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Il friulano - trapiantato da tempo in Lombardia - sta vivendo il momento migliore della carriera, alla soglia dei 30 anni. Dopo diversi infortuni e una gestione del suo cammino sportivo non sempre facile, adesso i top 100 sono davvero alla portata di uno dei migliori rovesci del Tour
12 marzo 2023
Nel giro di una settimana, Riccardo Bonadio ha raggiunto i due traguardi più importanti della sua carriera. Lo scorso 20 febbraio il best ranking, numero 171 Atp. Sette giorni più tardi, il primo successo in un main draw del circuito maggiore, a Santiago del Cile contro il colombiano Daniel Elahi Galan. Il tutto, alla soglia dei 30 anni, 29 se vogliamo essere precisi. Riccardo a tennis ha sempre giocato bene, benissimo, con quel rovescio a una mano che può essere serenamente accostato ai migliori interpreti della specialità, senza dover essere accusati di fare del facile sensazionalismo. Il fatto è che il tennis è disciplina complessa, dove la bellezza non basta, non sempre almeno, e certamente non è sufficiente per costruirsi una carriera di alto livello.
Bonadio, friulano di San Vito al Tagliamento – profondo nord, a metà strada fra Venezia e la Slovenia – ha vissuto negli ultimi anni uno scatto in avanti deciso, quello inseguito a lungo in passato senza riuscire ad afferrarlo. Merito, in parte, della pausa del 2020, quando il covid aveva messo l'intero circuito in quarantena. Lui, Riccardo, ne ha approfittato per guardare meglio dentro a se stesso, per capire quali erano i margini di manovra in vista dell'attacco decisivo al suo sogno, quello dei top 100 Atp. La lettura dunque, prima di tutto: libri di ogni genere. E poi le scelte di vita, anche radicali, come quella di optare per la dieta vegana: “A me la carne piaceva – spiegava il friulano – ma dopo aver cambiato regime alimentare mi sono reso conto di non essermi mai sentito così bene in tutta la carriera. Fisicamente, sono diventato un altro giocatore”.
In quell'estate del ritorno, siamo ad agosto 2020, Riccardo partecipa – da protagonista – al banchetto allestito a Trieste per il battesimo Atp di Carlos Alcaraz, vincitore del suo primo Challenger, laddove per il friulano si trattava della prima finale. La coincidenza con l'esplosione del fenomeno iberico, tuttavia, non è (ancora) il lancio di una carriera diversa. Riccardo in seguito fatica a tenere quel ritmo, tanto da essere costretto a fare un passo indietro, verso quei tornei Itf (15 e 25 mila dollari) che pensava di aver lasciato definitivamente.
Per ritrovare una semifinale Challenger bisogna giungere dunque al 2022, in quel di Gran Canaria, terra. Poi ecco una finale a Bratislava, decisiva per il morale, malgrado ancora non arrivi quel titolo tanto inseguito. Nel frattempo il tennis del friulano è cresciuto al punto da non temere più nessuna superficie. Nato con aperture e schemi da terra battuta, Bonadio è oggi teoricamente un giocatore universale, come dimostrano le buone prove nelle qualificazioni di Wimbledon (secondo turno) e Us Open (terzo). Il punto centrale è solo uno: la continuità.
Trasferitosi da tempo in Lombardia, passato da Milano e ora stabilmente a Pavia (nel gruppo della Motonautica, con i coach Mattia Livraghi, Uros Vico e Marco Cassiani), Bonadio è partito forte in questo 2023: quarti e semifinale a Tenerife (cemento, appunto), poi quella vittoria su Galan che può davvero essere stata una svolta, mentalmente più che tecnicamente. Asciutto e pronto atleticamente come mai in passato, Riccardo si è lasciato alle spalle i problemi di una crescita complessa (infortuni compresi) e non vuole più perdere tempo. Dopo aver battuto Marco Cecchinato a Santiago, sponda Challenger, ha detto apertamente di aver disputato una delle migliori partite della carriera. Poi la fatica di tante giornate intense a un livello così alto si è fatta sentire, ma la sensazione è che adesso anche la testa sia pronta per alzare l'asticella.
Il ranking attuale dice 182, con la Race che posiziona l'azzurro a quota 135. Prima del mese di giugno, i punti in scadenza saranno soltanto 35, su 325 totali. C'è modo di crescere, dunque. E tanto. C'è modo di dimostrare che questo cammino tortuoso e un po' più lento del consueto non era frutto di inconsistenza, bensì di un progetto con basi solide proiettate sulla costruzione complessiva di un atleta capace, già da anni, di mettere in mostra un tennis abbagliante. Unire un fisico sano e una mente serena a una tecnica da predestinato potrebbe portare Riccardo a sperimentare un mondo nuovo. Quello che adesso, alla soglia dei 30 anni, si comincia a vedere davvero da molto vicino.