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Campioni internazionali

Zverev, tutte le ombre sul campione bello e "maledetto"

Due ex fidanzate, Brenda Patea incinta di suo figlio, e Olya Sharypova, lo tratteggiano come un ragazzo ossessionato dall'essere al centro dell'attenzione. "Se stai con un atleta, devi sottometterti" ha detto Brenda. Olya ha raccontato di violenze fisiche e psicologiche, che il tedesco ha negato. Sta giocando il suo miglior tennis, ma potrebbe non bastare ad evitarne le conseguenze

di | 08 novembre 2020

Una storia cupa, di orizzonti ristretti. Una storia piccola, ma non una piccola storia, purtroppo come tante e insieme come nessuna. Quella che tratteggia Olya Sharypova, ex fidanzata di Alexander Zverev, nella lunga intervista a Ben Rothenberg per il sito della rivista Racquet, è una relazione immatura, fragile, tossica. Una relazione da cui lei è uscita con molta fatica. 

L'intervista è uscita nei giorni in cui Zverev sta vivendo la parte migliore di una delle stagioni più continue della carriera. Ha raggiunto la prima finale Slam, ha vinto 21 delle ultime 23 partite, ha eliminato Rafa Nadal in semifinale a Parigi-Bercy. Sembra che riesca a chiudere le emozioni in un cassetto, a risultare più impenetrabile una volta in campo. Anche se solo l'anno scorso ripeteva quanto gli pesasse la causa con il suo ex agente Patricio Apey e quanto influisse sulle sue prestazioni negative. 

Anche a Parigi-Bercy hanno provato a chiedergli qualche commento, ma lui si è limitato a rimandare a un suo post sui social in cui ha sostenuto che nel lungo racconto di Olya ci siano solo falsità. 

La sua ex fidanzata lo tratteggia come un accentratore. "Mi diceva: io sono una persona di successo, ho guadagnato tanti soldi. Tu invece non sei nessuno". Olya, giovane tennista anche lei, ha conosciuto Sascha quando avevano 14 anni. Dal suo racconto, Zverev emerge come un accentratore, ossessionato dal desiderio di controllo.

Si lasciano e si riprendono per oltre un anno. Una volta, racconta Olya a Rothenberg, "ero a Mosca con degli amici e Sascha ha iniziato a chiamarmi. Gli ho risposto: 'Sono fuori con amici'. Lui mi ha detto: 'Tu devi parlare con me, io sono importante: non è vero che sono importante per te? Non mi ami?'". Una delle principali ragioni delle litigate, spiega, "è che non gli davo tutte le attenzioni che voleva".

Sono presupposti di storie fin troppo comuni, purtroppo. Sono piccole storie cupe, che spesso rimangono dentro le pareti delle case salvo diventare titoli di giornali per qualche giorno quando si arriva alla violenza ultima e definitiva. Ma dietro le infinite gradazioni dei comportamenti, le relazioni di questo genere hanno una base comune.

Se n'è molto discusso in Italia un paio di mesi fa, per le frasi di un concorrente del programma Temptation Island su Canale 5 che così raccontava la sua relazione con la fidanzata: "Le ho tolto tutto, le ho tolto i social la palestra, le amiche niente, non ha piu niente. Fortunatamente o sfortunatamente ho controllo sulla sua mente. Se lei decide di uscire con le amiche, per il fatto di essermi stato sottratto del tempo io la serata gliela distruggo!“. 

Stando al ritratto di Olya, Sascha viveva la relazione nello stesso identico modo. Quella di Olya, peraltro, non è nemmeno l'unica testimonianza in questo senso. Dice lo stesso anche Brenda Patea, incinta del figlio di Zverev, che però vuole crescerlo da sola. Non vuole i soldi del tedesco, ma non ha nessuna intenzione di vederlo accanto al bambino o alla bambina. "Abbiamo visioni diverse della vita" ha detto la modella. Quella di Zverev l'ha riassunta così: "Chi vive accanto a un atleta deve sottomettersi".

Se la storia finisse qui, Zverev si candiderebbe al ruolo di bello e dannato, di top player odiato del tennis del futuro, con l'aria strafottente di chi si può permettere di guardare una partita dello US Open a petto nudo su un lettino per massaggi nell'Arthur Ashe chiuso al pubblico per la pandemia. Non sarebbe di certo il primo, non sarebbe presumibilmente l'ultimo, a illudersi di essere il centro del mondo, a pensare che tutto debba ruotare intorno a lui. Tra l'altro, è stata questa una delle cose che ha rinfacciato a Ivan Lendl quando è stato suo coach: l'ha accusato di pensare solo alle sue partite di golf e al suo cane e non di riservargli abbastanza attenzioni. In quel periodo, secondo Lendl che ha interrotto la collaborazione a luglio 2019, Zverev non si impegnava abbastanza.

Ma fin qui è una questione che riguarda lui e lo specchio di casa, che gli restituisce l'immagine dell'unica compagna fedele con cui bisogna svegliarsi ogni mattina e fare i conti: la propria immagine riflessa.

ZVEREV, LE ACCUSE DI OLYA

Quella che Olya racconta nei dettagli, e che Zverev ha bollato come falsità senza scendere nei dettagli, è però una storia di violenza. Lui l'avrebbe accusata di essere "la ragione delle sue sconfitte". Lei sarebbe rimasta anche dopo le litigate, perché "lui si scusava, capiva di aver fatto qualcosa di sbagliato".

Il passaggio più cupo del racconto riguarda quello che sarebbe successo durante lo US Open del 2019 al Lotte New York Palace quando avrebbe provato a soffocarla e lei sarebbe scappata uscendo da una porta sul retro. Olya ha quindi scritto a un amico d’infanzia, Vasil Surduk, che si trovava in New Jersey, e presenta le richieste di aiuto che gli ha inviato. Surduk l'avrebbe ospitata, Zverev avrebbe iniziato a tempestarlo di chiamate e il giorno dopo, racconta, sarebbero tornati in albergo. Olga trova le sue cose sparse sul pavimento ma Sascha, racconta, ha trattenuto il passaporto di lei e i regali che le aveva fatto.

Rothenberg parla anche con Vasil e con la sua matrigna, che confessa di aver organizzato un incontro per farli rappacificare. "Abbiamo creduto a lui, la sua storia era così convincente. Mi sento maledettamente in colpa per non aver creduto ad Olga” racconta oggi. 

Sharypova gli offre un'altra chance. "L’ho davvero perdonato perché mi avevano convinta a farlo" ha detto. Ma durante la Laver Cup del 2019 a Ginevra, racconta lei, "per la prima volta mi ha dato un pugno in faccia". Dopo quell'episodio, Olya ha tentanto il suicidio attraverso iniezioni di insulina. "Quando è tornato io ero chiusa a chiave in bagno, ad aspettare che succedesse. Lui ha capito e ha iniziato a supplicarmi di aprire" ha raccontato. Verrà salvata grazie alla somministrazione di compresse di glucosio.

OLYA: "NON VOGLIO DENUNCIARLO"

Olya spiega che non ha intenzione di sporgere denuncia penale. "Non voglio dire che sia una cattiva persona" ha espresso in una dichiarazione alla CNN in risposta al post in cui Zverev la accusava di dire solo bugie. "Sto solo affermato che ha fatto una cosa terribile a me. Un gran numero di ragazze vengono trattate crudelmente, subiscono abusi e violenze da parte di uomini e non raccontano le loro storie a nessuno. Alcune hanno paura, altre convivono con tutto questo, altre semplicemente non possono parlare. Mi fa male che nel 21mo secolo non abbiamo ancora accettato che una donna è una persona e va rispettata, non trattata come un tappetino".

E su Instagram si è poi rivolta direttamente all'ex fidanzato. "Non so se il messaggio l'hai scritto tu o chi ti gestisce il profilo Instagram, ma non hai avuto ad oggi il coraggio di parlarmi direttamente. Perché io non sto mentendo e lo sappiamo tutti e due. Io non ho paura di dire la verità, e tu? Voglio mostrare a tutti gli uomini che si permettono di comportarsi male con le donne, che non siamo un accessorio, non siamo +1, non siamo bamboline, non potete fare tutto quello che volete".

Il gioco di Alex Zverev dalla A alla Z

Bela Anda, specialista in pubbliche relazioni che sta aiutando Zverev, contattato da Rothenberg, non è andato oltre la versione dei fatti del tedesco. "Si conoscono da quando erano bambini" dice, "si sono lasciati da molto. Zverev è dispiaciuto che la signora Sharypova continui a parlare in pubblico senza aver parlato con lui. Stiamo lavorando perché si raggiunga il ragionevole e rispettoso dialogo di cui Alexander ha parlato nel suo post". 

Cosa possa dirgli Zverev, ora che la storia è diventata pubblica, se non ci saranno sviluppi in tribunale, è al massimo intuibile. Ma una domanda verrebbe spontanea: cosa vorrebbe che Olya gli dicesse? Cosa pensa che abbia ancora da dirgli? E lo stesso varrebbe a proposito di Brenda e del bambino.

Comunque vada, anche in assenza di un procedimento, Zverev non potrà tenere questa intervista in uno scompartimento chiuso dell'esistenza. Perché potrebbe avere delle conseguenze, anche se non ci sarà un processo.

Intanto, Zverev ha scelto come manager Tony Godsick, lo stesso di Roger Federer, che organizza anche la Laver Cup. Lo svizzero, padre esemplare di quattro figli, vorrà ancora invitarlo alla competizione a squadre? Non solo. L'anno scorso, ha voluto proprio Zverev come partner di una serie di partite di esibizione da record. Uno contro l'altro, hanno giocato a Città del Messico la partita di tennis con il pubblico più numeroso di sempre. Se il tedesco restasse associato a questi comportamenti, Federer continuerebbe a volerlo come compagno di viaggio, affine all'immagine che porta nel mondo?

Svizzero è anche uno dei brand che ha stretto accordi di sponsorizzazione con Zverev, gli orologi di lusso Richard Mille. Gli stessi che indossa anche Rafa Nadal. Il tedesco è anche volto di Peugeot, che ha una lunga tradizione di sponsorizzazione con il Roland e con il circuito ATP come partner di diciannove tornei. Nell'identità e nella produzione della casa automobilistica francese c'è il valore della determinazione, della precisione, dell'eleganza associati allo sport. E insieme, c'è l'importanza dei legami di famiglia, dei ponti fra le generazioni.

Oltre a Head (per le racchette) e Adidas, Zverev è legato anche a Ermenegildo Zegna, riferimento italiano del lusso nella moda, che vuole essere riconosciuto come fedele ai principi del suo fondatore: fissare obiettivi a lungo termine, mantenere la proprietà in famiglia al fine di garantire continuità, e tenere fede a un solido impegno etico. Questi marchi continueranno ad associarsi a Zverev, se dovesse risultare lontano dai valori fondanti dell'identità del brand?

E poi c'è l'ATP che, di fronte alla richiesta precisa di Rothenberg in merito a un'eventuale indagine interna, si è limitata a rimandare il giornalista a una sezione del regolamento che obbliga i giocatori a tenere una condotta in linea con l'integrità del gioco.

Le violazioni indicate includono: attacchi irragionevoli o discriminatori verso una persona o un gruppo di persone, un torneo, uno sponsor, un giocatore, un arbitro, l'ATP (sono comunque consentite "espressioni responsabili di legittimo disaccordo con le politiche" della stessa ATP; comportamenti che danneggiano la reputazione dello sport; un'imputazione o una condanna da parte di un tribunale civile o penale. Questi comportamenti possono essere puniti con una multa fino a centomila dollari e la sospensione fino a tre anni dai tornei del circuito ATP e dai Challenger. Di fronte a questo racconto, se ne risultasse provata la veridicità oltre ogni ragionevole dubbio, l'ATP riterrà la sua reputazione lesa? 

E' con tutto questo che prima o poi Zverev si troverà a fare i conti. E potrebbe rischiare di ritrovarsi, bello, ricco e vincente, come l'Abele di fronte al discorso di Caino nella versione molto poco biblica della storia di Davide van De Sfross: il fratello non lo uccide, nella canzone, ma usa un suo sistema di reagire al suo successo fastidioso. Un sistema "molto più bello" dice: "Tiri sö i me stràsc e voo via me / Te làssi che a giügà a tennis de par te".  "Tiro su i miei stracci e vado via / Ti lascio a giocare a tennis tutto solo".  Una soluzione messa in atto già da due (ex) fidanzate.

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