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Campioni nazionali

Atleti al tuo fianco: da Pericoli a Berrettini, il tennis dà l'esempio

Degli oltre 400 atleti di tante discipline che supportano l'associazione che aiuta i malati di tumore, guidata dal medico bresciano Alberto Tagliapietra, oltre 50 sono tennisti. Il perché è da ricercare nella sua passione per la racchetta, ma anche negli esordi di un percorso che si è fatto via via sempre più importante

09 agosto 2022

I primi sono stati, nel 2016, Lea Pericoli e Nicola Pietrangeli. Oggi, sei anni più tardi, 'Atleti al tuo fianco' è una realtà consolidata che sul tennis ha costruito l'avvenire della stessa associazione e di tante persone che sono state aiutate nel percorso – quanto mai difficile – di convivenza con il tumore. Un aiuto fatto di ascolto e di supporto, di vita quotidiana in un passaggio complicato dell'esistenza.

Tra gli oltre 400 sportivi che hanno dato la loro adesione al progetto passando per la ormai famosa foto a mani unite, il tennis fa la parte del leone: parliamo di oltre 50 racchette – italiane e non solo – che hanno deciso di appoggiare l'opera del medico-chirurgo bresciano Alberto Tagliapietra, in alcuni casi diventando partner regolari per diverse iniziative. Parliamo di top players attuali come Matteo Berrettini e Lorenzo Sonego, di coach come Corrado Barazzutti, Filippo Volandri, Diego Nargiso, Tathiana Garbin e Umberto Rianna, di grandi ex come Tommy Robredo e Paolo Lorenzi. Senza dimenticare altri campioni nostrani: Andreas Seppi, Marco Cecchinato, Stefano Travaglia, Salvatore Caruso e tanti altri.

Non è un caso, del resto, che 'Atleti al tuo fianco' fondi proprio sul tennis la propria creazione e la propria esistenza. Perché lo stesso Alberto Tagliapietra, originario di Montichiari e con una formazione specialistica in psico-oncologia, ha un passato da agonista e ha sempre visto nella sua disciplina preferita una metafora della vita.

Io sono prima di tutto un appassionato di tennis – spiega il medico-chirurgo bresciano – anche se poi cinque interventi alla gamba, al piatto tibiale, mi hanno un po' tagliato fuori. Sono il tipico giocatore della domenica, quello che festeggia quando arriva in quarta categoria...  Ma sono sempre stato appassionati dei risvolti emotivi dello sport e del tennis in particolare. Essere stato un tennista, seppur a un livello amatoriale, mi ha aiutato a capire certe dinamiche, ma ritrovo un principio che mi sta a cuore in ogni sport. Perché quando arriva da noi un atleta di livello, c'è sempre un percorso umano prima di quello sportivo”. 

Atleti al tuo fianco riesce a entrare capillarmente nelle famiglie delle persone che stanno affrontando il tumore, ma anche nelle strutture sportive, per educare giovani e grandi grazie all'esempio dei campioni. L'impegno è costante e duplice: portare elementi di vicinanza, portare il calore del mondo del tennis a chi soffre, ma anche portare a persone sane il messaggio dei loro idoli.

“Fare compagnia e tenere alto il morale – spiega ancora Tagliapietra – è estremamente importante. Lo è per entrambi gli attori coinvolti: chi supporta non si sente impotente, chi ha bisogno di aiuto si sente capito. Oltre al grande supporto delle singole iniziative, cerchiamo di fare in modo che la disponibilità degli atleti, attraverso piccole cose come testimonianze e foto, ci renda popolari e ci faccia conoscere. La nota positiva di questo mio percorso è che ho sempre trovato professionisti capaci di cogliere l'aspetto sociale di ciò che loro fanno sul campo. Noi andiamo a concretizzare questa cosa arrivando alle persone che ne hanno bisogno, e loro sono commoventi perché ci ringraziano per avergli dato questa opportunità”.

Il tennis è stato il primo sport, non solo per la passione del medico bresciano. “Ma anche perché – spiega direttamente lui – siamo partiti nel 2016 agli Internazionali di Roma con Nicola Pietrangeli e Lea Pericoli, due persone che peraltro hanno vissuto e superato il problema. Ci hanno sostenuto da subito invitandoci a raccontare, poi si è innestata una catena di solidarietà che ci ha portati dove siamo ora. Con il tennis, certo, ma anche con tante altre discipline, più di 30 ormai. Comprese quelle meno popolari in Italia come football americano (ad Ancona, ndr) o hockey su ghiaccio (a Varese, ndr). Quello di 'Atleti al tuo fianco' è diventato un messaggio universale di cui noi siamo molto orgogliosi”.

Nel 2016 era ancora tutto da scrivere, al punto che il progetto non era stato pensato per la forma che ha oggi. “L'idea era solo raccontare le emozioni della vita quotidiana col linguaggio dello sport, perché questo linguaggio è più accettato socialmente rispetto a quello dell'oncologia. L'obiettivo era superare la paura di avere paura, di soffrire e sentirsi impotenti”. 

L'interesse è stato così grande che nel 2018 è arrivato un salto di qualità a livello organizzativo: “Ci siamo detti che dovevamo entrare nelle società dilettantistiche una a una, e che così avremmo interessato in modo efficace ogni città e ogni paese, visto che ovunque esistono realtà che hanno bisogno di supporto. Spesso in medicina ci concentriamo sullo sconfiggere il cancro, ma magari ci dimentichiamo di quello che succede durante il percorso. Ci dimentichiamo di chiedere come stai oggi, cosa ti è accaduto?”.

Matteo Berrettini

E allora ecco che arriva lo sport, in soccorso. “Lo sportivo è felice di far uscire la sua storia umana, perché troppe volte nello sport sei un eroe e poi cadi, quindi la gente fa in fretta a dimenticarsi di te. E i percorsi umani che stanno dietro a chi è malato e poi guarisce, ugualmente ce li dimentichiamo. Per usare una metafora sportiva, partecipiamo poco a quello che accade negli spogliatoi. Abbiamo invece sempre la possibilità di tenere compagnia, di tenere alto il morale, di essere presenti al di là del risultato. Di dire 'io ci sono, ti ascolto'. Con 'Atleti al tuo fianco' vogliamo fare questo”.

Di campioni, a fianco dell'associazione, ne sono passati tanti. Con Matteo Berrettini che è tra i più attivi e tra coloro che più spesso partecipano alla vita dell'associazione stessa, anche organizzando dei piccoli eventi di beneficenza. “Matteo è ormai un nostro grande amico dal 2017. E poi c'è Lea Pericoli – chiude Tagliapietra – che resta uno dei miti della mia vita. Lo è poiché parla della sua vita e dei suoi problemi di salute con il più grande candore del mondo. Negli anni Settanta dire di avere il cancro era quasi scandaloso. Ma lei spiega che lo faceva sapere perché aveva paura, voleva sentire i tifosi vicini. In sostanza, una reazione che avremmo avuto tutti quanti. Poi lei è tornata, ha fatto capire che c'era una vita dopo la malattia, altrettanto di successo. È quello che vogliamo per chiunque, pur rispettando anche coloro che scelgono il silenzio”. 


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