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Campioni internazionali

Storia di Bia Haddad Maia, la Sharapova brasiliana

La brillantissima brasiliana protagonista degli ultimi tornei sull’erba, emerge da una esperienza travagliata, costellata da infortuni, problemi e anche uno stop all’antidoping

di | 21 giugno 2022

Beatriz Haddad Maia è nata a San Paolo del Brasile il 30 maggio 1996

Beatriz Haddad Maia è nata a San Paolo del Brasile il 30 maggio 1996 (Foto Getty Images)

Uno la vede giocare, libera e diversa, con servizio e diritto lungolinea che spaccano, alta, mancina, e corre subito alla bibbia delle tenniste per rispondere ai quesiti più impellenti: chi è, da dove viene, quanti anni ha, come mai si vede solo adesso? Così scopri che “Bia”, Beatriz Haddad Maia, che ha appena vinto due tornei di fila sull’erba, è brasiliana, ha 26 anni, ha radici libanesi e DNA da tennista da mamma e nonna.

Con le due finali di fila al Roland Garros juniores prometteva di essere una star, anzi, la prima vera grande star dopo la mitica Ester Bueno. Ma alcuni infortuni, alla spalla, al polso e anche altrove l’hanno frenata, poi, dal luglio 2019 è stata proprio fermata da un controllo antidoping per aver ingerito degli integratori vietati. Si è sempre dichiarata innocente, ma fra la sospensione di 10 mesi comminata dall’ITF, i 100mila dollari di premi confiscati, l’accusa di negligenza che comunque le pesava come una lettera scarlatta, e i mille problemi della Pandemia, il rientro alle gare è slittato da maggio a settembre 2020, quand’ha vinto subito il piccolo torneo di Montemor-o-Novo in Portogallo e tre altre tappe minori.

Ma non ha avuto il tempo di gioire che il destino le ha fatto un altro sgambetto: il problema a un dito della mano non era un problema comune era un encondroma, un tumore che coinvolge la cartilagine. Così, Beatriz è rientrata solo a Indian Wells dell’anno scorso dove, ripescata come lucky loser - finalmente ha avuto una mano dalla buona sorte - ha infilato Poderosa, Sherif e Karolina Pliskova, arrivando fino al quarto turno contro Kontaveit e rientrando d’un botto fra le top 100. Poi è rimasta tanto sul circuito ITF per ritrovarsi nei tornei da 60-80 mila dollari e ripresentarsi più sicura sul circuito WTA del 2022. Con 66 successi alle spalle e una nuova consapevolezza di sè, dopo essersi allenata duramente con l’Instituto Rede Tenis Brasil (IRTB), che le ha messo a disposizione il tecnico Rafael Paciaroni, lavorando a fondo sul piano mentale.

FAVOLA DOPPIO

Quest’anno, la brasiliana che non t’aspetti è partita quindi dalle qualificazioni dei tornei di prima fascia costruendosi pian piano una classifica credibile. La spinta più importante, però, gliel’ha data il doppio. Agli Australian Open aveva programmato di giocare insieme a Podoroska, che però s’è infortunata, ha contattato Ana Konjuh che nemmeno ha risposto e alla fine s’è accordata con Anna Danilina che aveva incontrato dieci anni prima in un torneo juniores ma, alla prima esperienza insieme, a Sydney si sono ritrovate solo il giorno prima della partita. Figurarsi le difficoltà, le preoccupazioni, le legittime ansie di un simile connubio così improvvisato. Che invece si è rivelato talmente giusto da portare entrambe al primo successo in torneo 500. E poi, sulle ali dell’entusiasmo a portare addirittura in finale agli Australian Open, battute dalla super coppia ceca Krejcikova-Siniakova, dopo però che Beatriz ha riscritto la storia del tennis brasiliano riportando una giocatrice di casa così lontano negli Slam dopo la leggendaria Maria Bueno e Claudia Monteiro, finalista al Roland Garros 1982 di doppio misto.

SCALATA 

Così, dopo essere passata dagli inferi della classifica al numero 40 del mondo di doppio, recuperando insieme fiducia ed attenzioni, denari e sicurezze, la Haddad Maya ha cominciato a volare anche in singolare. Sul cemento di Monterrey è arrivata ai quarti contro Leylah Fernandez, ha battuto la Sakkari a Miami, si è aggiudicata il torneo da 150mila dollari sulla terra di Saint Malo battendo in finale Blinkova (n. 135 del mondo) e poi ha perso in finale quello di Parigi contro Claire Liu (118), quindi s’è liberata di ogni zavorra, psico-fisica ed è esplosa conquistando l’erba, sbancando Nottingham, superando Sakkari, Martinkova e Riske e quindi anche Birmingham, piegando Kvitova, Giorgi, Halep e Zhang. Ma, soprattutto, scrivendo un’altra storia nella storia, non tennistica, ma umana.

AMICA ZHANG

Nella finale di Birmingham, molto travagliata perché la pioggia ha costretto le protagoniste a giocare due partite di domenica Beatriz si è ritrovato di fronte Zhang Shuai con la quale aveva appena vinto il torneo di doppio la settimana prima a Nottingham. E la cinese si è bloccata alla schiena e si è dovuta ritirare quando la brasiliana stava servendo per il primo set sul 5-4. Così Beatriz ha preso il microfono in campo, commossa: “Non posso dire abbastanza ... Ti meriti quello che hai avuto durante questa settimana. Ti stavi godendo ogni singolo giorno della scorsa settimana. Quando ci stavamo riscaldando, giocavamo in doppio, mi facevi sentire più forte. Mi hai mostrato, perché no?, che possiamo avere amici anche sul Tour. Sei un grande tennista e una persona speciale. Il tennis è qualcosa che passa ma il lato umano non sparisce mai, quindi congratulazioni per la persona che sei”.

NUOVA CARRIERA

La vita, tennistica, e anche umana ricomincia a 26 anni, da numero 29 del mondo per la mancina di San Paolo. “Per me è stato davvero un duro lavoro. Da junior ho avuto più infortuni. Già a 15 anni mi sono operata alla schiena, a 18 mi veniva fuori la spalla e poi ho avuto anche altri problemi… Ho avuto anche due interventi chirurgici. Così, la transizione per il professionismo è stata un po’ intensa. Mi sono fermata più e più volte”.

Ha avuto anche seri problemi economici, risolti dai programmi ITF: “Finalmente ho trovato modo di viaggiare con l’allenatore e il fisio nei tornei. E mi sono anche rilassata sul problema dei soldi, dopo un po’ non dovevo più dirmi continuamente: “Devi giocare dove puoi perché devi autofinanziarti”. Così mi sono rilassata e mi ha fatto bene al gioco, ma mi è successa quella storia degli integratori… Rieccomi”.

Alta, bella, bionda, l’avevano accomunata a Maria Sharapova, aveva le stigmate di Guga Kuerten, perché era passata per l’accademia di Florianopolis del mitico guru Larry Passos, oltre a tutti gli infortuni enunciati, nel 2013 aveva scoperto che i problemi alla spalla le venivano da tre ernie al disco, nel 2016 è caduta da sola in casa e si è rotta tre vertebre. Poi tutto il resto. Chissà che abbia pagato il suo conto col destino. Bentornata, Bia.


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