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Campioni nazionali

Vavassori, il doppista che sogna (anche) il singolare

Amico, oltre che compagno di doppio, di Lorenzo Sonego, Andrea è uno dei migliori doppisti d'Italia ma non ha ancora abbandonato l'idea di far bene pure in singolare. Sulla scia di altri personaggi importanti che in passato hanno fatto questo percorso

di | 13 aprile 2021

Andrea Vavassori Sardegna Open

Andrea Vavassori colpisce di diritto (foto Sposito)

Come nel cinema ci sono ottime spalle, attori non protagonisti che si prendono premi Oscar e che restano nella memoria più degli attori principali, anche il tennis ha i suoi numeri 2 che valgono quanto i numeri 1. Numeri 2 che magari in quella parte ci stanno pure a proprio agio, ma che sotto sotto mirano a fare un passo in più. Il doppio, in questo senso, è l'esempio più classico: dalla specialità di coppia sono partite spesso le carriere di personaggi importanti, inizialmente in fase di rodaggio con un compagno al fianco, poi liberi di sbocciare in solitudine.

Due esempi? Uno ce l'abbiamo in casa, si chiama Roberta Vinci e prima di arrivare tra le top 10 di singolare (con tanto di finale Slam – tutta italiana – agli Us Open) era già tra le migliori interpreti del doppio, specialità dove ha occupato a lungo la poltrona di numero 1. Tra gli stranieri, passando agli uomini, è nota la storia di Radek Stepanek, che a fare il singolarista (sul serio) ha cominciato piuttosto tardi, dopo essere stato spinto in quella direzione dall'ex numero 2 al mondo, il connazionale Petr Korda, che nel ruolo di doppista lo vedeva sprecato.

Andrea Vavassori esegue una volee (foto web Open Sud de France)

Oggi in Italia abbiamo una valanga di ottimi giocatori, abbiamo 10 top 100 e i migliori giovani del Tour. Ma abbiamo anche dei personaggi così, che per adesso stanno in seconda fila, ma aspettano l'occasione giusta per far esplodere appieno il loro potenziale. Tra loro, c'è un piemontese che proprio a Cagliari, lo scorso weekend, ha conquistato il suo primo titolo Atp. In doppio.

Lui è Andrea Vavassori e fino a oggi è conosciuto soprattutto per essere la spalla di Lorenzo Sonego: i due si conoscono da che erano bambini, sono nati entrambi nel 1995 (a sei giorni di distanza) e sono amici, oltre che colleghi. Un feeling che si avverte a ogni loro partita, e che poi produce risultati. Tanto che nella Race di doppio i due sono al quindicesimo posto, con la vista sulle Finals di Torino che si fa sempre più interessante.

Ma – ed eccoci al punto – Vavassori extra-doppio che giocatore è? Intanto, va detto che è un giocatore divertente, atipico se questo termine ha ancora un qualche significato nel momento in cui già parliamo di uno nei pressi della rete ci sta costruendo la propria carriera. Andrea va all'arrembaggio, più che all'attacco. Un po' come faceva Stepanek al tempo. Lo fa perché vede nell'attacco l'unica sua difesa al cospetto della regolarità e della solidità di tanti avversari nel Tour. Il suo best ranking recita 278, la sua posizione attuale è un po' più indietro, 330.

“Mio padre Davide – spiega Vavassori – aveva come punti di riferimento giocatori che facevano dell'attacco il pilastro del loro gioco: Pete Sampras e Pat Rafter. Partendo da quegli esempi, ha cercato da coach di farmi puntare su quell'approccio. Oggi i tempi, rispetto a 20-30 anni fa, sono cambiati radicalmente e le superfici in generale sono molto rallentate. Tuttavia, penso che il tipo di gioco che ho imparato sia ancora utile, perché in molti casi disorienta gli avversari”.

Andrea Vavassori in azione agli Assoluti di Todi (foto Sposito)

A inizio 2020, una bella semifinale Challenger a Bendigo (battendo, tra gli altri, anche l'ex top 30 Damir Dzumhur) aveva fatto sperare in un rapido cambio di marcia in singolare. Ma poco tempo dopo la pandemia è arrivata a sospendere tutto, compresa la scalata di Vavassori, che al rientro ha fatto più fatica, complice pure un problema al gomito che lo tormenta da tempo: una qualificazione a Todi e poco altro, da segnalare sul taccuino.

Ma in compenso una rapida scalata in doppio, proprio accanto all'amico di sempre: “Su Lorenzo metto la mano sul fuoco: non si ferma mai, a prescindere che giochi singolo o doppio, e senza fare calcoli sul risparmio di energie o cose del genere. Lui semplicemente va in campo per vincere in ogni occasione. Per quanto mi riguarda, credo che una specialità aiuti l'altra. Non vedo una distinzione così netta: se faccio progressi in doppio, sicuramente mi saranno utili anche in singolare”.

Questa settimana le strade di Vavassori e Sonego si separano, per forza di cose. Uno, Lorenzo, è impegnato nel 1000 di Monte-Carlo. L'altro, Andrea, torna a frequentare i Challenger, giocando a Belgrado in coppia con il tedesco Andre Begemann. Aspettando che arrivi il suo turno pure in singolare.

L'abbraccio fra Andrea Vavassori e Lorenzo Sonego dopo l'ultimo punto (foto Sposito)

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