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Campioni nazionali

Baby Cinà e il sogno di papà Francesco: vuoi vedere che…

Quando terminò la fruttuosa collaborazione con Roberta Vinci, Francesco Cinà disse che il suo ultimo desiderio professionale sarebbe stato portare in alto un giovane preso da bambino: “Se sarà mio figlio – aggiunse – meglio ancora”. Il progetto è sulla buona strada: il giovane ha appena vinto il primo titolo fra i pro e promette un gran bene

18 settembre 2024

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Al clima del circuito Federico Cinà ci si è abituato fin da piccolissimo, da quando insieme a mamma Susanna e alla sorella Giulia accompagnava papà Francesco nei tornei più importanti del mondo, quando il tecnico siciliano era il coach-mentore di Roberta Vinci. C’era in buona parte dei trionfi Slam in doppio ai tempi delle “Chichis”; era in tribuna con papà sull’Arthur Ashe Stadium di New York in occasione della storica vittoria della tarantina contro Serena Williams nella semifinale dello Us Open, così come in tantissime altre occasioni. Facile immaginare che un po’ di quel che sta succedendo oggi è partito da lì, da quelle emozioni tanto forti da lasciare il segno anche in un bambino di sette o otto anni.

Infatti, adesso il protagonista di famiglia non è più papà ma lui, con appiccicata da anni l’etichetta di predestinato sulla schiena e un percorso con la racchetta sin qui in linea con le aspettative, sue e di chi scommette sul suo futuro come il colosso IMG che ne cura già gli interessi commerciali. Perché nel frattempo il non più piccolo “Pallino” (come è sempre stato soprannominato) è diventato grande, e la scorsa settimana in Romania ha conquistato il suo primo titolo Itf fra i professionisti, vincendo il torneo da 15 mila dollari di Buzau.

Particolarità? Le due vittorie in rimonta, una per 7-6 al terzo al secondo turno e una per 7-5 al terzo in semifinale. A 17 anni non sono banali e anzi, rappresentano un bel modo per far mostrare come, insieme al tennis brillante (che non è una novità), ci sia già la capacità di lottare e non tremare quando conta.

Vinci ed Errani abbracciano Francesco Cinà dopo il successo a Wimbledon. Sullo sfondo (al centro) un piccolo Federico

Vinci ed Errani abbracciano Francesco Cinà dopo il successo a Wimbledon. Sullo sfondo (al centro) un piccolo Federico

Nel modo in cui baby Cinà sta muovendo i primi passi nel professionismo è impossibile non notare la mano esperta del padre-coach, che lo allena da sempre al Country Time Club di Palermo, all’interno del suo progetto Cinà Tennis Institute fondato una decina d’anni fa. Basta guardare come è stato gestito il primo punto ATP preso a 15 anni, nel 2022 ad Aprilia, al debutto assoluto fra i “pro”. Un’eccezione, inattesa, che è stata trattata come tale: lasciarsi prendere dall’entusiasmo sarebbe stato persino fisiologico, ma sbagliato. Così, il giovane palermitano ha proseguito regolarmente con l’attività giovanile, senza stravolgere i piani.

Azzeccate anche le scelte di programmazione più recenti: dopo il problema all’adduttore accusato a fine luglio con la maglia azzurra nella Summer Cup under 18, Cinà ha deciso di rinunciare allo Us Open juniores (dove arrivò in semifinale nel 2023, battuto da Joao Fonseca recente avversario dell’Italdavis a Bologna) per non bruciare le tappe. Si è preso il giusto tempo per riposare, si è allenato e al rientro ecco il successo in Romania, come premio alla pazienza in una stagione che l’aveva già visto perdere una finale Itf, ma anche fare esperienza a livello Challenger.

“Non mi sarei mai aspettato di vincere il titolo – ha detto il palermitano –, perché ero lontano dalle competizioni da diverse settimane a causa dell’infortunio. Nelle prime due partite non mi sono espresso al meglio, poi il mio livello è cresciuto. Sono felicissimo del primo titolo”.

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Grazie ai punti del suo primo titolo, il prossimo lunedì Cinà sarà fra i primi 750 giocatori della classifica ATP, niente male per un ragazzo di 17 anni che sta iniziando a fare sul serio solamente ora. Lo rivedremo in altri tornei ITF, ma anche a livello Challenger grazie a quattro wild card meritate coi risultati juniores del 2023, quando chiuse la stagione fra i primi 10 della classifica. Una chance in più per fare punti ed esperienza, in un momento storico nel quale – in Italia – emergere è un tantino più semplice. Perché la struttura è perfetta, ma anche perché i giovani possono lavorare lontano dai riflettori. Fino a qualche tempo fa uno come Cinà avrebbe avuto centinaia di oggi puntati addosso, mentre oggi la fame degli appassionati è saziata ad altissimi livelli, dunque non c’è (più) bisogno di affidarsi alle speranze per trovare soddisfazioni. Per chi deve sgomitare per farsi strada in mezzo ai grandi è un ottimo punto di partenza.

E poi Federico avrà sempre l’appoggio di papà, con lui nella trasferta rumena che prosegue questa settimana e pure la prossima, e ha già portato in dote un’altra vittoria all’esordio nell’appuntamento da 25 mila dollari di Satu Mare. I due sono legati da un rapporto che dimostra come le relazioni figlio giocatore-padre coach non debbano per forza sfociare in episodi alla Tsitsipas o Tomic, giusto per citarne due. Possono essere sane, funzionare e avverare sogni. Come quello di papà Cina: chiusa la splendida parentesi con la Vinci, raccontava che a livello professionale gliene fosse rimasto uno solo, ossia prendere un ragazzo da molto piccolo e riuscire a portarlo in alto. “Magari non fino a dove siamo arrivati con Roberta – diceva –, ma lì vicino. Se poi ci riuscissi con mio figlio Federico sarebbe ancora meglio”. All’epoca il piccolo aveva 10 anni e giocava per diletto, oggi ne ha 17 ed è tra i giovani più in vista al mondo. Il desiderio di papà è più vivo che mai.

Francesco Cinà e il figlio Federico col trofeo del torneo Itf vinto la scorsa settimana a Buzau

Francesco Cinà e il figlio Federico col trofeo del torneo Itf vinto la scorsa settimana a Buzau


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