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Campioni internazionali

Fallo per te stessa, Serena! - Video

Quello del record Slam di Margaret Court da sogno si è trasformato in un vero e proprio incubo per la minore delle Williams sisters. Conquistare quel 24esimo trofeo Major è diventato davvero una “mission (im)possible”. Della maledizione Slam della statunitense si è parlato anche a “2020 Reloaded”, l’appuntamento delle 21 su SuperTennis

di | 09 dicembre 2020

Serena a Melbourne 2017 (foto Getty Images)

Serena a Melbourne 2017 (foto Getty Images)

Ha vinto tutto Serena. Come tennista, come donna, come madre. Eppure…. Eppure manca qualcosa, un ultimo trofeo da conquistare, un ultimo record da raggiungere, perché superarlo a questo punto sembra impossibile. Non stiamo parlando del Grande Slam: su quello Williams ci ha messo una pietra sopra (meglio: ce l’ha messa Roberta Vinci in quell’incredibile semifinale newyorkese di cinque anni fa…). Ma del 24esimo titolo Major, quello che manca per eguagliare Margaret Court (che poi i successi di Serena valgano molto, ma MOLTO, di più rispetto a quelli dell’australiana è tutta un’altra storia…).

Potrebbe sembrare quasi ridicolo usare il termine “maledizione” per una che di Slam ne ha già vinti 23 (7 Australian Open, 3 Roland Garros, 7 Wimbledon e 6 Us Open), ma come definire il fatto che nelle quattro finali giocate dopo il rientro dalla maternità - Wimbledon e Us Open 2018, Wimbledon e Us Open 2019 - non abbia conquistato nemmeno un set? Oltretutto non dando mai nemmeno l’impressione di poter lottare per la vittoria? E serve a poco che lei faccia spallucce quando viene tirato in ballo l’argomento… (della maledizione Slam di Serena si è parlato anche nella decima puntata di “2020 Reloaded”, alle 21 su SuperTennis).

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Il 2020, chiuso al numero 11 del ranking, non è stato particolarmente esaltante: Serena ha disputato solo 6 tornei (compresi i tre Slam) e la Fed Cup. Ha iniziato alla grandissima ad Auckland, dov’è tornata a vincere un titolo (il 73esimo su 98 finali disputate) dopo quasi tre anni, festeggiando con la piccola Olympia in braccio insieme al trofeo. E donando l’intero montepremi alle vittime degli incendi. Poi agli Australian Open si è fatta sorprendere dalla Wang al terzo turno.

Dopo il lockdown l’acuto della semifinale agli Us Open (stoppata dall’amica Azarenka) prima di chiudere con il forfait al secondo turno del Roland Garros per un infortunio al tendine d’Achille sinistro, già manifestatosi a New York. Il problema è che nel frattempo le primavere sono diventare 39 (è nata il 26 settembre 1981) e un torneo con 7 partite da vincere per conquistare il trofeo può diventare una montagna troppo difficile da scalare.

E’ considerata tra le 100 donne più influenti del secolo. E lo ha dimostrato anche a poche ore dall’annuncio dello stato di emergenza nazionale per la pandemia da Covid-19 negli Stati Uniti e dalla cancellazione a raffica dei grandi eventi del tour.

In un video postato su Instagram ha anticipato ai fan come sarebbe stata la sua vita durante il lockdown: “Trascorrerò le prossime sei settimane in solitudine. Farò la moglie, farò la mamma, cucinerò, farò le pulizie in casa, il cambio di stagione, farò maschere per il viso e seguirò tutorial per il trucco”. Una routine normale per una donna speciale.  

Serena Williams e famiglia con la bambola Qai Qai

“Do it for yourself”, fallo per te stessa. Non è solo lo slogan di uno dei tanti brand di cui la 39enne nata a Saginaw, in Michigan, è l’icona. Ma è un vero proprio mantra per colei che è - inutile stare a discutere - la più forte tennista di tutti i tempi.

E lo ha ulteriormente dimostrato una volta diventata madre, a settembre 2017, dopo un parto difficile e diverse complicazioni che l’hanno costretta a lungo letto. E’ rientrata nel circuito solo quando si è sentita se non al top almeno in una condizione accettabile, e non è stato affatto semplice. Con diverse delusioni da dover ingoiare. Ora deve ripeterselo quel mantra, per continuare ad inseguire il suo sogno. E deve farlo solo per sé stessa, perché non ha davvero più nulla da dimostrare.

La più forte di sempre. Sì perché se Serena sta bene non ce n’è per nessuna: nella sua bacheca ci sono ben 23 luccicanti trofei Slam a testimoniarlo.

Tre più di Federer e Nadal, tanto per fare paragoni. In campo femminile, però, non è ancora un primato assoluto: nella speciale classifica di tutti i tempi la Williams è preceduta infatti da Margareth Court (24). Ma non è detto che la situazione resti questa, visto quello che Serena pensa dei record: “Sono fatti per essere battuti. E’ per questo che gioco: per la storia e perché mi diverto”.

Serena Williams col trofeo degli Australian Open 2017 (foto Getty Images)

Venus, Richard e Serena Williams

Un carattere forgiato col tempo, fin da quando si allenava sui campi pubblici di Compton e papà Richard insegnava a lei e a Venus a diventare campionesse.

Anche per questo tutti si aspettano l’ennesimo trionfo, perché ogni volta Serena riesce a stupire. Ci sono 24 anni di carriera a raccontarlo. Tipo quando buttata giù dal trono mondiale dalla Kerber nel 2016, al termine di un altro Us Open da incubo, ha trovato la forza di rialzarsi e di tornare grande trionfando agli Australian Open 2017 battendo Venus, mentre era già alla settima settimana di gravidanza.

O come quando, dopo aver rischiato la vita per un’embolia polmonare, conseguenza ultima di uno stupido incidente al piede destro che l’aveva tenuta ferma per un anno, nel febbraio 2013 a 31 anni suonati (record) si era ripresa la leadership mondiale, grazie anche all’aiuto del coach francese Patrick Mouratoglou.

Auto-battezzatosi Dynamic Duo, il team formato da Serena Williams e Patrcik Mouratoglou rappresenta uno dei legami più longevi in quanto a rapporti atleta-coach nel tour Wta

O ancora quando dopo il ko rimediato da Roberta Vinci nelle semifinali di New York 2015, che le aveva spezzato il sogno Grand Slam, aveva dovuto aspettare mesi e mesi prima di tornare a vincere un torneo, guarda caso proprio a Roma. La Città Eterna occupa davvero un posto speciale nel cuore di Serena: qui a dicembre del 2016 c’è stata la romantica cena di fidanzamento con Alexis Ohanian (padre di Olympia), newyorkese di Brooklyn e milionario co-fondatore del social network Reddit, con il quale è poi convolata a nozze a novembre 2018.

Non è sicuramente perfetta Serena. Certe sue sfuriate sul campo sono passate alla storia: come quella contro la giudice di linea colpevole di averle chiamato un fallo di piede nella semifinale degli Us Open del 2009 con la Clijsters, o ancora quella contro il giudice di sedia Ramos reo di averla ammonita per “coaching” nella finale con la Osaka sempre a New York, nel 2018.

Ma ha imparato ad accettare con un sorriso (magari solo di facciata) le sconfitte, anche le più brucianti. Speriamo che la “maledizione del 24esimo Slam” possa essere spezzata, perché se lo merita.

“Sii coraggiosa, forte e umile”: 10 frasi motivanti della guerriera Serena

2020 RELOADED - GUARDA LA DECIMA PUNTATA:  Serena Williams e la maledizione Slam

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