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Tra le novità più liete dell’Italia del tennis nel 2022 c’è sicuramente il nome della perugina Matilde Paoletti. 19 anni, classe 2003, Matilde è cresciuta sotto l’ala del coach Andrea Grasselli. Da qualche anno si è trasferita al Centro di Preparazione Olimpica di Formia
25 ottobre 2022
Tra le novità più liete dell’Italia del tennis nel 2022 c’è sicuramente il nome della perugina Matilde Paoletti. 19 anni, classe 2003, Matilde è cresciuta sotto l’ala del coach Andrea Grasselli, palleggiando contro il muro di casa e ammirando le gesta di Roger Federer in televisione. Da qualche anno si è trasferita al Centro di Preparazione Olimpica di Formia, dove a coordinare il grande lavoro di un team forte e compatto, per lei c’è Giovanni Paolisso. Lo abbiamo ascoltato in merito al percorso della sua allieva.
Lei per molti anni si è occupato principalmente di giovani. Cosa ha capito essere davvero importante prima di entrare nel mondo dei pro?
“Nel tempo ho ricoperto diversi incarichi. Ho iniziato a lavorare per la Federazione nel 2005, inizialmente come responsabile under 12. Poi sono passato all’under 14, quindi a coordinatore dell’under 16 insieme a Paolo Girella, quando è subentrato Michelangelo Dell’Edera all’interno del Settore Tecnico Nazionale. Quando ragazze e ragazzi sono così giovani occorre tenere molte cose in considerazione. Ciascuno di loro ha un proprio percorso, biologico e non solo, questo non lo dico io ma lo dicono i fatti. Ogni settimana ha grande importanza, sia quando si gioca che quando ci si allena, e bisogna stare attenti a non perdere mai di vista cosa conta davvero. Quando si compete così tanto, ad esempio, la prevenzione è fondamentale. Penso anche alla gestione delle partite, alla metabolizzazione di vittorie e sconfitte. Avere fretta può essere controproducente, spesso si arriva a giocare tantissime partite senza soffermarsi sui veri contenuti”.
Matilde Paoletti colpisce di diritto (foto Combi)
Quando è venuto in contatto per la prima volta con Matilde?
“Matilde l’ho conosciuta meglio nel momento in cui sono diventato responsabile under 14. In realtà già sapevo chi fosse, se ne parlava un gran bene da diverso tempo e il suo tennis si distingueva nettamente da quello delle sue coetanee dell’epoca. Ho iniziato a collaborare con il suo maestro storico dello Junior Tennis Perugia, Andrea Grasselli, preventivando per lei alcune esperienze a livello internazionale. Ricordo che andammo insieme a Stoccolma con Luca Nardi, Giorgio Tabacco e Lisa Pigato. In seguito è stato il direttore Vittorio Magnelli a propormi di allenare il gruppo dove era presente Matilde, al Centro Tecnico di Formia, nell’agosto del 2019”.
Ultimamente si parla molto della sinergia fra tecnici federali e coach privati come valore aggiunto per la crescita dei nostri ragazzi. Cosa pensa al riguardo?
“È un rapporto fondamentale, senza dubbio. Anche oggi io con Matilde svolgo un po’ il ruolo di coordinatore, ma conosco benissimo Grasselli e ho sempre rispettato a 360 gradi il suo ottimo lavoro. Andrea è una figura presente, così come lo sono Vittorio Magnelli e la capitana Tathiana Garbin. Facciamo tutti parte di un unico, grande ingranaggio. Un percorso così lungo, così importante, è giusto affrontarlo da squadra. Noi lo siamo e insieme è anche più facile riuscire a venire a capo di ogni genere di situazione. Il progetto è soltanto all’inizio ma continuiamo a lavorare insieme per crescere, giorno dopo giorno”.
L’attività juniores è una fase di transizione tanto delicata quanto fondamentale: che ricordi ha dell’esperienza vissuta a Wimbledon lo scorso anno?
“Matilde l’ha vissuta come una bambina che vive un sogno, è stato fantastico. La sua passione per questo sport è speciale e Wimbledon non può essere che un luogo incantato. Ha incontrato il suo idolo, Roger Federer, e ha capito come funzionano molte cose. Qualche problemino fisico di troppo ne ha compromesso le prestazioni, ma quel torneo ci è servito davvero tanto per entrare nel tennis che conta e per respirare aria di torneo vero in un periodo storico ancora caratterizzato dal Covid-19. È stato bello anche per me, il rapporto tra noi è diventato ancora più saldo”.
Quest’anno siete già riusciti a togliervi diverse soddisfazioni. Dal primo titolo a Verbier alla prima vittoria in un main draw WTA, sulla terra rossa di Parma. Come giudica questa stagione?
“Noi dobbiamo lavorare per obiettivi, il livello si alza di conseguenza. Purtroppo gli infortuni non ci hanno consentito di trovare la giusta continuità. Matilde ha disputato 3 tornei nel 2020, 7 nel 2021 e 13 nel 2022, con 31 partite giocate. I margini di miglioramento sono importanti ma non abbiamo mai avuto modo di fare una preparazione corretta. Il suo corpo è una macchina che va gestita in maniera parsimoniosa e la sua struttura fisica ne è la prima testimonianza. Palermo, Verbier e Parma non sono stati una sorpresa per me, li ho vissuti come un modo per mettere benzina nel motore in vista di tutto ciò che vogliamo fare. Dobbiamo continuare così e sperare di poter fare una off-season completa”.
Cosa si augura dal 2023?
“Affronteremo la stagione limando alcune cose, come la gestione dei momenti delicati dentro e fuori dal campo, e trovando continuità a livello fisico, ci piacerebbe partecipare a un primo Slam. Matilde ha fame di tennis e vivere i contesti dei ‘grandi’ significa crescere velocemente e crescere bene. Essere a contato con allenatori di alto livello, con professionisti di alto livello non potrà che farci bene”.