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Campioni internazionali

Avere rispetto e dire no: così Matteo Berrettini è sempre più un esempio

Il tampone volontario e l’addio a Wimbledon dov’era fra i favoriti sono gesti faticosi e dolorosi che fanno parte di un personaggio di grande spessore umano. Che vincerà comunque domani

di | 29 giugno 2022

Un selfie a fine allenamento sul Centre Court, giovedì scorso a Wimbledon

Matteo e Rafa, un selfie a fine allenamento sul Centre Court, giovedì scorso a Wimbledon

Matteo Berrettini che rinuncia volontariamente a Wimbledon dov’è tra i favoriti al successo finale ci fa venire in mente una sola e semplice parola: rispetto. Quante volte la sentiamo pronunciare, quante volte la leggiamo sulle T-shirt e sui social, quante volte la sentiamo urlare negli slogan delle manifestazioni di protesta? E’ una parola breve, ma dai mille significati profondi. Si apprende prestissimo, da piccoli, o non si apprende, la impariamo dai genitori, la alleniamo per tutta la vita. Matteo la coltiva come atleta e come uomo. Così, davanti al problema personale che avrebbe potuto bypassare come tanti altri tutti i giorni, come tantissimi altri colleghi votati all’ego più profondo, ha detto no. Che è una parola ancor più breve di rispetto, spesso connessa a quella, sempre difficile. Anzi, la più difficile. No all’egoismo, no all’ignoranza di un problema comune, no al rischio di contagio dei propri simili, no ai comportamenti di facciata, no al silenzio che secondo la collega Alizé Cornet ha soffocato il focolaio Covid al Roland Garros, no all’abiura del rispetto che gli è stato inculcato dai suoi magnifici genitori. 

I COSIDDETTI GRANDI

Molti nemmeno hanno capito la rinuncia di Berrettini, che nessuno poteva chiedergli perché in Gran Bretagna non esistono le regole sull’isolamento che esistono in Italia e in Europa, e molti altri fingono di non capire. Dai dirigenti dell’All England Club che organizza il torneo più famoso (e ricco) del tennis a quelli di ATP e WTA gestori e responsabili dei giocatori, ai campioni di prima grandezza di questo sport, proprio Novak Djokovic e Rafa Nadal. Che posizione hanno preso sulla possibile Pandemia i due Fab Four? Si sono allenati proprio con Cilic e Berrettini, i due nomi più famosi colpiti da Covid a Londra, coi quali hanno condiviso più momenti di vicinanza e di possibile contagio, sul campo e negli spogliatoi. Gli è venuto in mente di farsi un tampone, se lo sono fatti, ce ne mostrano gli esiti? Altrove sarebbero stati sospesi d’ufficio solo per aver avuto contatti così stretti con chi ha contratto il famigerato virus.

ESEMPIO

Il rispetto e il no non sono legati agli altri, sono un discorso personale, intimo, di responsabilità che un essere umano si assume nei confort ti di se stesso e del prossimo. Quindi, il comportamento di Matteo non è connesso a quello di nessun altro, ed è quindi ancor più singolare e significativo. E cristiano. Come quello di Cilic poco prima di lui, una brava e corretta persona che è nata, guarda un po’, a Medjugorje, ed è fedele alla Madonna locale e ai principi del suo credo religioso. Ecco, in un mondo sempre più arido e sempre più legato ai propri interessi, il gesto di Berrettini assume un valore superiore e ne rinsalda ulteriormente la figura morale. Come esempio del Rinascimento del tennis italiano che gli altri ragazzi della nazionale di Davis adorano, a cominciare da Jannik Sinner, cui Matteo - infortunato - ha lasciato il posto alle ATP Finals di Torino. Questo gesto meriterebbe un riconoscimento speciale da parte dell’ATP invece del taglio dei punti in classifica che suonerà come una ulteriore beffa per chi come il 26enne romano si comporta bene verso gli altri a prescindere dal tornaconto personale. Per potersi guardare serenamente la mattina allo specchio. Perché la vita continua anche dopo il tennis e una persona non viene valutata più per le partite e i titoli che ha conquistato, ma per molto di più.


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