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All’inseguimento di papà Petr, il ventenne raggiunge i quarti a Miami e sale prepotentemente alla ribalta nel tennis Usa senza più stelle: "Quando le cose vanno male, resto positivo e continuo a ripetermi che devo superare la tempesta"
di Vincenzo Martucci | 31 marzo 2021
Chiamatelo Sebi, mettetelo in posa accanto al più noto Andre Agassi, che funge da pseudo-mentore insieme alla compagna, l’ex numero 1 e collezionista Slam come lui, Steffi Graf, aggiungeteci una spruzzata di umanità, cioé una foto di famiglia col padre Petr, ex re di un Major, famoso perché festeggiava le vittorie facendo una strana trottola coi piedi nell’aria, la madre Regina, ex bellissima pro di tennis pure lei, e le due sorelle, Nelly e Jessica, protagoniste del massimo circuito di golf, l’LPGA. Ecco confezionato l’ultimo prodotto dello show business a stelle e strisce.
Perché per sfondare non basta essere vincenti e salire al numero 87 del mondo ad appena 20 anni, bisogna vendere una storia e bisogna farlo su una grande ribalta, com’è quella di Miami, dove Sebastian Korda approda per la prima volta nei quarti di un torneo Masters 1000. Peraltro in modo inatteso, perché infila avversari ostici come Radu Albot e Fabio Fognini, un giocatore caldissimo come Aslan Karatsev e anche il suo primo top ten, Diego Schwartzman, proponendosi a testa alta al braccio di ferro contro il numero 1 dei picchiatori del momento, Andrey Rublev.
Ce l’ha fatta con la potenza del servizio, ma soprattutto con la pazienza, gestendo i limiti dell’avversario e seguendo alla lettera la tattica studiata a tavolino con papà Petr: “Per esempio, è stato fondamentale ricordarmi per tutta la partita che cosa aveva funzionato l’anno scorso contro Karatsev al Roland Garros, quando l’avevo battuto nell’ultimo turno delle qualificazioni”.
ICYMI, 20-year-old @SebiKorda completed his first top-10 win to make his maiden ATP Masters 1000 QF at the #MiamiOpen ??pic.twitter.com/G49b5O7Llz
— ATP Tour (@atptour) March 31, 2021
AAA cercasi star disperatamente. L’annuncio ha trovato almeno una risposta: grazie al trampoliere magro come un chiodo che sfiora i due metri d’altezza, la macchina pubblicitaria Usa s’è rimessa all’opera di gran lena fra giornali e web e soprattutto tv: il soggetto Korda promette troppo di più del 19enne Brandon Nakashima e del 20enne Jensen Brooksby, troppo imberbi, del pivottone John Isner che, a 35 anni, è sul viale del tramonto, di Taylor Fritz, l’idolo delle teenagers che, a 23, non è esploso davvero mai, come i coetanei, il bombardiere Reilly Opelka, Tommy Paul il bello e Frances Tiafoe, l’orgoglioso alfiere degli afroamericani.
Pubblico, organizzatori di tornei, tv e mercato chiedono molto di più di dieci giocatori fra i top 100, puntano al protagonista che manca dallo sfortunato Andy Roddick, capitato, ahilui, nell’epoca sbagliata dei super-eroi Federer e Nadal.
Il salvataggio, come già con la formidabile accoppiata Agassi-Sampras, figli di Persia e di Grecia, arriva dagli immigrati nell’Eldorado con un prodotto inedito che forse non sarà proprio l’ideale, ma farà almeno da traino e da richiamo. Perché Korda è nato negli Stati Uniti, proprio in Florida, il 5 luglio 2000, ma solo perché i genitori si sono trasferiti da Praga nella Mecca dello sport per dare un futuro più agevole ai figli così tanto votati per l’agonismo.
Per le ragazze è stato più facile convincere papà che ne ha accompagnato da caddy i primi passi sul green, per Sebastian, detto Sebi, c’è voluto il titolo juniores che ha conquistato agli Australian Open, lo stesso Major che il campione di casa, Petr, aveva firmato vent’anni prima fra i seniores, nel 1998, salendo al massimo al numero 10 del mondo prima di incappare in una squalifica per doping.
Papà avrebbe voluto che il figlio continuasse con l’hockey ma Korda jr, folgorato da una visita agli Us Open 2009, gli aveva promesso che, con la sua fortissima motivazione, lo avrebbe convinto a seguire i suoi passi nel tennis. “Ricordo che papà giocava contro Djokovic sull’Ashe, in night session, lo stadio era pieno zeppo di gente e io ho pensato che fosse la cosa più figa che avessi mai visto. Così, quando sono tornato a casa, ho annunciato a tutta la famiglia: “Questo è esattamente quello che voglio fare per il resto della vita”. E’ stato come un amore a prima vista: l’atmosfera, il gioco mi hanno conquistato”.
Anche se Sebi ha mosso i primi passi sul campo da tennis con mamma, e non con papà.
Un momento di relax per Sebastian Korda con le sorelle Nelly e Jessica, proette del circuito del golf
Quest’amore è una molla fortissima, così come la naturale rivalità in famiglia col papà: a Miami, Sebi ha replicato i quarti di Petr del 1994 e 1996, e vorrebbe tanto eguagliare il suo miglior risultato delle semifinali 1993 contro Pete Sampras. Come ammette lui, attaccassimo alla famiglia e in chat continua con le sorelle: “Questo torneo è super speciale, tutti e due i miei genitori sono qui. Ci hanno aiutato tantissimo nei primi passi nello sport, ci ripetevano che dovevano solo divertirci e provare. A ore dovrebbero volare a Palm Springs per guardare le mie sorelle nel primo Major dell’anno, ma se vinco ancora resteranno con me”.
La battaglia fisica e mentale soprattutto contro Schwartzman, protagonista della scorsa stagione, avrà dato un’ulteriore conferma a papà Korda delle qualità migliori del figlio, quelle che, alla fin fine, fanno la differenza in questo sport sempre più fisico ed esasperato.
Tanto che Korda jr si è auto-elogiato, giustamente: “Ho giocato una partita incredibile. Penso che mentalmente sono stato fantastico. Sono rimasto calmo. Anche quando nelle situazioni difficili ho creduto in me stesso e ci sono andato. Ne sono super orgoglioso. Sì, dentro di me sento soprattutto un sacco di gioia dentro. Tutto il duro lavoro che ho fatto con il team mi sta ripagando”.
Alle prime apparizioni sulla ribalta, Sebi sembrava troppo legnoso e votato alla sola potenza, invece con tantissimo lavoro su reattività ed elasticità, e anche sulla tecnica, ha fatto davvero un considerevole e velocissimo salto di qualità: “Il mio fisico si è assestato, anche in questo era solo questione di pazienza”.
Al resto, per portarlo in alto, ci hanno pensato determinazione e freddezza. Favorito anche dal caldo-umido della sua Florida dove il fattore fisico è fondamentale e dove il ragazzo ha già fatto faville raggiungendo a gennaio la finale dell’ATP di Delray Beach quand’ha messo in fila Paul, Isner e Norrie, arrendendosi sotto il traguardo al solido Hubert Hurkacz.
Quindi ha avuto l’umiltà di ricalarsi nell’atmosfera dei tornei Challenger, aggiudicandosi il torneo di Quimper in Francia anche se poi ha avuto le classiche ricadute della crescita, cedendo subito a Biella contro il numero 170 del mondo Dmitry Popko, al secondo turno di Montpellier contro Lorenzo Sonego, ma dopo aver eliminato l’eroe di casa, Jo Wilfried Tsonga, e quindi anche ad Acapulco, dopo aver liquidato Marin Cilic. Adesso sta imparando anche a gestire le emozioni e gli sforzi che seguono un’impresa.
Partita la Race to Milan: non solo Korda - Le foto
Oggi papà ha preso le redini del team-Korda che accompagna Sebi. Ma il ragazzo, che nella sua crescita ha approfittato dei consigli di tanti coach, ne ricorda particolarmente uno, Dean Goldfine, che gli ripeteva continuamente: “Devi essere pronto a superare la tempesta”.
Per lui è un vero e proprio comandamento: ”Quando le cose vanno male, quando sembra solo che io corro e l’altro fa i bei colpi, mi continuo a dire proprio questo. E rimanendo nel match, mantenendo una mentalità positiva, mi sento talmente orgoglioso di me stesso che poi posso fare qualsiasi cosa”.
Eppure se proprio deve indicare un segreto, Sebi dice convinto: “Devo ringraziare il fatto che ho sperimentato tanti sport: Sci, pattinaggio, taekwondo ed hockey. Proprio come le mie sorelle, che in più hanno fatto danza e golf. Anche Jessica era brava a tennis, ma non le piaceva sudare e poi Nelly l’ha seguita sul green”.
Inutile chiedergli del suo idolo, quando l’ha affrontato, al Roland Garros, si è liquefatto solo all’idea di ritrovarselo davanti e ha subito una pesante lezione: “Rafa è il mio punto di riferimento, l’ho sempre ammirato per la sua attitudine, per tutto, è uno dei motivi per cui gioco a tennis. Ogni volta che sono in campo, cerco di essere come lui”.
Visto come impara in fretta, c’è da augurargli di guadagnarsi presto un altro scontro col suo dio del tennis.
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