Chiudi
Sumit Nagal, 23enne numero 150 del mondo, è nei quarti a Buenos Aires (torneo su SuperTennis). Sfiderà Albert Ramos. Qui ha vinto il suo secondo Challenger nel 2019. Ammira Nadal, gli piace giocare sulla terra rossa. Ma il suo primo amore era il cricket
di Alessandro Mastroluca | 05 marzo 2021
Da junior, Sumit Nagal batteva futuri top-30 come Berrettini, Hurkacz, Shapovalov e Tiafoe. Ended junior career by winning 2015 Wimbledon boys' doubles title w/Ly.Campione a Wimbledon in doppio junior, l'indiano è cresciuto con una predilezione per la terra rossa. E per il Sudamerica. Mai entrato in top-100, ha raggiunto i quarti questa settimana all'ATP 250 di Buenos Aires dove due anni fa ha vinto il suo secondo titolo Challenger.
Nagal, numero 150 del ranking, ha vissuto il suo giorno di gloria allo US Open del 2019, quando riuscì a vincere un set contro Roger Federer al primo turno. Nessun indiano ci era mai più riuscito contro lo svizzero dopo Leander Paes nel 2000. Allora Federer era solo un teenager di belle speranze, Paes un simbolo del tennis nazionale.
Nagal ammira Federer al punto da non volerlo vedere come suo idolo o modello di riferimento. "E' semplicemente troppo bravo, se provi ad imitare quello che fa lui in campo, finisce che spacchi le racchette" ha detto.
Come ispirazione, nelle interviste recenti ai giornali indiani, ha indicato Rafa Nadal, per lo spirito e la tenacia. Nagal ha dovuto combattere più volte nella vita. Contro le discriminazione per il colore della pelle. Contro le malelingue che parlavano di una sua esclusione da un incontro di CoppaDavis per comportamento poco professionale quando era semplicemente infortunato. Ma soprattutto contro se stesso. Perché il suo vero amore, da bambino, non era il tennis ma il cricket.
Nato a Jhajjar, figlio di un insegnante, ha fatto subito i conti con la realtà. Suo padre gli fa capire che sarebbe stato meglio uno sport individuale. Con pochi soldi e nessun legame con il mondo del cricket, sarebbe stato impossibile realizzare il suo sogno nello sport più popolare in India. Inizia a giocare come può, con il padre. Ha otto anni, poteva sembrare tardi per cominciare. I Nagal conoscono poco di tennis, hanno mezzi limitati eppure la sua dedizione cresce. Per orgoglio e riconoscenza, intanto.
Poi succede qualcosa. Nel 2007, Mahesh Bhupathi stava scegliendo giocatori per la sua accademia a New Delhi. Prende coraggio, si avvicina al grande doppista e gli fa la domanda che cambierà la sua vita: "Signor Bhupathi, potrebbe dare un'occhiata al mio gioco?". Bhupathi lo osserva, e lo sceglie.
"Se non gli avessi fatto quella domanda, non sarei qui" ha detto allo US Open 2019, come riporta il sito dell'ATP. "I miei non avevano abbastanza soldi per supportarmi. Senza di lui, non avrei potuto giocare a tennis".
La chiusura del programma che lo sponsorizzava l'ha portato per quattro anni in Canada. "Ero in un'altra nazione dove non conoscevo nessuno a parte la famiglia che mi ospitava - ha scritto per Behind the Racquet -. Mi sentivo fuori dal mondo, non avevo amici. Giocavo a tennis o guardavo film. Mi sono chiesto tante volte se ne valeva la pena, visto che il mio amore era il cricket".
Non ci sono commenti