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Campioni internazionali

Querrey si difende: “Ho avuto paura per mia moglie e mio figlio"

La prima intervista dello statunitense protagonista di una clamorosa fuga dal torneo di San Pietroburgo ad ottobre, dopo il tampone positivo al Covid-19 di tutta la famiglia

di | 07 gennaio 2021

Sam Querrey con la moglie Abby Dixon ed il figlioletto Ford

Dalla Russia con amore. Com’era prevedibile, l’ex numero 11 del mondo Sam Querrey ha pagato solo con una multa - peraltro sospesa e di appena 20mila dollari - la fuga dal torneo di ottobre a San Pietroburgo: l’inchiesta dell’ATP Tour ha confermato che le attenuanti unite alla immacolata fedina dello statunitense erano decisive rispetto alla colpa.

E’ vero, ha violato le norme anti Covi imposte dall’ATP Tour e gestire di comune accordo con le autorità locali e con gli organizzatori dei tornei per garantire la salute de di tutti. Ma chi poteva colpevolizzare un padre e un marito che teme per la salute di figlio e moglie al suo seguito dopo aver appreso di essere positivo al Covid-19? Così anche la multa potrà essere evitata in caso di “buona condotta” del giocatore statunitense nei prossimi sei mesi, e la vicenda si sgonfierà come - si spera - con le bolle dei tornei che hanno caratterizzato la stagione tennistica 2020.

Una volta nota la sentenza sportiva che in pratica l’assolve dalla sua violazione del protocollo, il 33enne numero 56 del mondo ha rilasciato la prima intervista a Sport Illustrated, ribadendo la drammaticità di quelle ore.

Ha raccontato di aver maturato l’idea della fuga perché non aveva ricevuto alcuna rassicurazione chiara e precisa dai sanitari russi sulla procedura da attuare dopo che tutta la famiglia era risultata positiva al virus.

Era angosciato soprattutto da una domanda: la moglie (la modella Abby Dixon) e il figlioletto di otto mesi (Ford) sarebbero stati separati? Per questo motivo, temendo interventi immediati e severi dalle autorità sanitarie locali, ha chiarito di aver rifiutato la visita fiscale nella sua camera d’albergo, rimandandola alla mattina seguente e sfruttando quelle ore per organizzare la fuga.

Mentre i dirigenti del torneo di San Pietroburgo hanno ribadito di averlo informato che avrebbero trasferito tutti e tre in quarantena in un appartamento di lusso, per non rischiare una contaminazione di terzi, dopo però la verifica della loro asintomaticità.

Sam Querrey

Quel “però” non ha fatto sentire al sicuro il giocatore statunitense: “Fra le 10 di sera e le 10 del mattino ho dovuto prendere la mia decisione. Avevo lì con me mia moglie e mia figlio e non mi sentivo tranquillo. Così abbiamo deciso insieme di affittare un volo charter e di partire. La mattina presto abbiamo lasciato l’hotel quando nessuno potesse notarci e con un jet privato siamo volati a Londra”

Durante il viaggetto inatteso, che è costato 30mila sterline (circa 33mila euro), come puntualizza Querrey: “Mia moglie ed io abbiamo indossato le mascherine N-95, non le abbiamo mai tolte e non abbiamo toccato né cibo né bevande”. Sbarcati a Londra non ci sono stati controlli o test: “Abbiamo subito raggiunto l’Airbnb che avevo affittato e siamo rimasti in quarantena per due settimane prima di rientrare negli Stati Uniti. Non abbiamo messo nessuno in pericolo, limitando in toto qualsiasi esposizione ad altre persone. Penso che abbiano fatto tutto giusto. Ce l’hanno confermato anche i medici coi quali abbiamo parlato dopo”.

Sam Querrey (foto Getty Images)

La coscienza del giocatore è tranquilla: “Da padre e marito ho avuto una razione umana, e ancora adesso penso di aver preso la decisione giusta. Avevo paura dell’eventualità che la mia famiglia venisse ricoverata in un ospedale e ci restasse magari per un paio di settimane”. Così lontano da casa, con gli inevitabili limiti dettati dalla lingua, con l’incognita delle norme in atto in Russia e con un bambino così piccolo in ballo. 

Quale padre, con  peraltro la disponibilità economica di Querrey, non avrebbe preso la via della fuga?

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