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Campioni nazionali

Dalla Romagna con furore: Federico Bondioli, l’under 20 che sogna in grande

A tu per tu con la 19enne promessa che nel 2024 ha conquistato i primi titoli da pro e che, ad oggi, è il miglior under 20 azzurro nel ranking Atp. Un passato al Piatti Tennis Center, dove ha anche condiviso molte ore con Sinner (non solo giocando a tennis) e un presente allo Sporting Club Sassuolo, sua base per inseguire il sogno Slam

13 gennaio 2025

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Mancino, estroverso, dotato di una simpatia naturale che traspare già al primo incontro. Dall’alto del suo metro e 88 Federico Bondioli ha un sorriso senza filtri e guarda al futuro con fiducia. Soprattutto dopo un primo anno tra i “Pro” molto promettente che lo ha visto guadagnare 460 posizioni nel ranking Atp (oggi è n.521) e che gli regala il ruolo di miglior under 20 tra gli azzurri. Avanti, senza fretta, un passo alla volta: è questa la sua filosofia. Perché se il 2024 è stato un anno più che positivo, è chiaro che, come è normale, Federico ha bisogno di tempo per creare una sua identità che poi si rifletta anche sul campo.

Lo abbiamo raggiunto a Tirrenia, nel Centro di Preparazione Olimpica, dove da cinque settimane insieme a Giancarlo Palumbo (tecnico responsabile per gli under 20 della Fitp), sta ultimando la preparazione per la nuova stagione. Un lavoro di rifinitura che si aggiunge a quello quotidiano allo Sporting Club Sassuolo dove fa base insieme ai suoi coach di sempre, ereditati dall’esperienza al Piatti Tennis Center, Federico Buffagni e Francesco De Laurentiis, coadiuvati dal preparatore atletico Stefano Ramponi.

Federico, cominciamo proprio dall’attualità. È reduce dalla sua prima stagione tra i professionisti, anno in cui ha guadagnato 460 posizioni nel ranking Atp. Se dovesse fare un bilancio?
“È stato un grande anno, soprattutto nella seconda parte della stagione. I primi sei mesi invece mi sono serviti per ambientarmi. Adesso, fino a luglio ho pochi punti da difendere. Ho vinto il mio primo titolo Itf, poi ho vinto il mio primo match a livello Atp Challenger, ho giocato la prima finale in un Itf da 25 mila dollari. Verso la fine dell’attività juniores avevo già fatto un po’ di attività ‘pro’ ma senza la mentalità giusta per scalare il ranking perché il mio focus era tutto sui tornei giovanili. Una volta conclusa quell’esperienza mi sono concentrato solo sull’attività Itf e per salire in classifica c’è solo una ricetta: vincere partite”.

A luglio, in Serbia, all’M15 di Kursumlijska Banja, ha alzato la sua prima coppa da Pro. Come è andata?
“Non lo avrei mai detto ma è stata un’emozione forte. Venivo da un momento in cui non ero proprio in fiducia e poi la finale è stata durissima perché, avanti 3-1 nel terzo set, sono arrivati i crampi. Ho annullato un match point giocando uno smorzata con una gamba bloccata e poi ho vinto 7-6 facendo esclusivamente serve&volley. Da quel torneo sono tornato a casa con una consapevolezza nuova”.

A novembre si è ripetuto a Monastir, in Tunisia, vincendo il secondo M15.
“Dopo il primo turno non avevo buone sensazioni e parlando col mio allenatore pensavo avrei perso al secondo turno e invece poi sono arrivato fino in fondo. Curiosamente, in quello che reputo il mio miglior torneo del 2024, a Edgbaston in Inghilterra, la finale l’ho persa ma era un M25 di alto livello”.

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Ha avuto un’ottima carriera da Juniores, arrivando ad un passo dalla top 10 del ranking (n.12). Le è rimasto un po’ il rammarico di non averla ottenuta?
“La classifica in sé non mi interessa. Il mio obiettivo era di finire top 10 per poter usufruire delle 8 wild card nei tornei Atp Challenger. Ho avuto però l’opportunità di giocare le qualificazioni e anche questa è stata un’esperienza importante perché sono volato fino in Cina, dove ho giocato a Shenzen e Guangzhou”.

Proprio da under 18 ha sperimentato tutto il fascino degli Slam. Poterli giocare da ‘pro’ immagino sia uno dei suoi obiettivi.
“Proprio così. Giocare tutti e quattro gli Slam juniores è stato di grande ispirazione. Un antipasto da sogno che mi stimola a lavorare ogni giorno per arrivare a essere protagonista in futuro quando conterà. Mi sono innamorato soprattutto dell’Australian Open: a Melbourne è tutto al top”.

Allo Us Open juniores ha anche giocato una finale in doppio…
“Meglio non pensarci: partita persa con due match point a favore, finita 11/9 al terzo set”.

La differenza più evidente fra i tornei junior e gli ITF?
“Da juniores giocano tutti bene ma senza un’idea, invece negli Itf puoi incontrare professionisti che hanno tanti anni di esperienza e la partita non te la regalano mai”.

Quando è nata la sua passione per il tennis?
“Sono cresciuto a Ravenna al Circolo Tennis Dario Zavaglia e sono rimasto lì fino ai 12 anni. Mia mamma, Maria Adele, è maestra elementare ma la passione per la racchetta l’ho ereditata da mio padre Gianluca, che è stato un professionista di beach tennis, una disciplina che dalle mie parti, sulla riviera romagnola, è molto popolare. Dall’età di 5 anni avevo sempre con me la sua racchetta. Un giorno, durante un suo torneo al Foro Italico, ho provato il tennis ed è stato amore”.

Inutile dunque chiederle qual è il torneo dove vorrebbe fare il botto.
“Sì, il Foro Italico è nel mio cuore”.

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A proposito di crescita: su quali aspetti del suo gioco state lavorando maggiormente?
“Prevalentemente sugli appoggi nel diritto per potermi aprire il campo da quel lato, sfruttando il vantaggio del mio essere mancino. Il mio colpo naturale però è il rovescio, che gioco a due mani”.

Il suo ranking in doppio è migliore del singolare, 411 Atp, dove ha già vinto diversi tornei?
“Non è una priorità per me ma è una disciplina che mi diverte molto. Soprattutto lo gioco solo con compagni con cui mi sento a mio agio e devo confessare che mi riesce anche abbastanza facile: servo discretamente bene, amo rispondere e andare avanti. E poi, un mancino in doppio è tosto da brekkare (ride, ndr.)”.

I grandi risultati che sta ottenendo il movimento di punta italiano stanno facendo da traino anche a giocatori come lei che si sono affacciati da poco al circuito maggiore?
“Sì, soprattutto mi danno fiducia. Ci si sente in buone mani. Se ho qualche dubbio, basta guardare chi mi sta davanti per essere più sereni… la strada intrapresa è quella giusta. Ci tengo a citare Stefano Travaglia, un giocatore di grande esperienza, che negli ultimi mesi mi ha aiutato e con cui ho legato tanto. Mi sono anche allenato una settimana a casa sua, ad Ascoli Piceno”.

In passato ha avuto un’esperienza al Piatti Tennis Center negli anni in cui c’era anche Sinner. Ha potuto conoscerlo?
“Certo, mi sono allenato con lui per un paio di stagioni quando avevo 15, 16 anni. All’epoca giocavamo spesso a Fortnite dove, in coppia, sfidavamo avversari online nel periodo della quarantena. Ore e ore alla Playstation con sfide pazzesche. Ogni tanto ci sentiamo ancora, anche se in questi ultimi anni riuscire a raggiungerlo è diventato più complicato visti i risultati eccezionali che ha ottenuto. Umiltà, dedizione al lavoro, tutte doti straordinarie e che, per chi ha potuto vederlo da vicino, sono autentiche”.

Sente il peso di essere uno dei prospetti più interessanti del tennis azzurro?
“Sono sereno, la strada è lunga quindi pensiamo a fare un passo alla volta. Il 2025 sarà un anno importante, certamente non facile. La scelta di fare una preparazione invernale così lunga è dettata proprio dalla volontà di farsi trovare pronti sia tennisticamente che fisicamente per affrontare le nuove sfide. Poi il tennis lo conosciamo: una settimana può cambiare tutto e prima o poi la tua chance arriva. Devi farti trovare pronto a coglierla”.

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Fuori dal tennis, dovesse raccontarsi come ragazzo?
“Espansivo, a volte anche troppo ma mi piace stare con le altre persone. Non amo la solitudine. Infatti qui a Tirrenia per me è durissima (ride, ndr.). Mi viene facile socializzare con tutti e sono molto amico di due colleghi: Carlo Alberto Caniato e Filippo Romano”.

Hobby?
“Golf. Ho avuto una relazione con una ragazza inglese che mi ha trasmesso questa passione. Non gioco spesso ma quando riesco amo andare subito in campo senza passare troppo tempo ad allenarmi. Magari dopo che avrò appeso la racchetta al chiodo…”.

Cosa prevede la sua programmazione nei prossimi mesi?
“Sabato 18 gennaio vado a giocare due 25K in Inghilterra, poi qualche altro Itf a Sharm el-Sheikh, dopodiché a marzo stavamo pensando di andare a giocare un Challenger e due Itf a Santo Domingo”.

Parliamo di obiettivi futuri. Quali sono quelli a breve termine e invece quelli con un orizzonte più ampio.
“Mi piacerebbe finire l’anno intorno ai 350-300 Atp. Ma l’obiettivo a cui aspiro è riuscire ad arrivare a giocare le qualificazioni Slam, magari già nei prossimi due anni”.

Il sogno?
“Non può che essere la top 10 ma la strada per arrivarci è lunga e durissima… anche se a pensarci bene, uno a cui chiedere qualche consiglio su come ci si arriva lo conosco”.

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