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Campioni nazionali

Vavassori, il tennis è una questione di famiglia

La prima vittoria insieme, nel circuito pro, per Andrea Vavassori - 27 anni - e il fratello minore Matteo, 18 anni. A seguirli c'è papà Davide, una garanzia in campo e fuori. Con lo studio come regola e l'umiltà come dote naturale, entrambi puntano a migliorare ancora

15 novembre 2022

Andrea Vavassori (foto Milesi)

Andrea Vavassori (foto Milesi)

In fondo è tutta una questione di famiglia. Andrea Vavassori, Matteo Vavassori e Davide Vavassori sono rispettivamente professionista, aspirante pro e coach. Ma sono soprattutto fratello maggiore, fratello minore e padre. Un legame forte, inscalfibile alla prova (difficile) di un rapporto su due binari, quello affettivo da un lato, quello professionale dall'altro.

“Siamo cresciuti così – spiega Andrea, 27 anni, sorriso timido e un'umiltà che si sente forte in ogni parola – e siamo abituati a separare i due settori. In campo a volte mi rendo conto di essere più ostico, poi fuori dal campo abbiamo un rapporto meraviglioso. Papà mi ha cresciuto mostrandomi i video di Pat Rafter, cercando di avviarmi a quel tipo di tennis. E io l'ho seguito, perché mi piaceva quel modello. A casa avevamo dei vecchi vhs che mettevamo a ripetizione per cercare di rubare qualche segreto degli attaccanti di quegli anni. Il resto è stato tanto lavoro”.

Andrea lo incontriamo a Bergamo, sede di uno dei Challenger nei quali è protagonista. In singolare (alla fine arriverà un quarto di finale) ma anche in doppio. Dove è arrivato il regalo più bello. “La prima partita vinta nel circuito pro insieme a mio fratello Matteo, 18 anni, è qualcosa di indescrivibile. Una gioia intensa, diversa dalle altre. Ancora di più se pensiamo al fatto che abbiamo vinto contro Dustin Brown e Szymon Walkow, coppia che vale i top 100. Nel momento decisivo, Matteo ha messo un passante di diritto incredibile, dimostrando qualità importanti. Sarà una partita che gli darà molta fiducia”.

La prima gioia in famiglia arriva in un momento felice, per Andrea, non lontano dai suoi sogni. “Il 2022 è stato positivo. Ho fatto passi avanti importanti in singolare e in doppio, mi sono reso conto delle mie possibilità. So anche di avere dei margini per migliorare e su quelli stiamo lavorando. L'importante è credere sempre in ciò che si fa”. Per aiutare nel percorso, tutta la famiglia Vavassori ha una regola ferrea: prima lo studio, poi il professionismo. È stato così per Andrea, è così anche per Matteo.

“Non è tanto per avere la certezza di un piano B – sottolinea il fratello maggiore – quanto per crescere come persone, per aprire la mente. Per non limitarsi al campo. Per me è fondamentale, non riesco a vedere l'esistenza solo attraverso gli occhi di un giocatore”. Gli fa eco papà Davide, che annuisce poco lontano da lui. “Il percorso che ho suggerito ai miei figli è quello che ritengo più corretto, ma per metterlo in pratica occorre dedizione al lavoro e umiltà, qualità che loro hanno sempre dimostrato di avere in abbondanza. Il nostro rapporto, in campo e fuori, è straordinario anche per questa ragione”.

Matteo è già rientrato in Piemonte, mentre Andrea e Davide si giocano le chance di agganciare la semifinale di Bergamo, poi mancata per una buona prestazione del portoghese Nuno Borges, avversario ostico a questo livello. “Lo abbiamo rispedito a Torino a studiare – sorride Andrea affettuoso come solo un fratello può essere – e ci siamo dati appuntamento al prossimo tentativo. Riuscire a giocare stabilmente nel circuito con lui è un sogno che porto con me e che mi dà una grande motivazione”.

Nel frattempo, mentre i fratelli Vavassori crescono come giocatori, papà cresce come coach. “Credo che lui possa avere una carriera brillante come allenatore – dice Andrea – anche al di là di noi due. Sta dimostrando di sapere costruire un percorso importante partendo dalle basi e arrivando al vertice, non ne vedo tanti altri come lui in giro”. Papà ringrazia ma resta ancorato alla famiglia. “Non potrei allenare altri che non siate voi – risponde sorridendo – e qui di lavoro da fare ce n'è ancora tanto”. Come a dire, niente distrazioni, che ci sono obiettivi a portata di mano in attesa di essere raggiunti. 

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