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Kokkinakis ha superato Rublev ed è tornato ai quarti ad Adelaide, sua città natale. Qui un anno fa conquistò il suo primo titolo ATP. Il padre ha elogiato le sue qualità umane, più delle doti tecniche.
di Alessandro Mastroluca | 11 gennaio 2023
Un anno fa, Thanasi Kokkinakis vinceva il suo primo titolo ATP ad Adelaide, dove è nato. Dodici mesi dopo, Kokkinakis festeggia la terza vittoria in carriera su un Top 10 e l'undicesima nelle ultime 13 partite giocate al Memorial Drive.
"A questo impianto sono legati i miei ricordi più belli" ha detto dopo il 64 36 63 su Andrey Rublev che lo proietta ai quarti di finale dell'Adelaide International 2. "Vincere il titolo l'anno scorso è stata una sensazione incredibile, è qualcosa che sogni fin da piccolo e riuscire a realizzarlo in questa atmosfera, davanti a voi, è pazzesco".
Tra i tifosi che lo stanno sostenendo e sospingendo questa settimana c'è un tifoso speciale, il padre Trevor (Tryfon). “Sono fiero dei suoi successi recenti ma soprattutto per la forza di carattere che ha dimostrato rimettendo in piedi la sua carriera" ha detto a The Greek Herald.
Thanasi, come il fratello Panagioti e la sorella Christina, sono cresciuti in una famiglia di origine greca. "Io e mia moglie [Voula] abbiamo cresciuto i nostri figli con i valori che ci hanno trasmesso i nostri genitori: rispetto, importanza della famiglia, amore reciproco. Siamo fieri della nostra eredità greca, e apprezziamo questa nazione che ci ha accettato, che ha dato una possibilità alle nostre famiglie" ha detto papà Thanasi.
Eppure questa storia, almeno dal punto di vista sportivo, avrebbe potuto andare in modo totalmente diverso. Kokkinakis, che da junior giocava alla pari con Alexander Zverev e Nick Kyrgios, il suo migliore amico nel circuito con cui ha trionfato in doppio all'Australian Open 2022 e debuttato alle Nitto ATP Finals, ricorda bene il momento più buio, dopo l'intervento alla spalla del 29 dicembre 2015.
Da allora fino a maggio 2017 ha giocato una sola partita in singolare, alle Olimpiadi di Rio del 2016. Rientrato a Lione, prima del Roland Garros, si è sentito come un pesce fuor d'acqua. "Ho detto al mio allenatore che il tennis non faceva più per me. Non ne avevo più, non mi sentivo bene - ha raccontato -. Almeno c'erano gli Slam, avrei potuto entrare con il ranking protetto. Così ho deciso che ci avrei provato, avrei guadagnato un po' di soldi. Poi, se non avessi avvertito sensazioni migliori, se non fossi tornato a divertirmi in campo, avrei smesso".
Da quel momento è cambiato tutto. Nel 2018, a Miami, da numero 175 del mondo, ha battuto Roger Federer, allora numero 1 del mondo. Un segnale, l'ennesimo, di una carriera di promesse tradite da un fisico allenato troppo duramente, troppo presto. Le tessere del mosaico si sono definitivamente incastrate solo nel 2022.
Dopo la semifinale dell'Adelaide International 1, Kokkinakis meditava di cancellarsi dal successivo ATP 250 nella sua città natale. "Volevo arrivare fresco all'Australian Open - spiegava l'anno scorso -, poi ho pensato che sarebbe stata comunque un'occasione per giocare un altro torneo del circuuto maggiore, e negli ultimi anni ne avevo giocati davvero pochi. Mi sono detto anche che era bello giocare in casa, ed è stata la migliore decisione che potessi prendere. E' iniziata così la settimana migliore della mia vita".
A win in front of your hometown crowd, does it get any better? ??
— Adelaide International (@AdelaideTennis) January 11, 2023
[WC] South Aussie @TKokkinakis ???? defeats the no. 1 seed Rublev in a three set battle for a quarterfinal position.
Final score: 6-4 6-3 6-3#AdelaideTennis pic.twitter.com/aGAhYG3k5M
Al Memorial Drive, durante l'Adelaide International 2, Kokkinakis superò in tre set John Isner e Marin Cilic, e in finale il francese Arthur Rinderknech. Vinse il suo primo titolo ATP, nella sua città natale, ed eguaglia il best ranking di numero 69 del mondo.
Una carriera così l'ha messo da subito sotto i riflettori. Ma questo, ha spiegato ancora suo padre, "non lo rende superiore a un operaio, o a chi lavora nei campi. Certo gli atleti hanno pressioni maggiori di tutti noi, devono avere un carattere forte ed essere modelli di riferimento". La sua più grande vittoria, ha ammesso Trevor, non è avere un figlio capace di giocare così bene a tennis. Ma vedere il suo Thanasi cresciuto come una persona "sincera, educata, rispettosa delle persone che gli stanno intorno".
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