Chiudi
Ospite graditissimo negli studi di SuperTennis, il giovane romano si è raccontato a cuore aperto. Da Federer a Nadal, dalla storica semifinale agli US Open all'amore...
di Luca Fiorino | 17 settembre 2019
È stato un percorso lungo e tortuoso a Flushing Meadows. Un cammino - ha spiegato a microfoni spenti l’azzurro - nel quale non sono affatto mancati gli ostacoli da superare. Il più ostico in assoluto quell’infortunio alla caviglia nel mese di luglio che lo ha tenuto fermo ai box per qualche settimana.
"Mi stavo riscaldando con Vincenzo Santopadre nel corso di un allenamento blando quando di punto in bianco mi si è girata la caviglia. Ho avuto fortunatamente quasi subito la forza di reagire. Mi sono rimboccato le maniche - prosegue Matteo - investendo tempo e tanto sudore pur di recuperare al meglio. Ho svolto un grandissimo lavoro di riabilitazione sebbene in testa sapevo che avrei dovuto saltare l’appuntamento di Gstaad (dove avrebbe dovuto difendere il titolo della passata stagione, ndr) e probabilmente anche Montreal. In realtà poi sono partito per il Canada ma non mi sentivo di giocare, mentre a Cincinnati le sensazioni erano migliori ma ancora non me la sentivo del tutto di scendere in campo. Non è stato un periodo semplice ma se mi volto indietro e guardo da dove sono partito sono fiero di me stesso".