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Campioni nazionali

Fabio Fognini: "Il tennis di oggi non mi piace"

"Si vedono solo giocatori che sparano servizio e diritto. Non mi diverte" ha detto il ligure a Buenos Aires. "L'unico per cui pagherei il biglietto è Roger Federer"

di | 11 febbraio 2022

"Il tennis di oggi non mi piace. Quando smetterò, non lo guarderò". Prima dei quarti di finale all'Argentina Open di Buenos Aires, Fabio Fognini ha espresso la sua chiara posizione sullo stile di gioco dominante in questi anni. Il tennis in cui si risolve tutto in pochi colpi, il gioco che premia la potenza con il servizio e il primo colpo successivo, non lo diverte.

Il 34enne di Arma di Taggia, unico italiano ad aver vinto un Masters 1000 a Montecarlo 2019, difende lo stile di gioco della vecchia generazione. Gli piace di più chi punta sulla varietà, la creatività, la sensibilità, la completezza tecnica. 

"Devo essere onesto, il futuro che si presenta per questo sport non mi piace - ha spiegato -. Sarà che faccio parte di una generazione più vecchia, ma ormai vedi solo ragazzi che tirano 'bombe' di servizio e di diritto. Non mi diverte. Quando smetterò di giocare, non lo guarderò in televisione e non comprerò un biglietto per vedere uno spettacolo simile. Non credo ne valga la pena".

Sembra di ritrovare in parte le ragioni della protesta dei tifosi contro i grandi battitori della seconda metà degli anni Novanta: celebre la contestazione dei tifosi di Parigi Bercy che vinse la finale dell'edizione 1993 contro Andrei Medvedev in tre set con una media di due ace per turno di battuta.

Alla luce delle premesse, non stupisce che Fognini fa una sola, significativa, eccezione per Roger Federer. "E' l'unico per cui pagherei il biglietto - ha detto -. Spero che potremo vederlo in campo ancora, e come ai vecchi tempi. Lo adoro, fa sembrare tutto semplice ma non è così. Ma non so se avremo la possibilità di rivedere la sua versione migliore".

Fabio Fognini colpisce di rovescio (foto Getty Images)

Ancora assente per l'operazione al ginocchio, Federer non ha indicato tempi chiari per un possibile rientro in campo. Anzi, in una recente intervista ha lasciato intendere che il recupero procede più lentamente di quanto vorrebbe. Anche la sua presenza a Wimbledon, a un anno dalla sua ultima partita nel circuito persa contro Hubert Hurkacz, è attualmente in dubbio.

Fognini ha guidato la rinascita del tennis maschile italiano, che ha festeggiato l'anno scorso la prima stagione chiusa con due Top 10, Matteo Berretini e Jannik Sinner, la prima edizione italiana delle Nitto ATP Finals e, a causa dell'infortunio del romano, anche la prima con due azzurri in campo in singolare. Il ligure è rimasto un punto di riferimento per la squadra di Coppa Davis, che si è fermata ai quarti di finale contro la Croazia. Il doppio notturno contro la Colombia, in coppia con Sinner, a vittoria già acquisita, si è trasformato in uno dei momenti più rivelatori del nuovo approccio dell'altoatesino, meno freddo e distante anche nell'interazione con il pubblico.

Leader azzurro della nazionale, Fabio si gode le eccellenti prospettive del nostro tennis. "Abbiamo tutto per essere felici nei prossimi dieci anni - ha detto -. Io voglio ancora giocare in Coppa Davis ma non so se sarò ancora utile. Abbiamo due Top 10 adesso, io a maggio compirò 35 anni. Vedremo come sto, cercherò di lottare fino alla fine".

Fognini, che a Buenos Aires insegue il ventesimo titolo in carriera, ha risposto con la sua abituale schiettezza anche a una domanda sull'espulsione di Novak Djokovic. I due sono amici da tempo. "Sei il giocatore che più mi piacerebbe allenare" disse Djokovic nel 2020, nel corso di una simpatica diretta Instagram in italiano sui suoi profili social. 

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"Nole è sempre stato diverso in tutte le sue scelte, dall’alimentazione alle frequentazioni, ha sempre preso decisioni molto personali, appoggiate dalla moglie Jelena, sempre al suo fianco" ha raccontato Flavia Pennetta, moglie dell'ex numero 1 azzurro, al Corriere della Sera. 

Quanto successo a Djokovic in Australia, ha commentato Fognini a Buenos Aires, "è stato assurdo. L'ho chiamato quando l'hanno espulso dall'Australia. E' stato tutto molto triste, si è parlato più di quello che del tennis in un torneo dello Slam".

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