli sempre scarmigliati e la faccia rossa dallo sforzo e dalla rabbia, che s’arrangia con mille trucchetti da “Ercolino” sempre in piedi, con quel fisico diverso dalle virago del tennis donne moderne e la bacchetta magica da Harry Potter.
Ci piace ancor di più quando risorge dopo un primo match match alle WTA Finals in cui ha fatto da punging ball della picchiatrice Aryna Sabalenka e un primo set perso per 6-1 contro Jessica Pegula.
Perché la tunisina che ha riscritto la storia del suo paese di tutta l’Africa e del mondo arabo si ribella, digrigna i denti, lotta, si batte, si rimbocca le maniche come fa la gente comune e rovescia nel destino. Che già dall’inizio l’avrebbe voluta piccola ragazza qualunque fra le 50mila anime di Ksar Hellai. Figurarsi se non trova il modo per battere per 6-3 6-3 la ricca americana bianca.
Ons, figlia del talento, del sacrificio e dell’ostinazione, che ha dovuto vincere più volte prima di affermarsi da professionista, avverte comunque forte il limite dei piani altissimi, gli Slam, dove ha perso le ultime due finali di quest’anno a Wimbledon e agli US Open, e quindi le altre top ten, contro le quali aveva perso 7 degli ultimi 8 match.
Per cui, a Fort Worth, nel Super8 dove è stata accettata per la prime volta come Cenerentola a corte (“Ci avevo provato l’anno scorso, ci sono riuscita quest’anno, dimostra che valgo davvero le prime del mondo”), ha dovuto moltiplicare gli sforzi di volontà: “Nel primo set lei stava giocando davvero bene ed era tanto veloce, mi mandava palle difficili e sempre basse, come preferisce. Dovevo trovare il modo per cambiare il ritmo ed imporre il mio gioco”.
La frenesia del “corri e tira” non fa per lei, la Jabeur è da ritmi spezzettati e lenti, da accelerazioni e frenate impetuose come il cuore che le batte in petto, da sensazioni forti che il pubblico capta ed adora. Situazioni che fanno sanguinare le avversarie, ancor di più la padrona di casa, Pegula, sbarcata in Texas da protagonista annunciata e invece battuta sempre, sia in singolare che in doppio insieme alla partner a stelle e strisce Coco Gauff. Di più, bocciata per la nona volta di fila (0-7 quest’anno) contro le top 5, 2-13 in carriera. Una macchia difficile da cancellare che la ributta indietro dopo aver scalato la classifica fino addirittura al numero 3 del mondo.
La formula del round robin che consente di perdere una partita e rimanere in corsa nel torneo è sicuramente diversa dai tornei tradizionali. “Perdere d’acchito contro Sabalenka è stato duro due volte. Perché quando perdo sto già per almeno un paio di giorni, ma stavolta non ne avevo il tempo. Ed è stato davvero complicato dormire dopo la prima giornata”.
Ma la realtà cambia, ogni giorno, e bisogna adattarsi, con l’intelligenza che è propria della tunisina: “Il primo match l’ho perso per pochi punti, perché non sono riuscita ad afferrare l’attimo. Tutto questo torneo sarà così: non si hanno tante opportunità, bisogna essere concentrati al massimo per afferrarle”. La sua forza è dentro di sé: “Io sono così, certe volte non ce la faccio e certe altre volte ci riesco, l’importante è che sia in grado di ripartire subito, sempre, con le giuste motivazioni e le idee chiare su quello che devo fare”.
La numero 1 del mondo, Iga Swiatek, non dimenticherà più lo scherzetto di Ons che s’è presentata ai suoi occhi mascherata da fantasma per Hallowen facendola sobbalzare, terrorizzata, dalla sedia delle interviste. Del resto la Jabeur s’è autodefinita “ministro della felicità” per tener alto l’impegno di portare un sorriso ovunque può, a cominciare dalla sua gente, a casa, che, per orgoglio, “ha cominciato a seguire il tennis come il calcio”.
Ma attenzione, il suo obiettivo è quello di diventare: “Il ministro della numero 1”. E le WTA Finals di Fort Worth possono essere il viatico per darle ancor più fiducia. La motivazione è fortissima, come ha puntualizzato dopo la vittoria numero 47 della sua stagione: “Sono orgogliosa di rappresentare voi donne tunisine e voi donne arabe e tutte voi donne del mondo. E’ dura, è stato un percorso difficile ma sono qui e continuo ad inseguire i miei obiettivi. Voglio essere una delle più forti del mondo e fare la storia. E sinceramente non ce l’avrei fatta e non ce la posso fare senza il vostro sostegno. Grazie”.
Come fa a non piacere a tutti questa fantastica e insieme umanissima Ons Janeur?