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Gino De Martino, nobile romano, è stato il primo italiano a cimentarsi nei tornei del Grande Slam: era il 1911 e giocò a Wimbledon. Dopo di lui ecco il principe napoletano Carlo D’Avalos, il nobile genovese Mino Balbi di Robecco e il milanese Cesare Colombo per arrivare a Maud Rosenbaum e a Umberto Cuccioli
di Viviano Vespignani | 06 agosto 2019
Se però ci preme conoscere il primo italiano ‘tout court’ in lizza sui campi (in erba) del West Side Tennis Club di Forest Hills dobbiamo arrivare al 1937.
Qui entra in scena la straordinaria storia di un personaggio autentico, sportivo di razza, un uomo colto e dinamico che trasmetteva un umorismo travolgente e coinvolgente. Umberto Cuccioli. Figlio di un napoletano trapiantato a Bologna, era laureato in medicina e nelle classifiche nazionali veleggiava al vertice della seconda categoria.
A New York approfitterà delle neonate specializzazioni in chirurgia estetica per porre rimedio ad una vistosa malformazione al naso. Lui la definì cura estetica e, probabilmente, tale prospettiva costituì l’incentivo risolutivo a imbarcarsi sul famoso transatlantico Rex.
In America riuscì a vincere il torneo di Bretton Wodds, ma una settimana dopo a Forest Hills il canadese Clarence Jones lo superò per 63 64 36 63. Levò le tende? Nemmeno per sogno.
Restò sugli spalti sino all’ultimo giorno a scattare foto e a studiare un torneo che aveva molto da insegnarli e molti motivi per stupirlo.
Non ultimo, il sistema con cui ai cambi di campo era possibile dissetarsi: attingere acqua da una tinozza in legno tramite un mestolo preventivamente consegnato (pulitissimo) dagli organizzatori.
È il 26 giugno 1911. Un italiano debutta nel Grande Slam. Gino De Martino, nobile romano nato in una famiglia di straordinari ed eclettici campioni sportivi, decide in solitario di affrontare l’erba del The All England Lawn Tennis di Wimbledon.
Oggi il suo nome occupa la prima riga della lista degli autentici campioni che, storicamente, conta il tennis italiano. Allora godeva ottima considerazione anche a livello internazionale.
Non a caso De Martino fu il nostro pioniere per eccellenza ed è significativo che nel tennis trasfuse concetti decisamente all’avanguardia e che decise di costruire un campo da tennis nella corte del suo palazzo romano, a cavallo del 1892 quando, presumibilmente, nell’Italia intera esistevano si e no cento court.
A Wimbledon la sua avventura ebbe vita breve perché il britannico Augustur Hendricks lo superò all’esordio per 36 63 64 86.
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