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Il 5 giugno 1983 Yannick Noah batteva Mats Wilander in finale al Roland Garros. Il racconto dei giornali dell'epoca, la traccia attuale dell'ultimo trionfo francese in uno Slam in singolare maschile
di Alessandro Mastroluca | 05 giugno 2023
Un giorno che la Francia non può dimenticare. Il 5 giugno del 1983, esattamente quarant'anni fa, Yannick Noah batteva Mats Wilander 6-2 7-5 7-6 in finale al Roland Garros. Da allora nessun francese ha più vinto uno Slam in singolare maschile. Quel giorno c'erano 11 milioni di persone davanti alla televisione per celebrare un trionfo che è stato raccontato in molti modi, come hanno analizzato Stéphane Mourlane e Philippe Tétart nel 2016 in un bel saggio sulla rivista Hommes & migrations. L'elemento della gioia sportiva e i significati extra-sportivi si saldano nel titolo di Libération, il quotidiano di riferimento della sinistra francese, il giorno dopo il trionfo: "Noah is beautiful", che riecheggia il motto militante "Black is beautiful".
Noah, sottolineano gli autori dell'articolo, in quel 1983 è un eroe sportivo sempre più popolare, ospite nei programmi di prima serata sulla tv generalista. Nel raccontare la sua vittoria Daniel Bilalian, presentatore del canale Antenne 2 (l'equivalente della nostra Rai 2) commenta: "E' un trionfo che va oltre i confini dello sport". "La Francia deve battersi come Noah" dirà il Ministro dell’Economia e delle Finanze Jacques Delors quell'estate.
Rimane, però, nel racconto dell'epoca della sua vittoria una componente razziale. Noah non è solo un eroe sportivo, è un campione nero. Nel ritrarlo, un articolo del Nouvel Observateur dell'epoca esalta la sua danza "sensuale, felina e affascinante nelle arene del Bois de Boulogne". E L'Humanité, associandolo all'etichetta riservata già allora alla nazionale di calcio del Camerun, celebra "il Leone indomabile del Roland Garros". Poche settimane dopo Noah visiterà il Camerun, la nazione dove è nato il padre Zacharie.
Quel che è certo è che Noah allora non ha assunto il ruolo di campione simbolo dell'anti-razzismo nel tennis e nello sport. Nonostante la retorica roboante dell'epoca, il suo trionfo rimane un'impresa sportiva rimasta nella leggenda dello sport francese. Un ricordo a cui tornare con nostalgia, concludono Mourlane e Tétart, "per compensare l'assenza di modelli e di emozioni positive in una Francia ossessionata dall'idea del suo declino".
Ma in fondo un risultato dall'impatto simbolico minore di quanto si prevedeva. Si potrà dire lo stesso, sedici anni dopo, a proposito del trionfo ai Mondiali di calcio del 1998 della Francia "Black-Blanc-Beur", la nazionale multi-etnica di Thuram, Petit e Zidane. Una squadra simbolo di un'ideale di convivenza mai raggiunto una volta spente le luci della festa.
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