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Campioni internazionali

Un ragazzino che guarda Re Roger in tv: così nasce la passione per il tennis

La generazione degli anni 90 ha scoperto la bellezza emozionante del tennis perché è cresciuta vedendo giocare Federer. Il racconto in prima persona dell’impatto che un grande campione può avere su chi è diventato adulto nella sua epoca

di | 16 settembre 2022

Roger Federer si appresta ad eseguire quello che è stato probabilmente il suo colpo più iconico: il rovescio ad una mano (foto Getty Images)

Roger: una parola, cinque lettere, che da sole provocano migliaia di emozioni. Basta sentire o leggere questo nome per far nascere un ricordo, una sensazione o una semplice immagine nella mente di chiunque abbia avuto la fortuna di assistere ad una partita del Re anche solo una volta, dal vivo o semplicemente in TV. Perché Roger, adesso che hai squarciato la noia di un qualsiasi giovedì di metà settembre con la notizia del tuo ritiro, non possiamo non pensare che è proprio questo che sei stato (non solo per il tennis ma per lo sport in generale): una fortuna.

E per tutti coloro che, come chi scrive, sono stati iniziati quando avevano 10 anni al culto della racchetta dalla contemplazione televisiva dei tuoi gesti unici, tu che ti sei definito come “un giovane raccattapalle di Basilea che voleva realizzare il proprio sogno”, il 15 settembre 2022 non può essere un giorno come un altro

Tornare a casa dalla scuola per accendere la tv e vederti danzare in mezzo al campo come il più leggiadro degli étoile, mi ha fatto realizzare qualche anno dopo che sei stato uno dei doni più grandi che la Natura abbia fatto allo sport del XXI secolo. Vederti trionfare otto volte sul prato del più maestoso e antico torneo di tennis della storia è stato un privilegio per cui possiamo solo ringraziare chiunque governi le leggi del mondo e abbia deciso di offrirci questo connubio iconico come Michael Phelphs in vasca alle Olimpiadi.

Vedere la palla uscire armoniosa come una sinfonia di Bach dal tuo rovescio ad una mano è stata una gioia per gli occhi, ogni volta come in quella finale dell’Australian Open 2006 contro Baghdatis che ricordo come fosse ieri e definì la mia passione intorno a quel gesto. E ora tutto questo rimarrà solo come il più dolce dei ricordi, perché fra meno di 10 giorni scriverai la parola fine nell'ultima pagina della tua carriera.  

In quella Londra che nel 2001 ti ha consacrato tra i campi di Sua Maestà, assistendo al cambio della guardia agli ottavi di finale con il vecchio “padrone di casa” Pistol Pete Sampras, andrai in scena per un’ultima volta a 41 anni. E sarà forse la più simbolica ed emozionante possibile perché accanto a te, a rappresentare l’Europa nella Laver Cup, ci saranno i rivali ed amici di sempre. Nadal, Djokovic e con loro (tra gli altri) Murray ti accompagneranno verso il passo più difficile della tua carriera. Insieme a loro, sui rettangoli di gioco di ogni latitudine, hai riscritto pagine della storia del tennis e ci hai donato partite che rimarranno negli annali di questo sport. E non è retorica perché le tue rivalità, soprattutto con Rafa e Nole (contro cui hai giocato 90 delle tue oltre 1500 partite) hanno reso ancor di più un onore poter dire di aver vissuto nella tua stessa epoca.

Da sinistra: Novak Djokovic, Rafael Nadal e Roger Federer (foto Getty Images)

Quando l’innegabile commozione delle prime ore dopo il tuo addio avrà lasciato spazio a più fredde riflessioni, non potremo far altro che ricordare le partite e i momenti che hanno segnato la tua avventura (e il nostro trepidare per te incollati al teleschermo).

Ci tornerà alla memoria la finale degli US Open 2005 vinta contro Agassi o il leggendario tweener con cui ti sei portato a match-point, sempre a New York, ma nella semifinale del 2009 contro Djokovic. Ripenseremo a quella finale di Wimbledon del 2008 che vide sì trionfare Nadal, ma che da molti è considerata come il più emozionante incontro di tennis di sempre. E ci ricorderemo della rivincita che ti sei preso undici anni più tardi in semifinale, avendo ancora negli occhi i sensazionali primi cinque game del terzo set. 

Quel torneo del 2019 ha rappresentato il bello e il brutto dello sport per chi voleva vederti trionfare di nuovo, l’estasi più grande che in un attimo può ridursi alla delusione più cocente, quella della “tragica” finale in cui, contro Djokovic e i due match-point falliti, si infransero, dopo quasi 5 ore di lotta, i tuoi sogni di alzare il titolo per la nona volta al cielo di Londra. Anche allora ero lì con te idealmente, soffrendo con gli occhi incollati a un tablet sul sedile posteriore dell'auto su cui viaggiavo con la mia famiglia. Non si poteva fare a meno di essere lì con te. E di soffire.

E allora non potremo non pensare anche a tutti i momenti difficili di questi 24 anni, ai tuoi problemi alla schiena e alle operazioni al ginocchio, alle lacrime e poi agli incredibili ritorni che hanno nell’Australian Open del 2017, con quella finale da cinque set "senza senso" tanto è stata bella ed emozionante contro Nadal, il loro emblema più grande. 

Roger Federer saluta il pubblico (foto Getty Images)

Non è facile trovare i giusti aggettivi per descrivere quello che la tua eleganza, la tua correttezza dentro e fuori dal campo e la tua classe rappresentano per chiunque abbia qualcosa a che fare con il tennis. Con due semplici lettere, la “R” e la “F”, hai creato un marchio trasmette valori immortali.

E allora, in mezzo a mille parole e mille pensieri, probabilmente la più grande certezza che lasci al termine della tua immensa carriera è proprio questo senso di profonda ammirazione. Nel 2006, sulle pagine del New York Times, David Foster Wallace aveva definito l’assistere a un tuo match “un’esperienza religiosa”. Forse è ancora questa la miglior descrizione possibile che si può fare di un uomo e di uno sportivo che non possiamo far altro che ringraziare e che per quelli come me sarà sempre, semplicemente, Re Roger. 


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