PARIGI - Il diavolo e l'acqua santa. Fabio Fognini e Andreas Seppi sono sempre stati agli antipodi: uno genio e sregolatezza, l'altro rigore e disciplina teutonica. Uno baciato dagli dei del tennis, l'altro lavoratore infaticabile. Da un lato il talento puro, un novello Dottor Jekyll e Mister Hyde della racchetta capace di tutto, nel bene e nel male: prendere o lasciare. Dall'altro la forza di sapersi migliorare giorno dopo giorno sul campo: sudore, concretezza, allenamento duro e risultati. Fabio l'istrione figlio del mare (è nato in Liguria ad Arma di Taggia), Andreas il freddo figlio della montagna (è altoatesino di Caldaro). Una sfilza di luoghi comuni, che tuttavia sintetizzano alla perfezione le diversità tra i due, tanto che in passato non si sono neppure troppo amati pur condividendo tante battaglie in Coppa Davis.
L'età (32 anni Fognini, 35 Seppi) e l'esperienza hanno smussato le piccole incomprensioni, i caratteri così distanti. Anche perché in comune hanno una carriera abbastanza simile, seppur costruita con mezzi differenti. Due percorsi che si sono incrociati sul campo già otto volte nel circuito maggiore: oggi al Roland Garros andrà in scena la nona puntata di un derby azzurro che li vede in perfetta parità: 4-4. Seppi ha vinto le prime quattro sfide, Fognini le altre quattro, l'ultima proprio sulla terra rossa parigina nel 2017 al secondo turno. Equilibrio pure nei challenger: un successo per parte, pari e patta.
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