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Allo US Open, Serena Williams ha giocato la sua ultima partita in singolare della sua carriera da leggenda. Attraverso I suoi successi, i record, la sua storia, ha cambiato il tennis e trasformato il pubblico.
di Alessandro Mastroluca | 03 settembre 2022
"Serena Williams lascia il tennis come la giocatrice più grande di sempre - diceva Billie Jean King alla vigilia dello US Open -. Dopo una carriera che ha ispirato una nuova generazione di giocatrici e di tifosi, sarà ricordata come una campionessa che ha vinto in campo e ha migliorato il profilo globale di questo sport".
I suoi successi, i record, potrebbero occupare un intero libro. Nella sua carriera, in singolare Serena ha conquistato 23 Slam, uno in meno del record dell'australiana Margaret Court, e 73 titoli complessivi. E' la seconda giocatrice più titolata alle WTA Finals, in cui ha trionfato cinque volte come Steffi Graf (2001, 2009, 2012, 2013 e 2014), la più "agée" ad aver occupato il posto di numero 1 del mondo (nel maggio 2017 a 35 anni e 224 giorni).
"Non ho mai giocato solo per divertirmi. Perdere non mi diverte affatto" ha detto una volta Serena, capace di guadagnare di soli montepremi nel 2013 12.385.572 dollari. E' la cifra più alta mai incassata da una sola giocatrice in un anno nel circuito WTA.
Oltre i record, più dei record, parla la sua storia. Un'epopea di famiglia, una storia di riscatto iniziata in un sobborgo violento di Los Angeles, Compton, passata attraverso il dolore per la morte della sorella Yetunde Price in una sparatoria a mezzanotte del 14 settembre 2003. Una storia orientata verso il successo inseguito non come fine ma come mezzo.
Voce e volto delle battaglia contro le discriminazioni e per la libertà delle donne, ha assunto un ruolo di campionessa e icona. Ha giocato per sé e per le altre, è riuscita nella missione ultima dei grandi dello sport, lasciare il suo mondo in condizioni migliori di quelle che aveva trovato all'inizio della sua carriera.
Vediamo allora i dieci motivi in cui abbiamo provato a sintetizzare perché Serena Williams resterà un simbolo di questo sport.
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1 HA RIVOLUZIONATO IL GIOCO
Intanto, l'impatto di Serena e Venus si può leggere nelle parole, nelle impressioni, delle avversarie. Hanno affrontato generazioni di giocatrici, hanno iniziato quando in campo c'erano l'ultima versione di Steffi Graf e la prima di Martina Hingis. Si sono scontrate con Lindsay Davenport e Jennifer Capriati, Kim Clijsters e Justine Henin, Maria Sharapova e Ana Ivanovic, Naomi Osaka e Ashleigh Barty.
"Prima di loro, il tennis femminile era completamente diverso" ha ammesso la ceca Karolina Pliskova, numero 1 del mondo per otto settimane nell'estate del 2017. Nessuna prima di lei, ad esempio, aveva mai servito come Serena. "Era tecnicamente perfetta, il lancio di palla con cambiava mai" ha detto Mary Carillo, ex Top 10 e oggi opinionista in tv.
"Penso che molti, dopo l'avvento di Serena, hanno capito che il servizio poteva essere un'arma nel tennis femminile" ha commentato Pam Shriver, storica compagna di doppio di Martina Navratilova con cui ha vinto venti Slam tra il 1981 e il 1989, una delle giocatrici con il miglior servizio di allora. "E' una delle eredità che lascia Serena. Negli ultimi dieci anni, nel tennis femminile si è data molta più importanza al servizio e si è lavorato su questo colpo molto di più".
2 HA VINTO TRE SLAM ALMENO 6 VOLTE: NESSUNO COME LEI
Nel tennis, la grandezza dei campioni si misura attraverso i successi negli Slam. Anche se non sono l'unico parametro di valutazione, offrono un'indicazione utile. Chi estrae le prestazioni migliori nei tornei più importanti ha indubbiamente qualcosa in più. Ecco, Serena ha quel qualcosa in più.
Per due volte ha vinto tutti i quattro Slam uno dopo l'altro, anche se non nella stessa stagione. E' successo nel 2002-2003 e nei 2014-15. Sono i due cosiddetti "Serena Slam". Nel 2015, è andata a due partite dal completare il Grande Slam, ovvero l'en plein nei quattro major di una stessa stagione. L'ha fermata solo Roberta Vinci capace nella semifinale dello US Open di firmare una sorpresa destinata a rimanere nella storia, preludio alla prima finale Slam tutta italiana nella storia del gioco vinta da Flavia Pennetta.
I risultati negli Slam di Serena raccontano una storia da leggenda. Il suo albo d'oro recita:
E' il solo tennista, uomo o donna, in tutta la storia del gioco, ad aver vinto tre dei quattro major almeno sei volte in singolare. E nella sua carriera, ha trionfato almeno sei volte solo in un altro torneo, a Miami, dove vanta ben otto successi (2002, 2003, 2004, 2007, 2008, 2013, 2014 e 2015).
3 HA VINTO DIECI SLAM DA OVER 30...
Non è solo la somma che fa il totale negli Slam. Non è solo la quantità che spicca nel rendimento di Serena Williams, ma anche la longevità. E' infatti esplosa a 17 anni con il primo titolo Slam allo US Open del 1999. Allora superò la numero 4 del mondo Monica Seles nei quarti, la numero 2 Lindsey Davenport in semifinale, la numero 1 Martina Hingis in finale.
E ha continuato, senza calare di intensità, arrivando a conquistare dieci Slam dopo aver compiuto trent'anni (2012 Wimbledon e US Open; 2013 Roland Garros e US Open; 2014 US Open; 2015 Australian Open, Roland Garros e Wimbledon; 2016 Wimbledon; 2017 Australian Open). Solo altre quattro giocatrici sono riuscite a vincere almeno due major da over trenta: Margaret Court (3), Martina Navratilova (3), Billie Jean King (2), e Chris Evert (2). Tutte insieme ne contano tanti quanti Serena da sola.
4 ... E TRE DOPO AVER SALVATO MATCH POINT
La partita non è mai finita, fino alla stretta di mano. Sembra una frase fatta ma nel caso di Serena Williams è il presupposto per uno dei suoi record destinati a durare più a lungo. E' infatti una delle 12 giocatrici nell'era Open ad aver vinto uno Slam dopo aver salvato un match point. Le altre 11 l'hanno fatto in un solo torneo, Serena ci è riuscita tre volte.
La prima all'Australian Open 2003. Ne cancellò due in semifinale contro la belga Kim Clijsters, poi vinse il titolo contro la sorella Venus. Due anni dopo, sempre in Australia e sempre in semifinale, si è trovata tre volte a un punto dalla sconfitta contro MAria Sharapova. Riuscì a completare in rimonta la prima di 19 vittorie di fila contro la russa e vinse il titolo in finale contro Davenport. Infine, a Wimbledon 2009, si salvò in semifinale contro la russa Elena Dementieva prima di battere ancora Venus nella sfida per il titolo. "Mi fa sentire bene - diceva allora -, non devi mai arrenderti, devi sempre continuare a combattere. E' una lezione buona nella vita, non solo nello sport".
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5 HA TRASCORSO 402 SETTIMANE IN TOP 2
Con una carriera così lunga, non stupisce che abbia anche il primato di settimane consecutive da numero 1 WTA: 186, come la tedesca Steffi Graf. Complessivamente, ha trascorso in vetta alla classifica 319 settimane distribuite in otto periodi spalmati in quindici anni. A cui si possono aggiungere altre 83 da numero 2 per un impressionante totale di 402 settimane, poco meno di otto anni, in Top 2.
6 E' STATA LA PIU' GRANDE MINACCIA ALLE NUMERO 1
Quando poi non era numero 1 o numero 2, Serena è diventata il principale pericolo per le giocatrici che occupavano quelle posizioni. Le è successo otto volte, ad esempio, di battere la numero 1 e la numero 2 del mondo nello stesso torneo. Un'impresa riuscita in totale 36 volte da quando esiste il ranking computerizzato, nel 1975. Serena e Venus (4 volte) sono le uniche capaci di ripetersi in almeno tre occasioni.
7 AFFARI DI FAMIGLIA
Serena e Venus sono senza dubbio "Icone". E' questo anche il titolo di un documentario del 2013 realizzato da due giornalisti della ABC, Michelle Major e Maiken Baird. “E' la storia di due sorelle afro-americane che hanno rotto ogni barriera” ha spiegato Baird. “E' una grande storia americana in cui c'è la famiglia, la razza, la tenacia, il duro lavoro che porta al successo”.
In questa storia c'è il padre Richard, che raccontava di aver scritto un manifesto di 78 pagine su come portare le figlie neonate a diventare star del tennis. Una figura simbolo, onnipresente ma sfuggente, che la russa Elena Dementieva accusò nel 2005 di pre-determinare l'esito delle finali Slam fra le due figlie.
C'è anche la fame di vittorie che le porta lontano da Compton ma anche un filo mai spezzato con le proprie origini. L'immagine simbolo è il "crip walk", il balletto con cui ha celebrato l'oro olimpico in singolare a Londra 2012. Era la danza dei membri della gang dei Crips che terrorizzava Compton, il segno dell'uccisione o del pestaggio di un componente della gang rivale, i Bloods. E' rimasto un balletto hip hop. In quell'occasione era la manifestazione di un'appartenenza, ostentata con l'orgoglio di chi ha rotto ogni barriera.
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8 E' UN MODELLO PER LE GIOCATRICI
E' diventata una campionessa capace di incassare, di soli montepremi nei tornei, 92,7 millioni di dollari in carriera, e di lottare per ottenere un trattamento equo per le tenniste rispetto agli uomini. "Non cerco di essere famosa, non cerco di essere niente. Sono soltanto Serena" diceva durante lo US Open del 2019.
Eppure, al di là delle sue parole, è molto più di questo. E' un modello di riferimento per Naomi Osaka, Sloane Stephens, Madison Keys, Coco Gauff, per tutte le tenniste afro-americane a cui ha indicato una strada. "Penso che il tennis sia un grande sport per le donne, ed è bello poter mostrare la propria personalità, essere se stessi e fare qualcosa che ami profondamente" ha detto.
Essere se stessa ha compreso anche, per Serena, il racconto delle difficoltà vissute dopo la nascita della figlia. "Ho voluto parlare di tutti i miei problemi post-parto. L'ho fatto per tutte le mamme che hanno avuto tante storie simili, dar loro una voce" diceva al Roland Garros 2018.
Un torneo al quale si è presentata con un look iconico, una tuta attillata e nera che ricorda il personaggio dei fumetti Catwoman. "Mi sento come una principessa guerriera, ho sempre voluto essere un supereroe" aggiungeva. Ma oltre all'estetica, la tuta serviva anche ad aiutare la circolazione del sangue dopo l'embolia polmonare, la seconda di cui ha sofferto, che l'ha tenuta a letto un mese e mezzo dopo il parto. "Per tutte le mamme che come me hanno avuto una dura ripresa dalla gravidanza, eccomi qua. Se posso farlo io, potete farlo anche voi" ha scritto sui social.
10 HA COMBATTUTO LA BATTAGLIA PIU' DURA
Il razzismo ha sempre fatto parte della sua storia. Fin dall'inizio, dai fischi ricevuti durante la finale di Indian Wells del 2001 contro Kim Clijsters. A quella finale era arrivata dopo il forfait della sorella Venus che avrebbe dovuto incontrarla in semifinale. Il ritiro è stato comunicato solo in extremis con lo stadio già pieno. “I bianchi di Indian Wells finalmente hanno detto quello che ci hanno sempre voluto dire: ‘negro, stai lontano da qui, qui non ti vogliamo - disse Richard Williams dopo la partita -. È il peggiore atto di pregiudizio che abbia visto dall’uccisione di Martin Luther King". A Indian Wells, ha detto Serena nel 2008, "sono successe cose che mi hanno cambiato la vita”. Per questo ha boicottato il torneo, uno dei più importanti in calendario, fino al 2015.
Il razzismo, scriveva Ashe nel suo libro di memorie 'Days of Grace', “crea intolleranza nelle persone che lo subiscono. Il razzismo genera una condizione per cui lo stare sulla difensiva diventa una risposta istintiva”. Una risposta così l'abbiamo vista in tutta evidenza durante la finale persa allo US Open 2018 contro Naomi Osaka. Quando l'arbitro Ramos le toglie un punto per aver ricevuto un consiglio dal coach, non consentito negli Slam, è esplosa. "Non ho mai imbrogliato in vita mia, ho una figlia: mi devi delle scuse!“ ha urlato. La protesta è andata avanti anche al successivo cambio campo. "Stai attaccando il mio carattere dicendo che ho imbrogliato, sei un bugiardo, non mi arbitrerai mai più". Inevitabile la nuova sanzione e il game perso 'a tavolino'. “Mi è successo troppe volte questo, non è giusto" si è sfogata con il supervisor.
"Immaginate quanta rabbia ha dovuto ingoiare, quanto pregiudizio ha affrontato, quanta misoginia scoperta, coperta, quante insinuazioni - scriveva Andy Bull sul Guardian nel 2020 -. E' nel modo in cui la gente ha sminuito la sua tecnica e la sua intelligenza, ha messo in discussione il suo impegno (...). E' nel modo in cui l'hanno stereotipata, hanno denigrato il suo look, deriso la sua bellezza". E' in commenti come quello del Daily Telegraph che una volta scrisse: "I suoi seni votano in uno Stato diverso dal resto del suo corpo".
Serena ha sempre saputo e combattuto tutto questo, per sé, per le altre giocatrici, per il pubblico, per chi la considera un punto di riferimento. "E' più facile battere il record di Slam che rompere i cicli di povertà, discriminazione e sessismo" ha detto nel 2018. Ma non ha smesso di provarci, di inseguire entrambi gli obiettivi. L'ha fatto anche da imprenditrice, scegliendo attentamente le start-up da finanziare attraverso il suo fondo, Serena Ventures, anche attraverso parametri come la politica di inclusione. Lo farà scrivendo libri per bambini, il primo uscirà nei prossimi mesi. Lo farà continuando ad essere Serena. Semplicemente un'icona.