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Campioni internazionali

Auguri, Sampras: guerriero silenzioso, degno figlio di… Sparta!

“Pistol Pete" compie 50 anni: l’attaccante statunitense dal bellissimo uno-due servizio-dritto è stato un esempio anche di comportamento. E ha stupito vincendo alcune memorabili battaglie col carattere battagliero della madre, immigrata dalla famosa città greca

di | 12 agosto 2021

Un bel primo piano di Pete Sampras (foto Getty Images)

Agosto è, insieme a giugno, uno dei mesi più prolifici dei più grandi campioni del tennis: Roger Federer è infatti nato l’8 agosto, Rod Laver il 9, Pete Sampras il 12, e questi tre protagonisti hanno segnato in modo indelebile lo sport delle racchette con le vittorie dei tornei più importanti, salendo al numero 1 del mondo, lasciando quindi un’impronta decisiva nella loro epoca e diventando immortali nello sport tutto proprio alla propria figura, al comportamento e allo stile.

“Pistol Pete”, che festeggia il compleanno numero 50 nella sua California, è stato infatti un esempio non solo come attaccante che, basandosi su un prodigioso servizio, cercava di chiudere presto lo scambio col perentorio dritto o con le discese a rete, ma anche come gentleman del ring, sempre corretto, mai polemico e pronto a battersi fino allo sfinimento.

E’ stato anche capace di un’ultima, triplice, impresa in un colpo solo, aggiudicarsi cioé, agli US Open 2002, proprio all’ultimo torneo della carriera anche l’ultimo Slam, peraltro il quattordicesimo, record dell’epoca, battendo ancora una volta sotto il traguardo il rivale storico, Andre Agassi.

Dello statunitense ricordiamo la propensione sui campi veloci, il cemento, sul quale è cresciuto e sul quale ha firmato cinque US Open in otto finali, più due Australian Open, ma anche l’erba, dove ha posto ben sette sigilli a Wimbledon in otto anni, dal ’93 al 2000, con l’unico buco del ’96. Un’impresa replicata e migliorata solo da Federer che ne ha preso il testimone battendolo nel 2001 e ha poi realizzato la trionfale cavalcata 2003-2009 (con l’unica eccezione della finale 2008). 

Ma ricordiamo molto di più. A cominciare dalla sua indole da lottatore che gli viene da mamma Georgia Vroustouris, emigrata negli States da Sparta, la mitica città dei più famosi guerrieri greci.

Pete ha fortemente lottato all’inizio, perché ha abbracciato uno sport nuovo recuperando una vecchia racchetta trovata in soffitta e si è modellato pian pienino, con l’aiuto di un super-coach, Robert Lansdorp che gli ha impostato il magnifico diritto e di un amico di famiglia, il dottor Peter Fischer che l’ha convinto a togliere una mano da rovescio in funzione degli approcci a rete da effettuare, in futuro, proprio a Wimbledon.

Perciò, da spaurito giocatore da fondocampo, che il coetaneo Andre Agassi irrideva con smorzate al curaro scimmiottando quel suo fare dinoccolato e quel tirar fuori la lingua quand’era sotto stress, si è trasformato in un bel cigno lavorando tanto sul fisico e sull’attitudine. E questo a fronte dell’anemia mediterranea che l’ha colpito da piccolo e di avversari strutturalmente ben più solidi, come l’altro super rappresentate della golden age Usa, Jim Courier.

Il formidabile rovescio ad una mano di Pete Sampras

Con la sua estrema dedizione, Sampras ha del resto conquistato l’attenzione di personaggi molto importanti del tennis. A cominciare da Rod Laver, l’unico campione del tennis che abbia chiuso due volte il Grande Slam, da sempre idolo del giovane Pete che, a 11 anni, è finalmente riuscito a palleggiare un po’ col mitico Rocket.

Serio, educato, silenzioso, introverso, il ragazzo si è fatto preferire al più esuberante e colorito Agassi, tanto che, nel novembre del 1989, il numero 1 dell’epoca, Ivan Lendl, lo invitò a casa sua, nel Connecticut per la preparazione invernale contribuendo largamente coi suoi consigli e il suo esempio di estrema dedizione allo sport all’esplosione di Sampras.

Che, dopo quell’esperienza, si trasferì alla Nick Bollettieri Academy con la ferma intenzione di migliorare il proprio fisico, sostenendo gli stessi carichi di lavoro di Courier sotto la guida di un marine dell’allenamento come Joe Brandi. E, nove mesi dopo, quando incrociò il suo mentore nei quarti degli US Open, gli dimostrò di aver appreso la lezione: dopo aver vinto i primi due set, si trovò sotto 5-1 al quarto, riuscì a frenare il crollo, perse il set per 6-4, ma ritrovo le energie psicofisiche per imporsi nettamente al quinto set. E da lì prese ulteriore slancio per conquistare, da outsider, il primo Major sul cemento di New York ad appena 19 anni e 28 giorni. 

Pete Sampras con il suo primo trofeo Slam, vinto agli Us Open del 1990 (foto Getty Images)

Le vittorie memorabili di Pete sono state tante, fra cui spiccano i quarti contro Agassi Agli US Open 2001 che si aggiudicò per 6-7 7-6 7-6 7-6 dopo una prestazione talmente sublime da parte dei due contendenti che avrebbe meritato di concludersi con un pareggio.

Anche per l’esaltante confronto fra il miglior attaccante il miglior difensore del mondo. Fantasmagorica fu anche la sfida che Sampras vinse contro Boris Becker nella finale della Masters Cup 1996: quattro ore di incredibile battaglia conclusa per 3-6 7-6 7-6 6-7 6-4.

Così come fu straordinaria la finale di Wimbledon 1998 che strappò, letteralmente strappò, con una prestazione impressionante, dalle mani di Goran Ivanisevic per 6-7 7-6 6-4 3-6 6-2.

Sampras non potrà mai dimenticare le straordinarie prestazioni che lo hanno esaltato come uno dei più grandi lottatori della storia. Nei quarti degli Australian Open 1995 contro Courier, appena venuto a conoscenza del male incurabile che aveva colpito il suo amatissimo coach Tim Gullikson, finì sotto di due sete sembrava prossimo al tracollo ma, spinto dall’incitazione dagli spalti - “Fallo per Tim!” -, pur piangendo in campo, sconvolto, rovesciò la partita nel memorabile 6-7 6-7 6-3 6-4 6-3.

Nella finale di coppa Davis di quell’anno, a Mosca sulla terra rossa che era la superficie più ostica, dopo aver domato Andrei Chesnokov il venerdì per 3-6 6-4 6-3 6-7 6-4 ed aver lasciato il campo a braccia tutto inciampato per lo sforzo, il sabato fu protagonista accanto a Todd Martin del successo in doppio e la domenica  dominò Yevgeny Kafelnikov per 6-2 6-4 7-6.

Agli Us Open 1996, visibilmente indisposto, piegato in due dai conati di vomito, pur ammonito per essersi scaricato contro i teloni di fondocampo, dopo aver salvato un match point al tie-break del quinto set, quando sembrava proprio battuto, trovò invece le forze per lo sprint e si impose su Alex Corretja per 7-6 5-7 5-7 6-4 7-6. Da vero guerriero di Sparta.

Il ricordo di Sampras giocatore e campione rimane vivido ed importante, anche se, da ambasciatore, non è stato ugualmente presente e ancor meno decisivo. Frequenta ancora gli Slam, ma non è rimasto coinvolto nel tennis come tanti altri colleghi famosi. Appagato dalle magiche sensazioni dei suoi giorni, dai trionfi, dai record positivi contro tutti i rivali diretti.

Fiero dei suo successi. Anche sulla terra rossa, se non a livello di Slam, almeno in un grande torneo, nel 1994 a Roma, in una finale indimenticabile contro Boris Becker dominata per 6-1 6-2 6-2 che arricchisce l’albo d’oro degli IBI al Foro Italico.

Pete Sampras nell'ultimo Grand Slam vinto, il 14°, vinto contro Agassi a New York nel 2002

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