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Malgrado i 398 doppi falli stagionali, la bielorussa è entrata da 7 del mondo al Super8 di Forte Worth dove ha firmato subito un colpaccio col suo tennis di potenza battendo Ons Jabeur
di Vincenzo Martucci | 01 novembre 2022
Sorprese non sorprese. Fedele alla sua natura e alle abitudini degli anni recenti, il tennis donne ha subito regalato risultati diversi dal previsto nella passerella conclusiva delle WTA Finals di Fort Worth, abbattendo al primo ostacolo la numero 2 del mondo, Ons Jabeur, e la 3, Jessica Pegula. Che, con la formula dei gironi all’italiana, non è un fatto decisivo e consente anche una sconfitta senza pregiudicare l’accesso alle semifinali. Anzi, è probabile che sarà ancora così al termine delle 3 partite che promuovono le prime 2 di ciascun gruppo ma, ai primi fuochi, rilancia picchiatrici micidiali e incostanti come Aryna Sabalenka e Maria Sakkari nel segno del tennis di potenza che ha la meglio su varietà e tattica. Forti anche dei precedenti che, alla vigilia dei match in Texas, vedeva in vantaggio proprio la bielorussa 2-l, 7 WTA, e la greca, 5 del ranking, 3-2. Anche se il momento sembrava più favorevole alle giocatrici più costanti.
PRESSIONE
Il personaggio-simbolo dell’attaccante a perdifiato che non tira mai indietro il braccio è Sabalenka, ex numero 2, inciampata quest’anno nell’autogol del servizio e quindi dei doppi falli sistematici. Aryna, quando è calda è una furia, ed è particolarmente temibile proprio quand’è con le spalle al muro. Così dice il 3-6 7-6 7-5 con cui ha domato dopo due ore e mezza in Texas la giocoliera tunisina Jabeur, la finalista di Wimbledon e US Open al debutto nel Super8, strappandole la vittoria dalle mani sul 3-5 del tie-break del secondo set e sul 2-5 del terzo parziale. Inutile chiederle come e perché, è una giocatrice istintiva che vive di emozioni, di momenti: “Ho cercato di godermi ogni secondo, sto cercando di dare il meglio e vedere che cosa mi porta l’ultima settimana della stagione”. Inutile parlare di tattica e di colpi decisivi, Sabalenka è Sabalenka, una forza della natura: “Mi ripetevo: “Continua a provarci, provaci ancora, se vuole davvero vincere questa partita costringila a fare qualcosa di grande, non lasciargliela vincere facile. Così credo di averle messo un po’ più di pressione nei momenti chiave e sono riuscita a vincere”.
INCERTEZZA
Domani è un altro giorno, soprattutto per giocatrici così legate alle sensazioni. Stavolta, Sabalenka esordiva dopo 3 ko contro le top 10 e battendo Jabeur ha collezionato lo scalpo Doc numero 19, il primo sul cemento dalle WTA Finals di un anno fa, quando aveva battuto d’acchito Swiatek ma poi aveva perso contro Sakkari e Badosa.
Il tennis da e il tennis prende. La bell’atleta 24enne alta 1.82, che ha vinto 10 titoli WTA ma non ha mai abbattuto il tabù Slam, fermandosi sempre in semifinale (due volte quest’anno a Roland Garros e US Open), è abituata a combattere, come sottolinea il 27° match in tre set di questa stagione, più di tutte le avversarie, con un bilancio che dice tutto: 14 vittorie, 13 sconfitte.
TIGRE
“Quest’anno sono più una combattente che mai. Questa tigre che ho tatuata sulla pelle in fondo era solo un bel tatuaggio ma la mia è diventata un diverso tipo di lotta: ho combattuto davvero con me stessa e ho imparato molto sulla mia persona. La stagione è iniziata peggio che mai ma alla fine proprio perché sono riuscita a raddrizzarla e a qualificarmi alle Finals penso che sia stata la stagione migliore perché ho imparato molto, sono diventato ancora più forte, soprattutto mentalmente”.
Travolta dai doppi falli, stravolta psicologicamente dal nemico dentro di sè, pian pianino Aryna si è risollevata: “Tutte le migliori hanno sofferto ad inizio stagione, per questo non ho perso così tanto terreno in classifica”. Poi è intervenuto il sostegno tecnico-motivazionale dell’ex pro australiano Mark Philippoussis e quindi quello di un coach biomeccanico, Gavin MacMillan.
“Così, rientrare nella top 10 dopo un anno così difficile è qualcosa di incredibile. Sono davvero orgogliosa di me stessa, di come gestisco tutte queste sfide e sono orgogliosa del mio team che è stato sempre lì a supportarmi”. Di certo la tigre ha imparato a ruggire a se stessa: “Non so proprio cos’altro può succedermi, cosa può mettermi davvero sotto stress. Ovviamente, dopo averlo detto, qualcosa accadrà… Ma per favore Dio, dammi una mano, sono stata brava quest’anno a superare le mie sfide”.
AUTOIRONIA
Aryna che quando entra nel vortice dei doppi falli a raffica ride di sé, apertamente, sul campo, e scherza col pubblico, si auto-definisce “la regina dei doppi falli”. Forte di ben 398 suicidi dalla linea del servizio, nettamente prima nella classifica negativa davanti ad Ekaterina Alexandrova con 289. Ma è anche nona negli ace stagionali con 227. “Il vero miracolo di questa stagione WTA è che io sia rimasta fra le top 10 e gioco le Finals”. E poi parliamo di sorprese.