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Campioni nazionali

La nuova vita di Luca Vanni: la pazienza al servizio dei giovani

Per l'aretino, dopo il ritiro (a fine 2021), è arrivata la chiamata dal Piatti Tennis Center. "La mia - spiega - è stata una storia particolare nel tennis, penso di dovermi formare ancora molto nell'insegnamento ma le esperienze che ho vissuto mi aiuteranno a dare una mano ai ragazzi dentro e fuori del campo”

30 maggio 2023

Numero 100 Atp tondo tondo come best ranking, 21 tornei internazionali vinti, di cui 5 nel circuito Challenger. E alcuni exploit di rilievo, su tutti la finale dell'Atp di San Paolo del 2015, che a dire il vero ancora brucia, con quel 7-6 al terzo in favore di Pablo Cuevas. Luca Vanni, oggi, è un 37enne con la carriera da pro ormai alle spalle (ha giocato l'ultimo match a fine 2021 in un Challenger francese, a Roanne) e un'altra da coach appena cominciata. 

“Purtroppo – spiega, mentre guarda un match del Trofeo Bonfiglio – a una certa età bisogna tirare le somme. Ho smesso in sostanza per problemi fisici, ma già da qualche anno pensavo a un ipotetico futuro da coach. Poi è arrivata la chiamata dal Piatti Tennis Center e ho colto l'occasione per cominciare. La mia è stata una storia particolare nel tennis, penso di dovermi formare ancora molto nell'insegnamento ma le esperienze che ho vissuto mi aiuteranno a dare una mano ai ragazzi dentro e fuori del campo”.

Luca, aretino di quasi due metri, quattro main draw dei tornei dello Slam in carriera, è sempre stato fra i tennisti più amati dai colleghi. “Sono un tipo empatico sì, ma con i ragazzi è comunque difficile rapportarsi perché ragionano come ragazzi, altrimenti sarebbero già adulti... Cerco di aiutarli a maturare prima, che poi è la grande differenza tra quelli che perdono tempo e quelli che arrivano in alto in fretta, dandosi più chance di emergere. Tornassi indietro, saprei come affrontare al meglio i momenti delicati, ma dal mio passato di giocatore professionista posso avere forse più credibilità, spiegare che quegli errori che ho fatto io non vanno commessi”.

Per una carriera cominciata tardi e proseguita con diversi risultati importanti, potrebbe essere inevitabile parlare di rimpianti. Invece Vanni va in un'altra direzione. “Rimpianti veri non ne ho. Certo, avere la testa di una persona matura a 21 anni mi avrebbe permesso di usare meglio le mie risorse, ma il punto è che quando sei ragazzo vedi che nella clessidra c'è ancora tanta sabbia e pensi di avere tutto il tempo per cambiare le cose. Poi quando ti rendi conto che devi smettere capisci che potevi fare meglio. Vado orgoglioso di essere considerato come una persona che rispetta gli altri, che ha ottimi rapporti con tanti colleghi. Il ricordo più bello invece riguarda Roma: da quando avevo 9 anni e andai al Foro Italico per la prima volta, all'avere giocato sul Centrale nel 2015, contro Nico Almagro: emozioni indescrivibili”.

Ora, però, è tempo di pensare a far crescere gli altri. “Diciamo che mi sto laureando, sto studiando per diventare Maestro nazionale. È difficile perché è dura conciliare il lavoro con la formazione, bisogna ritagliarsi il tempo quando non si va in campo. Ma l'esperienza principale resta proprio quella fatta a contatto con il circuito”.

Una collaborazione, quella col Piatti Tennis Center, partita da una telefonata. “Mi ha chiamato Andrea Volpini, ho avuto un colloquio e abbiamo trovato un accordo per cominciare una collaborazione che non è ancora full time. Il fatto è che sono diventato papà di Giulia appena un anno e tre mesi fa, e andare via da casa per tanto tempo fin da subito non mi piaceva come idea. Viaggerò per 20-25 settimane, io vivo in Toscana, vicino ad Arezzo, e come primo anno mi pare un periodo corretto per conoscerci e capire come va. Vedremo poi se possibile di aumentare le settimane e trovare un'organizzazione per me e la mia famiglia”.

Italiani e stranieri, sono addirittura una decina i giovani accompagnati dai maestri del Piatti Tennis Center a Milano. “Siamo qui con tanti ragazzi, ne avevamo 10 tra main draw e qualificazioni, con tre maestri al seguito. Tra i nomi che seguiamo a Bordighera posso citare Manas Dhamne, Lorenzo Carboni, Lorenzo Ferri, Rocco Piatti. Puntiamo tanto su tutti, ma Manas è già conosciuto a livello internazionale, avendo giocato in main draw nell'Atp di Pune, casa sua. Cosa riuscirà a fare? Io a 18 anni giocavo i tornei delle Vallate Aretine e sono arrivato fra i top 100, altri che avevano grandi aspettative poi non si sono confermati. Dunque è difficile fare previsioni a lungo termine. Ma lui si impegna, apprende, cerca di mettere in pratica quello che gli viene detto, e io gli dico solo di continuare in questo modo. Anche perché parliamo davvero di un giovanissimo, nato a fine 2007. Ci vuole il tempo di attendere, ma non è un dettaglio banale. Anzi, nel tennis moderno è una difficoltà quella di volere tutto e subito, prima di rendersi conto che non è così che funziona”.

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