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Campioni internazionali

Wawrinka ci riprova a 37 anni dopo tanti infortuni: “Ringrazio i Big 3!”

Il tre volte campione Slam, rientra dopo un anno e due operazioni ai piedi: “Sono di vincere un altro torneo e punto all’Olimpiade di Parigi 2024”

di | 07 marzo 2022

Chi l’ha visto? Un anno dopo l’ultima partita, persa d’acchito a Doha per 7-6 6-7 7-5 contro Lloyd Harris, Stan Wawrinka è riapparso pian pianino sotto i riflettori del tennis, prima in palestra, poi in allenamento sul campo e quindi alla redazione dell’Equipe, a Parigi, per svelare il suo sogno di tornare sul circuito ATP al Masters 100 di Montecarlo del 10-17 aprile quand’avrà compiuto 37 anni, dopo aver superato il calvario di “Stanimal” con due interventi chirurgici ad entrambe i piedi.

Parliamo di un autentico fenomeno perché lo svizzero dalla grande potenza, cresciuto nell’ombra di Re Federer, accanto al quale ha anche vinto l’oro olimpico in doppio, è l’unico che si sia concretamente opposto allo strapotere dei Fan Four (Federer, Nadal, Djokovic, Murray), fino al punto di spaccarsi le ginocchia (due operazioni al ginocchio sinistro nel 2017, dopo quella al destro di dieci anni prima) ma conquistando tre Slam diversi fra il 2014 e il 2016, nella collezione di 16 titoli ATP, arrivando anche al numero 3 del mondo.

COME UN CALCIATORE

Per recuperare al meglio dopo le operazioni di marzo e poi di giugno al tendine d’Achille e alla caviglia, per la delicata ed appropriata rieducazione, Stan si è affidato all’equipe sanitaria del PSG. “Da settembre ho trascorso 3/4 ore al giorno in sala pesi”. Finché il 5 gennaio ha cominciato la specifica preparazione tennistica vera e propria col fido Pierre Paganini (il super specialista di fiducia anche di Federer), solo il 4 febbraio ha ripreso in mano la racchetta e in questi giorni si sta allenando a fondo al Country Club di Montecarlo.

“Queste due settimane mi diranno a che punto sono esattamente. La classifica, dovrei rientrare come numero 20-25 del mondo, non sarà di certo un freno. So che nei primi tornei non potrò essere al 100%, ma arriverò a un punto in cui mi sentirò abbastanza bene fisicamente e tennisticamente da poter capire cosa mi manca in termini di punti, di set e di match. Non sarà grave se all’inizio perdo qualche partita”.

Il gioco di Wawrinka, dal servizio alla risposta

PRIGIONIERO DI UN SOGNO

Che cosa chiede ancora al tennis Stanimal a 37 anni? “Non ho fatto tutto quello che avrei voluto fare, e non volevo arrendermi a un infortunio. Torno per chiudere la carriera, ma non è detto che sarà nei prossimi sei mesi. Non torno quest’anno per dire addio. Il mio desiderio è quello di ritrovare delle emozioni, dentro di me sento ancora una fiamma che mi fa amare il tennis, il gioco, l’allenamento. Finché avrò tutto ciò voglio continuare ancora un po’ perché essere un giocatore di tennis è un’enorme occasione e non ho ancora chiuso il capitolo tennis, anche se sicuramente il livello che riuscirò ad esprimere influenzerà i prossimi anni: se resterà basso non proverò piacere”.

Il sogno vero è chiaro, anche se appare davvero come un chimera a 37 anni, dopo tanti problemi fisici e tanti stop dell’attività, peraltro per un atleta che punta molto sulla condizione fisica e che ha firmato l’ultimo urrà sull’ATP Tour a Ginevra 2017, in uno sport sempre più fisico: “Vorrei rivincere un torneo, non importa di che livello, prima di farmi male ne avevo le capacità. Sono ancora troppo lontano dal guardare anche oltre”.

Step by step ?????? #hardwork #TrustTheProcess #enjoy #Practice @danielvallverdu pic.twitter.com/bdVNl8gjCv

— Stanislas Wawrinka (@stanwawrinka) February 12, 2022

Del resto, l’età ha cambiato dimensione, nella vita come nello sport: “Quando hai vissuto certe emozioni per il 95% dei giocatori è difficile fermarsi, prima il limite era a 30, 32 anni massimo, ora è 35-36. E vedi Rafa a 35 e Novak a 34 che sono ancora al top della forma. Il limite non c’è più, finché hai voglia e io ho voglia, perché alla fin fine è sempre la testa che spinge il corpo, anche quando il corpo dice basta”.

IL PREZZO DA PAGARE

Wawrinka sa che il corpo, però, sconta gli sforzi, soprattutto a certi livelli.  “Andy (Murray) ed io abbiamo dovuto spingere talmente al limite il nostro corpo che poi all’improvviso le cose vanno male. Gli infortuni sono la cosa peggiore per un atleta, ma io sono super positivo sulla mia situazione. Anche se ho passato momenti duri, mi rivedo in lacrime, mi rivedo nei momenti di depressione: bisogna avere tanta pazienza, si passa per tanti momenti di dubbio, ho fatto il punto tante volte, ma poi mi sono sempre detto: “Aspetta prima di mollare e di ritirarti, sei ancora troppo lontano, non ti sei ripreso fisicamente. Perché prima ancora di pensare di rigiocare a tennis, dovevo essere in grado anche di riprendere a camminare”.

GLI ALLEATI

I ricordi hanno aiutato molto Stan nei momenti bui: “Mi piace ricordare che dal 2014 al 2017 sono stato quasi sempre nei primi 5 del mondo, pur con qualche caduta di rendimento”. Anche la difficolto della scalata è stata una spinta eccezionale: “Il mio sogno a 16-17 anni era di entrare fra i primi 100 dei professionisti, sarebbe significato che avrei potuto vivere di tennis, poi ho puntato a giocare i Majors, quindi a vincerli, sono andato sempre a strati, non mi sono mai posto dei limiti ma sono anche restato sempre legato al livello che avevo in quel momento”.

Qual è stato il Wawrinka più forte? “Quello della finale del Roland Garros 2015 o degli US Open 2016 perché a livello di colpi il suono della palla era diverso, giusto. Eppoi il Roland Garros è lo Slam numero 1, quello che guardavi da bambino alla tv: io sono svizzero ma la Francia fa parte della mia vita e sono nato tennisticamente sulla terra rossa, e i Giochi Olimpici a Parigi 2024 al Roland Garros possono essere un’altra grande motivazione”.

I MAGNIFICI TRE

Gli Slam e i Big 3 sono nella testa di Wawrinka. “Quando vinci uno Slam superi la normalità e quando ne vinci tre quando gli altri ne hanno 20, non c’è più normalità. Malgrado Federer, Nadal e Djokovic, io ho vinto tre Slam! Se rimpiango di aver giocato quando c’erano loro perché altrimenti avrei potuto vincere di più? Non c’è risposta, personalmente sono felice di aver giocato con questi grandi campioni. Grazie a loro ci sono state cose estremamente positive per il tennis: non sono mai stati un freno, piuttosto una motivazione e anche una occasione, di cercare di migliorare, se uno voleva superarli”. 

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Nadal è: “Non si può paragonare a nessun altro tennista. Star lontano per qualche mese e tornare poi al vertice fa quasi parte dalla routine della sua carriera. Lo fa così spesso! Ma che si ripeta, a quell’età, è davvero eccezionale”. Djokovic è: “Come tutti quelli che non si sono voluti vaccinare ha cercato un modo per esercitare comunque il suo mestiere. L’Australia gli ha dato un brutto colpo, è certo. Ma è un campione talmente grande e ha saputo venir fuori da tante situazioni difficili… Sono sicuro che tornerà ad alto livello”.

E Roger, il suo amico Roger? “Adesso come adesso è impossibile sapere che succederà di lui. Da quanto dice e da quanto fa vedere sembra troppo lontano per sapere lui stesso dove può arrivare: deve ancora riprendere la preparazione fisica. La cosa più importante non è sapere a che livello puoi arrivare quanto che fiamma hai ancora dentro per fare tutto quello che serve per spingerti al limite”.    

Bentornato, Stan.


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