Lezione di tattica con Berrettini: "Perché lo slice mi aiuta"

L'importanza delle variazioni, la capacità di utilizzarle senza esagerare. Ne ha parlato Matteo Berrettini in una breve, ma illuminante, intervista su particolari dettagli tattici del suo tennis pubblicata all'interno di un video dell'ATP.

L'azzurro ha rivelato come le basi del suo tennis siano emerse molto presto. "Con il mio tecnico Vincenzo Santopadre, abbiamo capito subito che le mie armi migliori sarebbero stati il servizio e il diritto. A me piace giocare uno, due massimo tre colpi nello scambio e su quello lavoro anche in palestra. Mi piace essere esplosivo" ha detto.

Per raggiungere questo risultato, ha aggiunto Berrettini, tutte le componenti del lavoro di squadra che c'è dietro la carriera di un tennista devono andare di pari passo. "L'insieme deve essere coerente, il preparatore atletico e il coach devono parlarsi costantemente" ha sottolineato. Il lavoro atletico, infatti, da un lato deve portare alla massima efficienza la struttura fisica del giocatore e dall'altro a fornigli il motore necessario perché la macchina giri al massimo, in base alle sue caratteristiche e al suo stile.

Fino ai 17 anni lo stile di Berrettini era, appunto, tutto centrato sul servizio e il diritto. Solo allora, ha detto nell'intervista, "ho aggiunto lo slice. Mi sono fatto male al polso sinistro, per tre mesi non potevo colpire il rovescio a due mani. Ho iniziato a giocarlo in slice e l'ho sentito sempre più mio. Ho capito che nel circuito poi sarebbe potuto diventare un'arma per cambiare ritmo. Per me funziona molto bene, in particolare sull'erba". 

I vantaggi, ha analizzato l'unico italiano capace di concludere due stagioni consecutive tra i primi dieci del mondo nel ranking ATP, sono molteplici. "Quando giochi lo slice bene, l'avversario può rispondere sempre slice così hai più tempo per girare intorno alla palla, oppure devono mettere più spin. E questo vuol dire che la palla rimbalza più alta e ho più tempo per girare intorno al rovescio." 

Chiaramente, ha concluso, "come tutte le armi non devi usarla troppo. In fondo giochi contro i migliori del mondo e, se esageri, capiscono presto come neutralizzarla".