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I due azzurri, attesissimi a Melbourne , sono stati protagonisti del media day. Sono pronti ma non stressati: ”Un anno fa stavo giocando un future in Tunisia….”, ricorda Jannik. “Non sono venuto in Australia sentendomi obbligato a guadagnare posti in classifica” chiarisce il romano “Per come vivo il tennis, preferisco essere felice”
di Dario Castaldo, da Melbourne | 18 gennaio 2020
Il media day degli Australian Open scatta alle 10 di mattina e finisce oltre le 6 di sera. Per otto ore filate nella sala stampa di Melbourne Park si passano il testimone tutti i big, da Nadal a Federer, da Osaka a Kvitova. La vera novità del 2020, però, è che per la prima volta la main interview room si tinge di azzurro, con Jannik Sinner e Matteo Berrettini invitati a parlare alla stampa dallo scranno principale.
Il primo ad arrivare, attorno alle 5 del pomeriggio, è l’altoatesino, talmente fresco di Australia che a Melbourne non ha ancora visto nulla. Anzi, ha trascorso la sua prima giornata down under alla ricerca di un barbiere perché c’è da sfoltire la zazzera rossa in vista dello shoot fotografico dell’ATP. Ma anche perché ormai i riflettori della stampa e degli appassionati sono ormai puntati su di lui, anche a 16mila chilometri da casa: “Un anno fa stavo giocando un Futures in Tunisia adesso ho la possibilità per la prima volta di giocare uno Slam senza passare per le qualificazioni – dichiara il numero 79 del mondo – quindi ovviamente sono cambiate molte cose. Ma direi che sono cambiati più aspetti fuori dal campo che nel rettangolo di gioco, sul quale sono sempre lo stesso”.
Magari con qualche aspettativa in più anche da parte degli addetti ai lavori, i quali gli ricordano che gli ultimi due vincitori delle Next Gen Finals– Chung e Tsitsipas - poi sono arrivati in semifinale a Melbourne. “Lo so, ma non non mi pongo un obiettivo del genere. Tra l’altro loro erano più grandi me quando hanno vinto a Milano”. E poi lo stato di forma – il momentum – adesso come adesso non è ideale.
“La stagione non è iniziata come volevamo – ammette Jannik ricordando le sconfitte all’esordio a Canberra e ad Auckland – ma il progetto è talmente a lungo termine che l’obiettivo del 2020 è quello di disputare una sessantina di match. Mi servono partite – spiega Sinner - perché è solo in match ufficiali che riusciamo a individuare gli aspetti del mio gioco da limare, dal servizio al diritto, dai movimenti alle volée. Sono giovane, posso ancora migliorare su tutto e devo ancora capire tante cose”. In questo senso è stata utile anche la pausa invernale. “È stata una fortuna conoscere Maria Sharapova, dalla quale posso apprendere molto in termini di forza mentale e di capacità di dare sempre il 100%. Ma lei cerca anche di divertirsi, il che è molto importante per noi tennisti”.
A questo riguardo Sinner ammette di essere naturalmente ben predisposto: “Io non mi faccio mai problemi – se dall’altra parte della rete mi ritrovo un ragazzino di 15 anni sono comunque felice perché gioco a tennis. Ma qui a Melbourne mi sono allenato con i migliori, da Roger a Rafa, perché loro sono passati per quello che sto vivendo io e sanno consigliarmi. Poi da loro posso imparare come fare sempre le scelte giusta”.
Che nel caso del diciottenne Sinner significano anche dividere un alloggio col suo team, da Riccardo Piatti ad Andrea Volpini. “Preferisco la quiete di un appartamento alla confusione del circolo o di un hotel pieno di gente. Sono più felice così”.
Di felicità parla anche Matteo Berrettini, l’ultimo special guest di giornata nella sala stampa e l’ultimo a prestarsi alla sessione fotografica. Durante la off season il 23enne romano ha fatto un respiro – breve, guai a rilassarsi troppo a lungo - di essersi goduto i ricordi di un fantastico 2019 e di essere ripartito. “So che per alcuni mesi non ho molti punti in scadenza, ma non siamo venuti in Australia con l’aspettativa di guadagnare posizioni in classifica, perché non ho mai ragionato in questi termini. Anzi – spiega candidamente il numero 8 del mondo - per come vivo il tennis preferisco essere felice. Non vorrei mai svegliarmi la mattina e sentirmi obbligato a fare qualcosa. È questo atteggiamento che mi ha portato fin qui e mi piacerebbe continuare a vivere tutto in questo modo”.
Nessuna pressione addosso, insomma, né per via della condizione fisica non ancora ottimale, né per un tabellone invitante, né soprattutto per la nuova dimensione di big: “So di venire qui con delle aspettative diverse rispetto al passato, ma l’approccio al torneo rimane lo stesso di sempre. E poi il non avere mai vinto una partita in tabellone a Melbourne mi toglie anche qualche responsabilità”.
L’azzurro, che non gioca un match da fine novembre, tiene bene a mente la metafora del trattore – una vecchia immagine mutuata da coach Santopadre – e sa di dover passare sopra a tutte le difficoltà. “Se c’è una cosa che ho imparato dal 2019 è che la stagione è molto lunga e che il tempo per fare risultati non manca mai. Adesso è importante sentire che sto bene e che il livello è migliorato. Sono contento di essere qui sano, perché superare un infortunio non è mai semplice. Vi dico di più... l’infortunio ci ha permesso di lavorare su qualcosa a livello tecnico, perché non potevo muovermi tanto e quindi ci siamo concentrati su altri aspetti come la posizione e il baricentro sul rovescio. Insomma, sono contento che nonostante l’assenza forzata dai campi siano uscite fuori cose positive”.
E vai con un’altra immagine cara a Santopadre, quella del bicchiere mezzo pieno.
Infine Berrettini risponde a una domanda di rito sulle condizioni atmosferiche (“Io sono asmatico, quindi in teoria dovrei avere problemi, ma finora non ne ho sofferto. Non so se sia stato fortunato o se questo tipo di aria non condizioni la respirazione”) e un colpo vincente a chi gli chiede cosa si aspetti dal 2020, dopo esser passato nel 2019 dal numero 53 al numero 8. “Mi aspetto di scalare almeno altre 50 posizioni”