Quando un ragazzo con queste potenzialità riesce ad ottenere presto ottimi risultati l’opinione pubblica si divide tra coloro che predicano calma e chi, invece, schiaccia subito il piede sull’acceleratore. Esiste, a tuo avviso, un punto di incontro tra questi modi di porsi?
“Vivere il circuito dall’interno facilita nel comprendere aspetti che da fuori sono piuttosto complessi. Può accadere che si vincano o perdono match incredibili, deludendo o sovvertendo i pronostici. La prestazione offerta da Sinner a Milano lascia credere che sia qualcosa di scontato che d’ora in avanti batta tennisti come Alex De Minaur, ma ovviamente non è così. Serve sempre misura nei giudizi e sta a noi atleti cercare di farci scalfire il meno possibile da voci e rumori, fa parte del nostro percorso di maturazione. Jannik è cresciuto in una famiglia ricca di valori, che ha fatto dell’umiltà e del lavoro un vero e proprio credo. La strada che farà sarà molto lunga e a mio avviso non si lascerà distrarre da ciò che va oltre il campo. Coloro che gli sono accanto vogliono il meglio per lui e lo aiuteranno come si deve”.
Non solo Sinner. Il 2019 è stato un grande anno per il tennis italiano, ricco di sorprese e conferme. Dall’exploit di Matteo Berrettini, ai traguardi importanti raggiunti da Sonego, Travaglia, Caruso e tanti altri. Anche per te sono arrivati quattro titoli ITF in poco tempo. Sta cambiando il vento?
“L’Italia sta attraversando un momento unico. Tanti ragazzi hanno raggiunto traguardi straordinari grazie al lavoro e ai sacrifici fatti nel tempo. Il cammino è arduo e ricco di insidie ma con costanza si può arrivare in alto. I loro risultati sono uno stimolo continuo per noi. Bisogna sempre sognare in grande”.
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