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Campioni internazionali

Massari: “Matteo si aiuta leggendo Hesse, ma la quarantena è dura”

Il preparatore mentale di Berrettini, Stefano Massari, ci illustra tutti i problemi degli atleti: “Ciascuno deve trovare il suo sistema per affrontare la situazione”

di | 19 gennaio 2021

Santopadre, Berrettini, Massari

Coach Santopadre, Berrettini e il mental coach Massari dopo la vittoria dell'ATP di Stoccarda nel 2019

Forse ATP e WTA imporranno un freno al “Grande Fratello” inscenato via web dai tennisti in quarantena per due settimane in Australia nella loro stanza d’albergo. Ma alcune immagini, come quella di Alex de Minaur vestito a puntino per una partita accucciato in attesa davanti alla porta chiusa è emblematica non solo della situazione dei semidei della racchetta ma di tutti noi umani al tempo del coronavirus. 

Stefano Massari, lei che come preparatore mentale si occupa specificatamente di Matteo Berrettini come giudica questo momento dei tennisti?

“Sicuramente stanno facendo una gran fatica, una fatica crescente, dopo un stagione conclusa senza pubblico, con meno tornei, tanta incertezza, tanti problemi di spostamenti, le bolle per evitare contagi, la nuova stagione parte con problematiche anche maggiori, con addirittura una sorta di reclusione forzata. Senza ovviamente dimenticare, anche perché sarebbe impossibile,  la situazione drammatica del mondo, di certo anche i tennisti non se la vedono bene”.

Stiamo parlando di ragazzi che sono abituati ad avere anche una intensa vita sociale, che sono abituati ad esprimersi davanti a un pubblico.

“Conosco tanti tennisti, sono tutti ragazzi che vivono la loro socialità e sicuramente stanno soffrendo molto la nuova condizione di chiusura. Questa realtà è complicata e più che mai ognuno di loro deve ricorrere alle proprie risorse per far fronte alle difficoltà”.

Quali risorse ha Berrettini?

“Ha tante qualità umane, più due libri. Il Lupo della Steppa di Hesse e Acab di Carlo Bonini. Il primo è un regalo della nonna ottantenne, Lucia, una donna intelligentissima, colta e una grande lettrice. Sono sicuro che da questo libro Matteo trarrà spunti molto interessanti. Il secondo gliel’ho regalato io, lui aveva visto il film e gli era piaciuto. Insomma, Matteo affronterà la quarantena leggendo e restando in contatto attraverso il cellulare, con le persone che sente e vede abitualmente”.

Un primo piano di Matteo Berrettini (foto Getty Images)

Come raggiungere equilibrio fra fare e non fare, con la prospettiva di uno Slam che parte l’8 febbraio?

“Sarà per tutti ancor più faticoso anche perché subito dopo devono giocare un torneo così importante, il primo Slam della stagione, e che quindi da questa stanza vanno poi a sfociare in un anno delicatissimo dopo il 2020”.

L’immagine di De Minaur è angosciosa, è l’emblema non solo del tennis ma anche di noi tutti.

“Penso ci colpisca tanto proprio perché è una metafora che si estende a tutti noi in attesa come lui davanti a una porta chiusa. Che vita sarà dopo un anno e mezzo/due di pandemia? Sicuramente saremo tutti cambiati ed è difficile che le cose tornino esattamente come prima. Come sarà è impossibile dirlo. Quel che è certo è che adesso è tutto statico, fermo, proprio come De Minaur davanti a quella porta”.

Un primo piano di Stefano Massari

Qual è il punto di equilibrio fra fare e non fare, fra mantenere una certa disciplina alimentare e fisica e invece lasciarsi un po’ andare per non accumulare altre tensioni?

“Ciascuno deve trovare il suo modo di affrontare questa situazione. Siamo stanchi e provati. Ma non c’è una ricetta che valga per tutti. Ognuno deve affidarsi alla conoscenza che ha di se stesso per sentirsi più a proprio agio possibile. Usando tuttavia un minimo di logica: certo un atleta deve tenersi allenato e porsi obiettivi quotidiani: comunque sia entro due settimane inizia una gara e anche una gara importante”. 

Il Covid-19 ha rivoluzionato tutte le nostre certezze anche in merito aa, globalizzazione.

“Sì, ora che ci siamo dentro, la globalizzazione sfuma un po', almeno sotto il profilo umano. Abbiamo un problema più comune, più globale che mai, eppure non possiamo aggrapparci a una soluzione - comunque faticosa - che aiuti tutti ad attraversare meglio questo periodo. Ciascuno deve cercare la propria, il proprio modo".

I tennisti che palleggiano in camera contro il muro, contro il materasso rovesciato, cercando di colpire suppellettili nella loro stanza o che corrono e fanno ginnastica, fanno pensare a una repressione violenta della loro fisicità. Sono sotto vuoto spinto. Come reagiranno quando apriranno il Vaso di Pandora?

“La gestione della rabbia è un tema di cui dobbiamo preoccuparci. I nostri figli e i nostri nipoti vedono peggiorare progressivamente le prospettive generali: economiche e sociali. E ora c’è anche questa incertezza legata al Covid. Non potersi esprimere col proprio corpo, com’è normale in questa fase della loro vita, può portare non solo alla rabbia, ma anche alla tristezza, alla chiusura, alla ricerca di strade che possono rivelarsi assai pericolose”.

Il nostro ragazzo - Matteo Berrettini - come sta vivendo questo momento?

“Dopo Antalya l’ho sentito bene, sereno e vivo. Il 2020 è stato un anno complicato per qualche problema fisico, per le inevitabili pressioni e per questioni organizzative. Matteo è un ragazzo molto intelligente e che dispone di grandi risorse interne, per cui sono molto fiducioso che troverà il modo per vivere al meglio un anno che comincia, per tutti, in modo ancora più difficile di quello appena finito”.

Stefano Massari, mental coach di Matteo Berrettini e altri tennisti

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